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Lo scorso 18 luglio 2019 nello splendido scenario del Castello di Novara di Sicilia, organizzata dal Comitato Provinciale Unpli di Messina e da Giambra Editori, si è tenuta la presentazione del volume “Il Tesoro di Federico II – Potere e Cultura a Corte” della storica dell’arte Valentina Certo.

L’evento rivolto ai volontari del Servizio Civile ma aperto al pubblico, ha visto la presenza del Presidente Provinciale dell’Unpli Santi Gentile, del Sindaco di Novara di Sicilia Gino Bertolami, che ha portato i saluti istituzionali, dell’editore Pierangelo Giambra, del Presidente della Pro Loco Novara di Sicilia Salvatore Sofia e dell’operatore locale di Progetto per i ragazzi del Servizio Civile Angela Pantano. Ospiti i ragazzi delle Pro Loco di Tripi, Terme Vigliatore, Castroreale e Spadafora, oltre quelli di Novara di Sicilia. Tra l’altro si è trattato di una presentazione itinerante che vedrà prossime tappe Brolo (oggi, sabato 27 luglio) e Scaletta Zanclea (domani, domenica 28 luglio).

Da animale fabulatore qual è, l’uomo fin dai suoi primordi non ha fatto che raccontare storie. Nell’accezione classica ‘historiae’. Racconti delle vicende umane, narrazioni e interpretazioni di fatti realmente accaduti, di natura civile, politica, militare, che possono essere inquadrati in una visione unitaria e quindi meritevoli di ricordo. Di Federico II di Sicilia e del racconto della sua vita e delle sue imprese  non si contano le pubblicazioni di studiosi e ricercatori e non si è mai finito di scrivere la storia.

Su questo sovrano medievale ante litteram, colto e mecenate, sorprendentemente proiettato nella modernità, una ricerca pregevole è stata pubblicata lo scorso aprile, per conto di Giambra Editori, da Valentina Certo. Giovane studiosa e ricercatrice messinese la cui preparazione non è sfuggita al noto storico Paolo Mieli, che l’ha voluta ospite nella sua trasmissione su RAI 3 ‘Passato e presente’. Per raccontare, lo scorso anno, di Caravaggio, quest’anno di Leonardo da Vinci. Il taglio modulare della  pubblicazione si articola in una prima parte, dedicata alla straordinaria rinascita artistica e culturale voluta e promossa dal sovrano svevo-normanno,  ed una seconda dedicata alla rinascita della glittica. L’arte di intagliare ed incidere gemme e pietre dure per ricavarne oggetti artistici attraverso cui  esaltare la personalità del sovrano e il suo potere imperiale.

Il fascino della ricostruzione storica è stato segnato, dall’inizio alla fine, da quello innegabile della personalità  di Federico II e di tutto ciò di cui si è circondato. A partire dalla bellezza dell’isola, da cui non si è mai mosso per tutta l’infanzia e l’adolescenza e che ha scelto come sua dimora per tutta la vita. ‘Non invidio a Dio il Paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia’. Il suo amore per la cultura lo  induce a circondarsi  di personaggi straordinari: giuristi,  notai, funzionari di Stato. Un’élite culturale che si riconosceva in un progetto e che  elaborò la prima esperienza organica di scrittura letteraria in volgare: la scuola siciliana. L’ ambiente di corte, molto simile ad un Stato moderno in quanto centralizzato e retto da una struttura burocratica,  consentiva una politica culturale di vasto respiro. E’ un’idea di cultura universale e laica quella  promossa da Federico II, e il volgare locale dei poeti della sua corte è di fatto la prima poesia d’arte in volgare italiano. Non  poesia civile e politica, ma solo poesia come evasione dalla realtà, come segno d’appartenenza ad una élite. L’amore, unico tema dei loro versi, è un puro gioco, aristocratico e raffinato. Gioco che dura 30 anni e muore nel 1250 con Federico. Poi la letteratura dalla Sicilia si incammina verso la Toscana.

