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Si è tenuta nella serata di ieri, sabato 25 luglio 2020, nel bellissimo scenario del Giardino del Museo Epicentro di Gala a Barcellona Pozzo di Gotto, la Cerimonia di Premiazione del X Premio Internazionale di ‘Poesia Circolare’.

Tantissimi i presenti in questa realtà museale che è il fiore all’occhiello del nostro territorio, una creatura del geniale artista Nino Abbate che in compagnia della amata Salva Mostaccio, dispensa da sempre a piene mani momenti di Arte e Cultura. Il Premio Trinacria qualche settimana fa mentre adesso l’ormai storica ‘Poesia Circolare’, giunta alla decima edizione e che nei progetti avrebbe dovuto svolgersi presso l’Auditorium San Vito, proprio per chiudere un cerchio essendosi aperta proprio in quella location. Purtroppo le norme anti Covid-19 non lo hanno permesso ma la Cerimonia tenutasi ieri si è rivelata un vero successo.

Apertura con l’ascolto dell’Inno Nazionale, tutti in piedi seguito dai saluti istituzionali dell’Assessore Nino Munafò che, a nome di tutta l’Amministrazione comunale ha voluto esprimere il più vivo apprezzamento a Nino e Salva che con tanti sacrifici personali portano avanti quello che è un orgoglio per la nostra città. Presentatrice dell’evento come ogni anno la giornalista Cristina Saja che ha ceduto il microfono proprio a Salva  Mostaccio, la quale ha emozionato recitando la sua bellissima poesia ‘Respiro’ dedicata a questo periodo di pandemia. E ‘Respiro’ è proprio il nome dell’originalissima installazione con sabbia vulcanica e ossidiana che quest’anno hanno realizzato Nino Abbate insieme alla compagna, con l’immancabile cerchio all’interno del quale i partecipanti al concorso che erano presenti nel Giardino hanno letto i propri componimenti poetici.

In questa X edizione del Premio sono arrivate ben 130 poesie da tutto il mondo e sui temi più disparati ma certamente molto attuali ed il compito della qualificata Giuria si è rivelato arduo ma alla fine sono arrivati i 12 finalisti e, come ha tenuto a sottolineare Nino Abbate, “per rispetto che dobbiamo agli oltre 1200 artisti di tutto il mondo che fanno parte di Epicentro, non potevamo premiare e menzionare trenta persone come avviene altrove, ma proprio un numero ristretto di poeti, questo non è certo un premificio”. La Giuria, presieduta dal Prof. Nino Genovese è stata composta dalla giornalista e docente universitaria Katia Trifirò, dallo studioso di filosofia Carmelo Maimone, dalla storica dell’arte Valentina Certo e dalla giornalista ed avvocato Cristina Saja. Nel corso dell’evento è stato premiato il vincitore della IX edizione del Premio, il poeta Angelo Abbate di Palermo, assente lo scorso anno, con la poesia ‘Cenere al fischio del vento’.

 

 

 

 

 

 

Due momenti toccanti della serata sono stati quello curato dall’attrice Rosemary Calderone, che in un monologo sulla sofferenza causata da una grave perdita ha emozionato il pubblico e l’altro che ha visto protagonista il cantastorie Nino Pracanica il quale, da par suo, ha narrato delle memorie di Gala incastonandole in una sua lettura personale del Museo Epicentro. Premiati con una artistica mattonellina i rappresentanti della stampa Marcello Crinò di ‘MessinaWeb’, Francesca Romeo di ‘Gazzetta del Sud’, Maria Antonella Saja di ‘I colori della cultura’, Cristina Saja  di ’24live.it’, Valentina Di Salvo di ‘Radio Milazzo’ e Alfredo Anselmo di ‘OraWebTv’. Inoltre riconoscimenti anche a quattro personalità da sempre vicine al Premio ovvero l’artista Salva Mostaccio, il fotografo Gianluca Abbate, la giornalista Cristina Saja ed il Prof. Nino Genovese che ha avuto parole di stima da parte dei partecipanti al concorso per l’acutezza e l’incisività delle motivazioni espresse a ciascun vincitore e menzionato.

 

 

 

 

 

 

In chiusura l’atteso momento delle premiazioni ed il colpo di scena finale: il vincitore assoluto del Premio, primo classificato, era assente non proprio giustificato e Nino Abbate si è detto deluso e amareggiato ‘Io se avessi vinto un primo premio di un concorso sarei andato a ritirarlo anche a piedi!’ ha affermato fra gli applausi dei presenti. In effetti si fanno tanti sacrifici ed è incomprensibile l’atteggiamento di certe persone che probabilmente non sanno cosa voglia dire umiltà e rispetto verso il prossimo. Nino Abbate ha comunque con grande eleganza e stile voluto che la poesia vincitrice  venisse letta ma non ha assegnato il Premio che rimarrà esposto nelle sale del Museo. La serata si è chiusa con un rinfresco offerto dal Museo Epicentro che ancora una volta ha regalato alla città di Barcellona Pozzo di Gotto una serata indimenticabile per cui i complimenti vanno a Nino Abbate ed a Salva Mostaccio, con l’auspicio che è un augurio di ulteriori successi nel nome dell’Arte e della Cultura.

