Il corpo senza vita di Raisa Kiseleva, una donna di 75 anni di origine russa, è stato trovato il 12 luglio scorso sul greto del torrente Longano, le autorità avevano ipotizzato un gesto estremo o un tragico incidente, ma le indagini hanno preso una piega completamente diversa.
A finire sotto inchiesta è Michelangelo Corica, 60 anni, dj e vicino di casa della vittima. Il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. Secondo quanto emerso, la morte di Raisa risalirebbe al 7 luglio, ben cinque giorni prima del ritrovamento del cadavere.
Le indagini, coordinate dal commissariato locale sotto la guida del dirigente Carmelo Nicola Alioto, hanno raccolto testimonianze chiave e, soprattutto, immagini delle telecamere di sorveglianza che avrebbero escluso l’ipotesi dell’incidente o del suicidio. Un elemento fondamentale che ha portato la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, con a capo Giuseppe Verzera, a fare un significativo passo avanti nel caso.
Nel corso della perquisizione domiciliare, Corica ha consegnato sei telefoni cellulari agli investigatori. I dispositivi sono ora sotto analisi da parte di un perito informatico incaricato dalla pm Veronica De Toni, che sta seguendo da vicino l’inchiesta. È stato inoltre disposto un accertamento tecnico non ripetibile, in attesa dell’autopsia, prevista per venerdì pomeriggio, che si preannuncia determinante per chiarire le cause del decesso.
Michelangelo Corica è assistito dall’avvocato Giuseppe Ciminata, e al momento si è messo a disposizione degli inquirenti. L’evoluzione delle prossime ore potrebbe essere decisiva per comprendere se si tratti davvero di un omicidio o se emergeranno nuovi elementi a favore dell’indagato.