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Partiamo da una foto: il superbo scatto di Alessio Orlando che è la nostra copertina ed immortala Rocca Novara – detta Salvatesta – osservata dall’Altopiano dell’Argimusco. Uno spettacolare allineamento che ci parla di un’opera misteriosa, forse tra le più antiche di cui si abbia memoria. 

Siamo tra Montalbano Elicona e Novara di Sicilia, due fra i Borghi più belli d’Italia ed in occasione del recente equinozio di autunno in questi luoghi si è vissuta un’esperienza magica: osservare l’alba sulla Rocca Novara, il cosiddetto ‘Cervino di Sicilia’, che di fatto rappresenta un ‘indicatore equinoziale’… l’Altopiano dell’Argimusco e la Rocca Novara formano realmente uno dei paesaggi sacri più affascinanti di Sicilia!

Sull’allineamento testimoniato dalla straordinaria immagine, il giovane poeta novarese Giuseppe Buemi ha scritto i seguenti intensi versi:

Oltre 

il guardare

inizia il vedere. 

Come stia

il mio cuore a giacere 

sull’erba, dove sia la mia anima 

acerba − e perché ora avanzi la notte −

non è dato sapere. Ma il mio spirito indigeno

ha lasciato il telefono, casa o città, abitudini sciolte

senza neanche vedere − attraverso ora terre più vere.

(Giuseppe Buemi) 

 

Informazioni su Rocca Novara e Altopiano dell’Argimusco. 

La Rocca Novara (1.340 m s.l.m.), detta anche Rocca Salvatesta dagli abitanti di Novara di Sicilia, è una delle montagne più alte dei monti Peloritani, in Sicilia. È collocata al confine meridionale dei monti Peloritani, nel territorio di Novara di Sicilia e di Fondachelli Fantina da dove partono sentieri per raggiungere la sua vetta. È detta anche il Cervino di Sicilia per la sua conformazione particolare. Meta di escursioni, dalla sua cima è possibile godere di un ragguardevole panorama che spazia a 360 gradi dal Tindari a Milazzo e dallo Stretto di Messina all’Etna e alla Montagna di Vernà, ed in prossimità della sua base è situato il precipizio dei Ritagli di Lecca. Una grande croce nera con Gesù crocefisso è situata sulla sua cima dove ogni 18 agosto si effettua un pellegrinaggio per celebrare una messa e sulle sue pendici vi si trovano le neviere, fosse create un tempo per conservare la neve e riutilizzarla in estate. Il fatto che da un particolare punto di osservazione una intera sua parete prenda la fisionomia di una faccia e l’antica leggenda di un tesoro sepolto su di essa, scopribile da chi supera una serie di prove, le conferiscono un alone di mistero. È sito d’importanza comunitaria.

L’Argimusco è un altopiano che si trova in Sicilia, poco a nord dell’Etna, all’incirca al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani, ed è diviso amministrativamente tra i comuni di Montalbano Elicona, Tripi (che sorge sul sito dell’antica Abacaenum) e Roccella Valdemone. L’altopiano è molto panoramico in quanto si possono ammirare da vicino l’Etna, le isole Eolie, le curiose montagne Rocca Salvatesta e Montagna di Vernà, capo Tindari, capo Calavà e capo Milazzo. Esso è parte della Riserva naturale orientata Bosco di Malabotta. In questa zona sorgono numerosi roccioni di arenaria quarzosa modellati in forma curiosa e suggestiva. Le pietre possiedono particolari forme, antropomorfe e zoomorfe, la cui natura è da associare all’erosione eolica o forse ad un antico intervento umano. Per quanto non esista ancora uno studio sistematico sul sito, comprensivo di indagini archeologiche e scavi, alcuni studiosi di storia locale hanno ravvisato diverse figure nella forma delle rocce dando loro un nome e un’identificazione. La vicinanza del comune di Montalbano Elicona dove soggiornò più volte Arnaldo di Villanova fa sospettare anche una frequentazione dello stesso nel sito per rituali esoterici.