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Verrà inaugurata sabato 26 ottobre 2019 alle ore 17.00 nell’elegante location del Villino Liberty “Foti-Arcodaci” di Barcellona Pozzo di Gotto, la mostra collettiva itinerante “Prole – Animangelo Atto III” che vedrà esporre Caterina Barresi, Carmen Curcuruto, Ela Carmela Puglisi, Sebastiano Giunta, Dania Mondello, Lidia Muscolino, Luciano Navacchia, Francesco Sozzi, Marilena Carbone, Nino Gentile, Wanda Ozieranska, Carla Pozzi e Roberta Serenari. Ben tredici fra pittori e pittrici in una collettiva organizzata dal Gruppo Artistico AgaveBlu. 

Si tratta, come detto, di una mostra itinerante che già lo scorso anno toccò parecchi centri siciliani ed oggi viene riproposta in una nuova tappa con l’ingresso di altri artisti che vanno ad aggiungersi al nucleo storico. Da evidenziare che la stessa mostra, composta da lavori completamente nuovi, in questo mese di ottobre si è tenuta a Milazzo con grande successo presso Villa Vaccarino, anche se con un numero minore di opere. Come ci informa Sebastiano Giunta, la mostra barcellonese sarà ancor più completa e interverrà all’inaugurazione Caterina Barresi, la quale leggerà alcune poesie di Santino Gatto; inoltre sarà presente Angela Pantano che ha curato l’introduzione di “Prole – Animangelo III”.

La Pantano, elemento storico della Pro Loco di Novara di Sicilia, da sempre impegnata culturalmente oltre che anche consigliere comunale di minoranza, scrive: “Questa mostra segue la precedente Prole atto II che aveva come tema lo spopolamento e la nostra impossibilità di trovare dei valori attorno ai quali sentirci comunità, all’interno di una società in continua trasformazione. Ci troviamo quasi davanti ad una piccola novella, che non sembra poter essere conclusa, perchè in realtà la trama raccontata é la vita di tutti i giorni. Anche Prole III è uno spaccato della nostra epoca, pur mantenendo come linea guida la società del futuro, la nostra discendenza appunto, ciò che lasceremo a chi verrà dopo di noi. Prole III continua su questa scia e la approfondisce, in maniera molto più intima, perchè questa volta è l’introspezione il carattere dominante della mostra.”

Quindi la curatrice dell’introduzione scende nello specifico andando a “leggere” le singole opere oggetto della mostra: “A partire dall’opera di Dania Mondello “Onda Madre” che sembra guardare ad un futuro sconosciuto e misterioso e a quella di Francesco Sozzi, “Clessidra” che simboleggia il tempo che passa e che divora tutto, rappresentato con dei meccanismi che richiamano il nostro agire, le nostre scelte, la nostra capacità di lasciare un segno tangibile o meno in questi nostri giorni complicati. Un elemento di grande centralità della mostra, é la figura della donna e il suo ruolo nella nostra società. Al di fuori di qualsiasi ideologia, ci troviamo in una società dove le donne sembrano da una parte incapaci di trovare un “posto”, pensiamo ad esempio al problema del soffitto di cristallo o alle quote rosa e dall’altro sono spesso accusate di non saper essere donne, incapaci di accettare lo spazio che la nostra società gli attribuisce, in alcuni casi ancora legato a vecchi stereotipi come la donna regina della casa e alla cura dei figli, sembrando incapaci di gestire entrambi gli aspetti negli ultimi decenni. Così Roberta Serenari con “Legate alla luna”, Carla Poggi con “Fuori dal Nido… Le nuove paure”, Luciano Navacchia con “Oltre la siepe”, Lidia Muscolino con “Il dubbio”, Marilena Carbone con “Rimpianto”, ben rappresentano queste situazioni, così come Sebastiano Giunta con “La lupa e i figli di Maria” e con “La furia omicida di Erodiade” pone l’attenzione su quelle situazioni in cui molto spesso sono le donne a generare situazioni di disagio e difficoltà o problemi a sé stesse. Ancora Nino Gentile con “Gelosia, una donna per due”, Caterina Barresi con “Violenza in culla”, ci richiamano alla mente le tristi notizie di cronaca, piene di fatti violenti che molto spesso sono una negazione della vita delle donne o dei bambini, specchio di una società che é incapace di risolvere i propri conflitti senza generare violenza distruttrice. Atti che rappresentano la negazione del futuro. Infine Carmen Curcuruto con il suo quadro “Senza Titolo” e Ela con “Quelli che vuole amare, guardano a lui con timore” ben rappresentano il nostro tempo. Un grande smarrimento che mangia il nostro domani.”

Quindi il gran finale, di significativa importanza, nelle parole di Angela Pantano: “Tratta bene la Terra! Non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli”. Questo antico detto Masai riassume il senso di Prole. Certamente con una interpretazione più estesa, non solo la Terra, anche la società e la sua struttura valoriale, come ben rappresenta Wanda Ozieranska con l’opera “Anima”. La futura Prole, avrà bisogno di valori sani. Oggi, la conflittualità nei rapporti umani é molto elevata e la capacità di elaborazione dei problemi che porti ad una soluzione positiva e pacifica sembra sempre più difficile. Ci chiediamo spesso quale sia il significato dell’Arte, se essa abbia un valore per sé stessa, per gli artisti ed è sicuramente così o se anche essa abbia una funzione sociale, come se fosse la coscienza di una società complessa, quindi come se essa possa servire non solo da racconto ma anche da specchio, riflettendo ciò che siamo, che siamo stati o che non potremmo più essere. Per questo è necessario chiedersi che tipo di futuro stiamo costruendo e dove stiamo andando. Perché alla fine, il primo cambiamento necessario, il più importante di tutti, riguarda noi stessi.”

Ricordiamo infine che la mostra collettiva rimarrà aperta al pubblico presso il Villino Liberty di Via Roma fino a giovedì 22 novembre 2019, tutti i giorni esclusa domenica dalle ore 8.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 18.00.