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In questi giorni si conclude il primo anno di attività della linea progettuale “Prevenzione
Gioco d’Azzardo Patologico” curata dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina e da una
“cordata” di enti del terzo settore messinese. Da dodici mesi quattro sportelli di ascolto,
dislocati in tutto il territorio provinciale, garantiscono accoglienza, ascolto e orientamento a
giocatori problematici e loro familiari. Lo scorso 12 Giugno, convocati dal direttore del
Distretto di Salute Mentale dell’ASP, dott. Giuseppe Rao, i referenti della linea progettuale
hanno stilato un primo bilancio delle attività degli sportelli. Luoghi che, nel tempo, hanno
preso la denominazione di “Antenne, contro l’azzardo”, proprio a rimarcare la funzione di
ricezione del fenomeno “azzardo” e di prossimità nei territori.
In quest’anno, a scendere in campo al fianco dell’Azienda Sanitaria sono stati diversi
enti del terzo settore messinese, molti dei quali storicamente impegnati nell’ambito delle
dipendenze patologiche: il Centro di Solidarietà “F.A.R.O.”, la cooperativa sociale “Santa
Maria della Strada”, l’associazione Le.Lat., la Fondazione Antiusura “Padre Pino
Puglisi”, l’associazione “Centro Studio Horus”. Partner del progetto è anche l’Arcidiocesi
di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela per il tramite della Caritas diocesana.
All’interno di ogni sportello è presente una équipe multidisciplinare composta da un
operatore all’ascolto (dedicato all’accoglienza degli utenti), da un case manager (impegnato
nel coinvolgere le realtà locali), da uno psicologo (impegnato nei colloqui motivazionali e di
orientamento del giocatore). Ogni sportello garantisce tre aperture settimanali ed offre una
prima assistenza telefonica (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12). Complessivamente sono
12 gli operatori degli sportelli, tutti afferenti al terzo settore messinese e coordinati dal dott.
Pietro Russo, responsabile della linea progettuale e direttore dell’Unità Operativa
Complessa “Dipendenze Patologiche” dell’azienda sanitaria. La medesima progettualità
prevede il coinvolgimento di ulteriore personale (un sociologo e tre medici psichiatri) per il
quale l’azienda sanitaria ha indetto al termine del 2024 una procedura selettiva, non ancora
ultimata.
In questi primi dodici mesi di attività la principale sfida è stata quella mossa al
cosiddetto “sommerso” ovvero all’ingente numero di giocatori problematici che non afferisce
ad alcun servizio. Basti pensare alle 145 persone ufficialmente prese in carico nel 2024 dai
Servizi per le Dipendenze della provincia messinese (0,02% della popolazione residente,
minori inclusi). Numeri evidentemente troppo distanti dal dato rilevato su base nazionale
dall’Istituto Superiore di Sanità che, con uno studio epidemiologico pubblicato nel 2019, ha
calcolato nel 3% della popolazione adulta (minori esclusi) la prevalenza di giocatori
problematici. In altri termini, sempre secondo stime approssimative ma verosimili, il numero
di giocatori problematici nella provincia messinese potrebbe essere anche 150 volte
superiore al numero dei giocatori che afferiscono ai Servizi per le Dipendenze dell’azienda
sanitaria.
Le “Antenne” con i loro punti di ascolto a Messina, Santa Teresa di Riva, Sant’Agata di
Militello e Milazzo hanno accolto 30 giocatori problematici e quasi 50 familiari. La maggiore
affluenza di giocatori (oltre il 50%) è stata registrata nello sportello di ascolto cittadino, dove
già prima dell’avvio del progetto venivano presi in carico giocatori patologici.
La già citata “sfida al sommerso” è basata soprattutto sul certosino lavoro di rete che
gli operatori, in particolare i case manager, hanno svolto con le amministrazioni locali e con i
vicariati facenti capo all’arcidiocesi. Con la stessa logica sono stati coinvolti i medici di
medicina generale e i farmacisti della provincia. L’assunto è che solo grazie al contributo
delle comunità locali, opportunamente informate e sensibilizzate, si possa raggiungere un
maggiore numero di giocatori problematici. In alcuni casi gli operatori hanno anche coinvolto
gli esercenti delle sale slot e sale scommesse.
Ulteriore dimensione della linea progettuale è stata la prevenzione, in particolare in
ambito scolastico. In forza di un protocollo d’intesa stipulato con Ufficio Scolastico Regionale
(Ufficio VII – Ambito Territoriale di Messina) gli operatori degli sportelli di ascolto sono entrati
in 16 istituti d’istruzione superiore, incontrando il corpo docente e coinvolgendo oltre 1700
studenti. Interventi di prevenzione universale basati prevalentemente sul lavoro con i
gruppi-classe e non su incontri assembleari, spesso troppo dispersivi. Gli operatori hanno
così potuto “scattare una foto” del fenomeno anche tra i banchi di scuola e raccogliere dati
che, all’inizio del prossimo anno scolastico, saranno oggetto di analisi e di riflessione da
parte degli enti coinvolti. Proprio dai ragazzi la denuncia di una quasi totale assenza di
controllo da parte degli adulti: i minori aprono conti di gioco con le carte di debito dei propri
genitori, accedono ai punti scommesse da accessi secondari e meno visibili, guardano il
calcio solo se possono scommettere, possono e sanno come giocare d’azzardo indisturbati
attraverso i loro smartphone.
Dall’incontro dello scorso 12 Giugno è nata anche l’esigenza e la volontà di dare agli
sportelli una maggiore autonomia anche sul piano della presa in carico terapeutica dei
giocatori problematici, secondo il principio costituzionale di sussidiarietà che guida il “Codice
del Terzo Settore”. Tale scelta strategica, oltre a garantire maggiore continuità agli interventi,
potrebbe alleggerire i Servizi per le Dipendenze che attualmente soffrono la strutturale
carenza di personale.
La sfida al gioco d’azzardo patologico ormai è lanciata e la linea progettuale
proseguirà per ulteriori 24 mesi. Una sfida difficile, in una fase che vede l’eliminazione del
fondo nazionale e del relativo osservatorio per la prevenzione e cura del gioco d’azzardo
patologico. Una sfida comunque necessaria perché le dipendenze patologiche, inclusa
quella dal gioco d’azzardo, continuano ad essere il “precipitato” di una società che non
riesce per tempo ed efficacemente ad intercettare e dare risposte al disagio.