 

 

 

 

 

 

 

I VINCITORI.

PRIMO CLASSIFICATO

Stefano Peressini

con la poesia L’IMPERFETTO MOMENTO

Testo di non comune eleganza stilistica, direi di classica fattura, in cui l’elemento riflessivo in forma dialogica si acquieta perfettamente nel ritmo musicale del verso, nella vigile selezione del lessico e nella struttura piana dei periodi, che sembrano attraversati da un flusso melodico che è il sentimento divenuto canto dove con delicatezza di tono e di lingua ritroviamo la  consapevolezza del disagio interiore e la deriva dei sentimenti, ma anche spunti di tenerezza e tono discorsivo che danno un tocco familiare al tessuto poetico, dove dominano i suoni dolci e la confessione pudica della sofferenza dello scrivente, ma anche la forza rigeneratrice dei sentimenti e della poesia, come sottolineato dai versi finali.

SECONDO CLASSIFICATO

Josè Russotti

con la poesia LE BARCHE APPRODANO VUOTE

Un doppio dramma davanti a noi si consuma, in un testo dominato da una consapevolezza dolorosa e un grido di ribellione civile: da un lato, come anticipa il titolo della poesia, la morte di naufraghi coscienti del loro destino imminente e l’approdo di barche vuote, che esclude le solite litanie ufficiali, dall’altra (e soprattutto) la violenza sessuale sulle donne imbarcate , in ambienti luridi e degradati oltre che degradanti, che lascia un marchio indelebile nella psiche di chi ha subito l’onta.

È scomparsa l’humanitas dai nostri orizzonti, mentre per fortuna c’è la voce del poeta che fa sua la sofferenza altrui e svela al mondo il “declino convulso delle coscienze”.

TERZO CLASSIFICATO

Pietro Vizzini

con la poesia L’ULTIMA CORDA DI VIOLINO

Poesia di ampio respiro e di vibrante carica umana, dove l’anafora ossessiva denuncia lo scontro mortale tra il bisogno di vivere e la corsa verso la morte, dove il grido di una coscienza ferita, che vuole ancora credere, cozza contro l’ineluttabilità di sorti altrove decise. E la poesia canta, come sempre, l’elegia del dolore, dei sogni infranti, della morte precoce di giovani che hanno gli occhi al futuro pur vivendo in luoghi gravidi di tempeste, destinati a morire tra l’indifferenza e l’egoismo della cosiddetta società civile democratica e progressista, le cui parole di solidarietà sono una nota stonata, sempre la stessa , e la conosciamo bene. È cosa bella e originale avere identificato la voce dei grandi poeti dimenticati con quella di tutti quei ragazzi di città e paesi ben noti, citati nel testo, che in mezzo alla violenza della guerra non cessano di sperare, sognare, e credere e, come recita la poesia, “cantare canzoni d’amore e recitare versi di pace”.

PREMIO “MILENA MILANI”

a Myriam De Luca

con la poesia IL SUBLIME

Gratia et levitas: bellezza e leggerezza connotano il testo dove, in un connubio sospeso, prendono forma la sonorità della parola il ritmo musicale del verso e una particolare sensibilità femminile. Il perfetto equilibrio interiore, frutto di mitezza di sentire e di pensare, consente di guardare con naturale distacco la diversità delle esperienze vissute, sia che richiamino momenti gioiosi dell’infanzia che delusioni di gioventù e inducono ad accarezzare sogni in una visione che sa di angelico incanto.

PREMIO DELLA CRITICA

a Antonio Cattino

con la poesia FOLLIA?

Evocazione di un’amicizia e di un amico non secondo un racconto cronologico, ma con la tecnica del flashback, che consente di giustapporre fatti, concetti e situazioni, che evidenziano la vita più profonda dell’amico perduto, vissuta intensamente e lontana dagli schemi comuni. Leggendo, sembra di assistere ad un susseguirsi di sequenze filmiche rock, dove il racconto è dato non dalle parole, ma dalle immagini di un vissuto irripetibile, colto con nettezza di linee e intensa adesione umana. La struttura sempre varia dei periodi e l’uso della paratassi consentono di esaltare ogni aspetto e ogni situazione della vicenda umana dell’amico e dell’autore, facendone più che una storia vissuta, l’epopea di un mito, come sembra suggerire il termine follia nei versi finali, che rimanda al titolo omonimo seguito dal punto interrogativo.

