Condividi:

La giornata del Rifugiato è l’occasione di stringere la mano ai nostri fratelli venuti da lontano, costretti a lasciare le loro terre e a chiedere asilo qui da noi. Giovedì 25 Giugno si terrà presso il campetto di Piazza Delegazione a Milici una partita di calcetto fra i rifugiati dello Sprar e i ragazzi di Rodì Milici, occasione per stringere amicizia, solidarietà, farli sentire parte di un paese che non giudica diverso chi non è nato a Rodi . La partita è stata organizzata dal centro Sprar di Rodì Milici con il patrocinio dell’amministrazione comunale. L’amministrazione comunale ha aperto le porte ai rifugiati, non dimenticando che proprio Rodì è un popolo di tanti anziani che hanno lasciato questo amato paese per cercare fortuna e poi ritornare, pertanto “questo evento non può scivolare tacitamente in secondo piano, merita la giusta attenzione, deve servire da eco alla Comunità Europea, affinchè mandi più sovvenzioni, più aiuti ai comuni che accolgono questa iniziativa. Da troppo tempo il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero d’Europa che si è chiuso sulla vita di donne, bambini, uomini, spesso senza nome ed identità”, afferma Ilia Cicero” “Strutture come quella di Rodì sono l’esempio lampante che quando si mette in moto la macchina della solidarietà il nostro Paese riesce a mostrare il volto migliore, quella che ambisce all’integrazione intesa come aspirazione massima di un popolo che ha sofferto e che, ora, comprende la sofferenza. Il principio solidaristico è, appunto, l’anima di questi centri, che intendono essere una chiara risposta a coloro che si mostrano reticenti dinanzi alla possibilità di una compiuta integrazione: se i progetti sono sani e mirano alla tutela della persona nel rispetto reciproco delle culture, una società multietnica ben integrata è possibile ed è un valore aggiunto, per tutti e per ogni settore della vita pubblica. Il momento di congiuntura economica insieme ad esempi negativi di lucro sul tema migranti, di certo, non aiutano ed è facile cadere in una isterica caccia alle streghe: preoccupante è che, però, essa assuma la forma di una guerra fra poveri laddove aumenta l’insofferenza nei confronti di chi chiede aiuto, ceto di sofferenti indebitamente catalogati in due gruppi, italiani e non. Il richiamo di Papa Francesco mira in questa direzione: “Vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente”. La sofferenza è un cancro da debellare aldilà delle nazionalità ed è compito degli Stati garantire la tutela dei ceti più deboli, proprio per evitare sensazioni pericolose di abbandono che creano tensioni nel tessuto sociale. I poveri, i rifugiati, i disoccupati, i migranti sono anche responsabilità di un’Europa che senza solidarietà fra popoli rischia di soccombere: l’aiuto è un dovere universale.” Durante la stessa giornata interverranno la Coordinatrice del centro Tiziana Cardaci, l’assessore Cicero Ilia, inoltre le donne del centro Sprar cucineranno dei piatti tipici delle loro terre e li faranno assaggiare ai partecipanti .