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Il primo premio di questo Festival di Sanremo 2019 è stato assegnato alla coppia formata da Motta e Nada: la loro versione a due voci di “Dov’è l’Italia” ha vinto la gara dei “duetti”.

Un successo che ha del clamoroso e che è stato accolto dai sonori fischi  del pubblico presente all’Ariston, non d’accordo con il responso della Giuria di Qualità. Senza nulla togliere alla interpretazione dei due, abbiamo notato performance che ci erano apparse di maggiore qualità, basti citare il duo Bertè/Grandi, quello Ultimo/Moro, anche Cristicchi/Meta  o Silvestri/Agnelli. Se queste sono le premesse non osiamo pensare cosa possa succedere nella finalissima di stasera, dove continuano ad essere favoriti Ultimo, Irama e Simone Cristicchi insieme ai ragazzi de Il Volo, staremo a vedere.

Andiamo invece a raccontarvi quanto avvenuto ieri sera non prima di premettere che gli ascolti tengono bene superando addirittura quelli dello scorso anno. Inizio energico per la quarta serata del Festival di Sanremo con un Claudio Baglioni che canta la bellissima “Acqua dalla luna” in un elegante abito che sembra fatto di carta stagnola. Dopo la presentazione della Giuria di Qualità, presieduta dal grande Mauro Pagani, al via la giostra dei “duetti”. Si parte con la coppia Federica Carta e Shade che cantano insieme a Cristina D’Avena in lungo, cappello e scollatura vertiginosa ma con una voce che non lega molto con i due, impalpabile. Il brano di Motta con Nada acquista in personalità, mentre Irama perde leggermente in intensità con la pur brava ed elegante Noemi. Latita la melodia.

D’improvviso si materializza sul palco l’ospite d’onore della serata Luciano Ligabue, definito da Bisio “l’imperatore del rock”, che esegue “Luci d’America” tratto dal nuovo disco in uscita a marzo. Segue la sua celeberrima e trascinante “Urlando contro il cielo”. Infine si chiude questo spazio con il duetto Baglioni/Ligabue che interpretano “Dio è morto” omaggio al grande Francesco Guccini. Una esibizione che infiamma l’Ariston e fa spellare le mani al pubblico. Riprende la sfida dei duetti ed è il turno di Patty Pravo con Briga insieme al delicato Giovanni Caccamo, il pezzo non muta molto, ma acquista in dolcezza grazie al giovane ospite. Bellissimo invece il brano dei Negrita arricchito dalla voce di Enrico Ruggeri e dalla tromba di Roy Paci, apparso un fuoriclasse (domani si esibisce al Teatro Casalaina di Novara di Sicilia) . Il Volo rappresenta il trionfo della melodia ed è il caso di dire ‘finalmente’ e la presenza del violinista Alessandro Quarta dona brio al brano, del resto il bel canto li trascina.

Arisa con Tony Hadley e i Kataklò fa la sua figura, una delle voci più belle della musica italiana con il leader degli storici Spandau Ballet e i balli acrobatici dei Kataklò. Mahmood  con Gue Pequéño convince per sintonia fra i due interpreti, un tormentone eseguito da una voce originale e riconoscibile. Officina artistica per Ghemon – un look inqualificabile con camicia di forza – con l’autore Diodato e la band dei Calibro 35. Delicato brano per l’affascinante Francesco Renga con l’autore del pezzo Bungaro ed Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel è emozionante. Ultimo è quasi oscurato dalla grinta di Fabrizio Moro. Fra una canzone e l’altra  Claudio Bisio che cresce di sera in sera, parla di “ordine e potere”, insieme ad una intensa esibizione del vincitore di XFactor Anastasio, un dialogo padre/figlio che è una delle cose più belle del Festival. Nek esegue la versione acustica del suo brano insieme a Neri Marcorè, che recita da par suo facendo il controcanto. Ecco il secondo tormentone del festival, quello dei Boomdabash, arricchito dalla partecipazione di Rocco Hunt e dei i musici cantori di Milano e tutto l’Ariston si è sveglia battendo il ritmo con le mani.

The Zen Circus con Brunori SAS si confermano originalissimi nel loro rock trascinante mentre Paola Turci con Beppe Fiorello dona un tocco più teatrale alla sua canzone. Il duo Anna Tatangelo/Syria non incide nei confronti della versione originale mentre gli Ex-Otago con Jack Savoretti,  acquistano parecchio. Enrico Nigiotti veramente emozionante insieme al pianista Paolo Jannacci ed a Massimo Ottoni artista di “Sand Art”. Loredana Bertè con Irene Grandi mantiene l’energia della propria canzone migliorando nel complesso l’esecuzione (probabilmente meritava di vincere); a seguire il pezzo di un trio d’eccezione da brividi: Daniele Silvestri con Manuel Agnelli e Rancore, bravissimi. Einar con Biondo e Sergio Sylvestre non raggiungono la sufficienza mentre il brano di Simone Cristicchi si conferma con la presenza di un  grande Ermal Meta. Chiudono la serata Nino D’Angelo e Livio Cori con i Sottotono leggermente migliorati ed infine Achille Lauro con Morgan, due “scoppiati” che regalano comunque energia pop/rock.

Il finale a sorpresa descritto all’inizio chiude la puntata ed adesso siamo all’epilogo: stasera ci aspetta una grande finale con suspance ed ascolti che si prevedono molto alti. Il Paese per una sera/notte sarà molto musicale e, al di là dei tanti detrattori della manifestazione canora, si può affermare tranquillamente che Sanremo è lo specchio della nostra Italia, con tanti difetti e qualche pregio, Sanremo siamo tutti noi. In ottica positiva ci piace sottolineare come si siano creati attorno al festival dei veri e propri “gruppi di ascolto” sia nelle abitazioni che tramite i moderni mezzi di comunicazione ed i tanto vituperati social, che in questa circostanza ricoprono un ruolo sociale tutt’altro che negativo. Su un gruppo WhatsApp denominato “Ad Maiora Semper” un membro dichiara: “Questo gruppo ci ha fatto ritrovare dopo tanti anni con una maturità acquisita che ci sta rendendo più  affiatati di quanto non lo eravamo prima, ai tempi del liceo, anzi noto che nei nostri momenti più bui ci ritroviamo quasi per caso, a cercar conforto”. Sanremo unisce ancor di più poiché i membri di questo gruppo in occasione del festival si ritrovano quasi spalla a spalla, commentando, discutendo, confrontandosi e condividendo momenti di spensieratezza. Che potrebbero anche diventare un articolo…!

P. S. Un ringraziamento speciale ai miei ex compagni di liceo per aver contribuito a questo esperimento: scrivere un articolo in modo “comunitario”, con commenti ed opinioni di ciascuno di noi.