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Lo dice lo stesso Tullio Solenghi. “In oltre due anni di tournèe in tutta Italia questo Boccaccio, colto ed esilarante allo stesso tempo, ha divertito il pubblico di tantissimi teatri. E ancora altre repliche sono in programma. Sono particolarmente felice che possa incontrare e divertire anche gli spettatori del Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, dove torno con grande gioia”.

Sabato 18 novembre, il giorno in cui porterà in scena al “Mandanici” il suo “Decameron”, Solenghi ha in agenda un altro incontro speciale: nel foyer del “Mandanici”, alle ore 18:30, consegnerà infatti, insieme con il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto Roberto Materia e il direttore artistico Sergio Maifredi, gli attestati di partecipazione a Martina Genovese, Veronica Giambò, Dario Lombardo, Graziano Molino e Fabio Pirrotta, i giovani stagisti che hanno operato in assistenza alla regia de “Le parole volano”, spettacolo inaugurale della Stagione.
Poi, alle ore 21, Solenghi sarà sul palcoscenico del “Mandanici” per raccontare sei tra le novelle più amate e più conosciute di Boccaccio: Alibech, Peronella, Madonna Filippa, Chicchibio e la gru, Federigo degli Alberighi e Masetto da Laporecchio. Un “Decameron” che – come ricorda sorridendo Maifredi – è “praticamente cabaret, per il grado di divertimento che assicura, ed è, allo stesso tempo, un modo per celebrare l’attualità e l’universalità del grande racconto italiano disegnato da Boccaccio”.

Lo spettacolo è anche una sorta di dono del Teatro Pubblico Ligure al Teatro Mandanici, due strutture che hanno in comune il direttore artistico. Maifredi ha infatti individuato nel “Decameron”, che ha il patrocinio dell’Ente Nazionale Boccaccio e che arriverà a Barcellona Pozzo di Gotto senza costi a carico del Comune, l’evento capace di legare le sue due “case”, la Liguria e la Sicilia.

Con la regia dello stesso Maifredi, in collaborazione con Gian Luca Favetto, con Maurizio Fiorilla consulente letterario e Lucia Lombardo direttore di produzione, “Decameron” vedrà Solenghi interpretare la lingua originale di Giovanni Boccaccio rendendola accessibile e comprensibile “come fosse la lingua di un testo contemporaneo”.