Non sono mancati, nel racconto di Valentina Certo su Federico II, cenni sulla figura straordinaria di Costanza d’Altavilla, ultima dei Normanni e madre ‘dell’ultima possanza’ sveva (Dante c.III del Purgatorio). Dà alla luce il suo unico figlio ‘nella piazza di Jesi, sotto un tendone allestito in tutta fretta, come una qualsiasi popolana’, il 26 dicembre 1194. Atto rivoluzionario con cui la regina di Sicilia, figlia di Ruggero II, lo legittima davanti a tutti. ‘Madre attenta ed intuitiva’, nel maggio 1198 fa incoronare il figlio re di Sicilia e fa battere subito  nell’isola la zecca dell’Impero. Federico compare già nella moneta. Prima di morire (settembre 1198) lo affida al Papa  e ai migliori maestri del tempo. Sono loro a farne  un vir inquisitor sapientiae et amator. Sono loro ad alimentare la sua curiosità innata, il suo amore per la bellezza  e ad accostarlo alla conoscenza delle lingue. Riferisce G.Villani nella sua ‘Cronica’ che fu uomo ‘universale in tutte le cose; seppe la lingua latina e la nostra volgare, tedesco e francesco, greco e saracinesco, e di tutte virtù copioso..’..  E Salimbene da Parma, nella sua ‘Cronaca’ filopapale: ‘Era bello e ben fatto, sebbene non di alta statura. Io una volta lo conobbi e per un certo tempo anche lo onorai’.

Sconfinato l’amore di Federico per il mondo classico e per il collezionismo dei manufatti antichi,  grande la sua  passione per gli oggetti rari e pregiati. A partire da quel capolavoro assoluto che è la corona di Costanza d’Aragona, gli accenni della relatrice alla  bellezza e preziosità incalcolabile del tesoro imperiale,  all’arte simbolica e allegorica del Medioevo,  all’architettura monumentale, agli affreschi  e alle miniature che  ritraggono il sovrano sul trono con in mano i simboli del potere, tutto incanta gli ascoltatori e li trasferisce in un mondo surreale. Stupefacente la narrazione della bellezza dei castelli, attraverso cui Federico ostenta ricchezza e controlla il territorio; della bravura delle  maestranze  e degli incisori; della ricchezza degli  ateliers per la produzione dei tappeti e del  tiraz per la tessitura a Palermo. E poi la   passione per la falconeria, simbolo di uno stato sociale, per l’ornitologia, per la cura, l’allevamento e l’addestramento dei rapaci,  per le belle dimore sparse nella meravigliosa isola e nel Sud d’Italia, per la  cucina.  Con lui, per Dante ‘ultimo imperatore de li romani’, si può parlare di Rinascita prima del Rinascimento.  Rinascita innanzitutto culturale. Federico è affascinato dal sapere del pisano Leonardo Fibonacci, il più grande matematico del Medioevo, i cui studi sono  alla base della geometria perfetta dei numerosi castelli fatti costruire da questo sovrano tanto amato e osannato, quanto temuto. Per la formazione dei futuri uomini di governo  fonda lo Studium di Napoli, la più antica Università laica del mondo. E’ di sua istituzione  la Scuola Medica Salernitana, la più antica d’Europa.

Si deve a lui il maggior codice di leggi laico del Medioevo, il Liber Augustalis (Costituzioni Melfitane). L’ambiente di corte è straripante di cultura, tolleranza e apertura diplomatica. Nel suo corteo, che si apriva con cavalli arabi finemente bardati e proseguiva  con dromedari, elefanti ed animali esotici, tutti indossavano abiti di seta, dai paggi ai valletti ai falconieri ai servitori. Tra le figure più affascinanti della storia medievale, Federico II costruì in Sicilia un regno le cui tracce sono rimaste indelebili nella civiltà del Mezzogiorno d’Italia. Il racconto della sua vita  non è impresa semplice. Dalle crociate alle scomuniche papali, alla vittoria sui Comuni della Lega Lombarda, al suo amore sconfinato per l’arte. Tutto, intorno a lui, ha avuto la bellezza prepotente dei  colori e delle armonie dell’arte, in tutte le sue espressioni. L’arte di cui, anche grazie a Federico II, è costellata la Sicilia,”isola  magnifica e senza tempo che richiama, con una forza antica e primordiale, sempre a sé”. L’arte che, scrive l’autrice, ‘rende immortali, preserva la memoria, salva dall’oblio del tempo, è segno tangibile dell’uomo sulla terra’. Alla fine della storia, quando l’uomo  e la filosofia scompaiono, è lei che rimane. Lei soltanto.

                                    Floriana Giannetti

con la collaboraz.  di Alfredo Anselmo