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Stamattina, intorno alle 10, il consigliere di LiberaMe Alessandro Russo è sceso  in strada per vestire i panni del lavavetri per un giorno, in polemica con la recente ordinanza del sindaco sull’accattonaggio e il decoro urbano. Ne è seguita la risposta del sindaco, che ha invitato Russo a pagare la relativa multa.

Ha voluto protestare così il consigliere Russo, dopo giorni di furiose polemiche sull’ordinanza del sindaco, tacciata di ipocrisia. Russo, che ha poi devoluto i proventi dell’attività – 7 euro- a giovani migranti, ha scelto una risposta simbolica per opporvisi. È arrivata anche la controrisposta del sindaco De Luca che, ironizzando sulla vicenda, auspica che il senso delle istituzioni del consigliere  si concretizzi nel versamento spontaneo della multa per aver disatteso le prescrizioni dell’ordinanza.

Il problema di questa polemica, tra filisteismi di diverso segno politico, è il ridurre la questione povertà a fatto meramente estetico. Se da un lato, nascondere poveri e mendicanti, come se non si intonassero all’arredo urbano, non risolve il problema, dall’altro pensare di esibire la mendicanza come qualcosa di cui non vergognarsi, solo per continuare a lasciare i poveri sempre poveri, soffre della stessa ipocrisia. La sensibilità del consigliere Russo, rischia di trasformarsi in un simbolismo vuoto di contenuto, perché il problema resta intatto. Soprattutto se si tratta di una povertà vissuta subendola e non come scelta.

Continueremo a farne una questione di bello o brutto da vedere e continueremo a scegliere la via più comoda: discutere sul tappeto e lasciando là la polvere. Non importa se sopra o sotto.

Livia Di Vona