 

I MENZIONATI.

 

MENZIONE D’ONORE

a Caterina Zappia

con la poesia A MIA MADRE

Commossa, intensa rievocazione della figura materna in un paesaggio familiare che sembra vivere lo stesso percorso discendente, che accomuna tutti gli esseri umani e non. La proprietà e preziosità del linguaggio, le metafore originali, il fluire dei versi e la tensione lirica che percorre ogni strofa danno all’insieme un’unità stilistica di particolare pregio, resa ancor più bella da una sensibilità speciale e dal sentimento del dolore, depurato e sgorgante come sorgente d’acqua perenne. Nel ritmo dolce dei versi una malinconia diffusa e misurata, che quasi accarezza le parole.

MENZIONE D’ONORE

a Luigi Antonio Pilo

con la poesia NEED TO FLY

La poesia delinea il percorso psicologico di un non abile dalla fase di stasi a quella del superamento totale, con una tecnica letteraria ben nota (climax). L’espressione si adegua al processo spirituale. Così nella prima parte, che è quella dove domina un quadro di forte realismo della disabilità, si rileva un periodare complesso, un linguaggio sonante e versi dal ritmo lento e cadenzato; nella seconda parte, invece, dove prevale, per lo più, la voglia di vivere, l’espressione scorre fluida e con un tocco di leggerezza, che non è solo artistico, ma anche reale, come conferma il grido possente “I NEED TO FLY” e il finale liberatorio “lasciatemi VOLARE”. Questo doppio registro binario e simmetrico, che ha pregio di oggettivizzare una situazione dolorosa e il suo superamento, tuttavia non sempre trova la sua perfetta unità stilistica. È comunque degna di particolare attenzione l’acutezza di analisi e la struttura narrativa del testo, in cui si parte da un titolo generico, per arrivare gradatamente a riempirlo di forza vitale irrefrenabile (lasciatemi… VOLARE).

MENZIONE D’ONORE

a Renato Fiorito

con la poesia BALLARO’

Tema di grande attualità, espresso con vigoria concettuale e passione umana. Ben organizzata la struttura dei periodi e dei versi, felice e icastica l’immagine finale, che invita a sperare tra tanta incultura e indifferenza. Le riflessioni proposte, del tutto condivisibili, dovrebbero diventare, altresì, un manifesto nazionale, se non europeo e/o mondiale contro ogni vana e vacua retorica patriottarda e/o razzista.

MENZIONE D’ONORE

a Anna Cappella

con la poesia ODORE DI ROSE TRA I VIALI DI COTTO

Paesaggio nostalgico come l’animo dell’autrice, in quartine libere senza misura e senza rima, dove ogni elemento naturale è un rimando ad una particolare emozione che attraversa ogni verso e lo scorrere gioioso degli anni. Il reale si veste (si adorna) di sentimenti delicati e si fa panorama di vita e di sogni. Il linguaggio, fluido, leggero e impreziosito da eleganze stilistiche e figure retoriche, testimonia notevoli capacità descrittive e ricchezza di lessico oltre ad una innata sensibilità umana.

MENZIONE D’ONORE

a Patrizia Donato

con la poesia l’ALTRA PARTE DEL MONDO

La visione dolorosa e talora tragica dei profughi, che attraversano il Mediterraneo, è il punto di partenza per un inno alla fratellanza, in nome dei sentimenti più nobili dell’animo umano, come efficacemente proclamato nei bellissimi versi finali, che concludono l’iter logico-narrativo della poesia, in versi densi di pathos, precisi nel lessico e percorsi da metafore originali  pienamente pertinenti.

MENZIONE D’ONORE

a Lucia Lo Bianco

con la poesia QUEI GIORNI DI AUSCHWITZ

Intensa rievocazione della sofferenza nei lager nazisti, dove il caso o la forza del libero pensiero ti consentiva la sopravvivenza. Monologo interiore in versi fluidi e mesti, dove il dramma si fa canto lirico e la memoria un ricordo indelebile. Del più grande male del Novecento non resta che un cumulo di scarpe in vetrina, libere finalmente di muoversi e trovare pace nelle sfere celesti. Solo avendo fiducia in qualcosa, la luce non si spegnerà sulla Terra.

MENZIONE D’ONORE

a Angelo Abbate

con la poesia ALZHEIMER

Toccante vicenda umana, descritta con dovizia di particolari precisi e premonitori, accompagnati da metafore di varia natura, che sembrano decantare la sofferenza e oggettivare il vissuto. I versi scorrono con ritmo lento come il periodare, fluido e curato nel lessico e nella struttura narrativa in un dialogo immaginario tra due familiari, che sembra concludersi con la fine di un’esistenza e di un autentico legame affettivo.