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L’acquedotto di Furnari fa “acqua” da tutte le parti. Ormai sembra una maledizione quella che riguarda il servizio idrico del paese che, essendo in pessime condizioni, o necessita di continue riparazioni, oppure contiene acqua contaminata da batteri.

Questa è l’ultima comunicazione fatta dall’amministrazione comunale tramite la propria pagina ufficiale Facebook nella giornata di ieri. Con l’ordinanza n. 6, infatti, si fa “divieto dell’uso a scopi potabili dell’acqua dell’acquedotto comunale del solo centro abitato del paese con esclusione delle frazioni” consentendone l’utilizzo solo per fini igienici.

Una comunicazione che si va a sommare ad altre tre emesse dal Palazzo comunale solo nell’arco dell’ultima settimana, per avvisare i cittadini di guasti all’impianto idrico e al sistema di energia elettrica, che, a giorni alterni, hanno lasciato le tubature a secco. Quindi, o manca l’acqua, oppure, se c’è, non è utilizzabile. Una considerazione che amareggia molti cittadini ma che affligge anche il sindaco, l’avvocato Maurizio Crimi, che dal canto suo cerca di correre ai ripari riguardo ad una drastica realtà ereditata e presente da molti anni: “Ho emesso l’ordinanza di divieto dell’uso dell’acqua solo per precauzione – dichiara Crimi -. Oggi la situazione però non è così drastica visto che le analisi delle acque erano state fatte subito dopo la sostituzione delle sommesse sotterranee e non, come avviene di consueto, a distanza di giorni da qualsiasi intervento. In ogni caso, stiamo predisponendo ulteriori misure disinfettanti e a breve ripeteremo le analisi microbiologiche. Purtroppo – continua il sindaco -, a causa della vetusta rete idrica presente sul territorio, troppo spesso ci siamo dovuti occupare di riparare guasti improvvisi, sostenendo costi considerevoli proprio in un periodo in cui dobbiamo fare i conti con l’affidamento della rete idrica imposto dalla regione. Ciò comporta da una parte il sostenimento di spese eccessive che fra riparazioni, manutenzione e costi di energia elettrica ammontano a circa 600 mila euro annui, e dall’altra la mancanza di introiti visto che non possiamo applicare le tariffazioni per il servizio idrico di cui, invece, se ne dovrebbe occupare l’autorità d’ambito, ovvero l’ATI ( Assemblea Territoriale Idrica) di Messina, che non si è mai attivata. Così rischiamo il dissesto finanziario del comune. In ogni caso – conclude – presto dovrò ricevere qualche risposta dall’Assessorato Regionale a cui mi sono rivolto la settimana scorsa, nella speranza di ottenere rassicurazioni, altrimenti farò una conferenza stampa per comunicare ai cittadini la realtà che dovremmo affrontare”.

Pamela Arena