Condividi:

Nei giorni scorsi sono stati ospiti della nostra Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina ed in particolare dell’Istituto Tecnico “E. Fermi”, invitati a parlare di legalità agli studenti, Brizio Montinaro e Savino Percoco. Entrambi pugliesi, li accomuna il loro impegno fattivo proprio su questa tematica che è fondamentale per il nostro Paese: la legalità. Caratterialmente diversi e dal vissuto differente, Brizio Montinaro, fratello di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci, è un architetto vissuto per tanti anni a Firenze che ci appare per certi versi introverso pur essendo un fiume in piena quando inizia a parlare. Riflessivo, pesa ogni parola che dice. Certamente più sanguigno ed appassionato Savino Percoco, giornalista di Antimafia Duemila e storica figura del Movimento “Agende Rosse”, che in onore al celebre magistrato Di Matteo ed a Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido da Cosa Nostra, ha associato questo cognome al proprio. 

Li abbiamo incontrati realizzando l’intervista che segue, nella quale parlano in modo più approfondito del loro concetto di legalità, del proprio impegno, di come vedono lo Stato oggi, delle loro impressioni sulla nostra città. Un ringraziamento a Brizio e Savino per essersi gentilmente prestati a questa chiacchierata su temi di grande importanza per ciascuno di noi.

Educare alla legalità cosa significa per lei? Quali strumenti e azioni servono per raggiungere l’obiettivo? 

B.M. Siamo in un luogo che rappresenta una delle migliori agenzie educative cioè la scuola, ed è importante per me, per noi, che si faccia uno sforzo per far trovare ai ragazzi quel pizzico di immedesimazione che porta poi a dare valore ai sacrifici altrui. Un’altra agenzia educativa fondamentale credo sia la famiglia. 

S.D.M.P. Intanto legalità è un termine che va chiarito perché per legalità s’intende ciò che appartiene alla conformità delle leggi, ma a volte le leggi non sono attinenti all’etica né alla giustizia, per arrivare a questo obiettivo l’arma vincente ce la fornisce Peppino Impastato ed è la bellezza, se si educa il mondo alla bellezza, arma contro rassegnazione, paura ed omertà, quindi fondamentale per cambiare le cose è lavorare con i bambini, fare percorsi di educazione civica. 

Quale è stato il momento nel quale ha realizzato che avrebbe dovuto impegnarsi per far trionfare legalità e giustizia?

B.M. L’altro giorno in viaggio con Savino, proprio perché si ha la possibilità di approfondire argomentazioni avendo più tempo a disposizione, ho cercato di raccontare la mia storia, che poi ognuno di noi ha una storia, ed è quella di un ragazzo che negli anni ’70 si è illuso di poter cambiare il mondo, quindi alla sua domanda rispondo che c’ è sempre stato. 

S.D.M.P. Io ho subito in prima persona le violenze, ho subito il bullismo, e negli anni ’90, quando il maxiprocesso era all’apice, vedevo come ancora di salvezza Falcone e Borsellino. Quando sono stati ammazzati ho avuto un naturale scoraggiamento ma è stato lì che ho capito che dovevo rialzarmi, e così dalla mia Puglia sono sceso in Sicilia, ho conosciuto Salvatore Borsellino, le Agende Rosse, e da lì è nato il mio percorso, avevo soli 15 anni. 

“Cercavi giustizia ma trovasti la legge” è una significativa frase di una nota canzone di De Gregori. Secondo lei è attuale? Come si approccia alla stessa? 

B.M. Non sempre giustizia va di pari passo con la legge, infatti è argomento di questi giorni come si cerchino, attraverso posizioni diverse sulla prescrizione, di modificare strumenti di legge. Veniamo anche, dopo il 1994 e l’avvento del berlusconismo in Italia, di tutto un trasformare il sistema giuridico creando delle posizioni di leggi “ad personam”. Le leggi sono leggi, vanno sempre rispettate ma possono anche non essere condivise. 

S.D.M.P. Il fatto che la legge tende a non essere etica è perché durante la seconda guerra mondiale dopo che hanno fatto uscire da Alcatraz Lucky Luciano, si è verificato che i sindaci sono diventati gli stessi padrini ed automaticamente ciò che era illegale è diventato legale, se non comprendiamo la storia e ne evitiamo gli errori sarà difficile fare leggi giuste. 

Passiamo allo Stato…. In cosa ha sbagliato con le sue leggi  negli ultimi anni? Ha saputo educare? Ha saputo cogliere l’occasione per stare davvero dalla parte di chi deve difendere la Sicurezza in Italia? Che voto darebbe alle istituzioni degli ultimi anni?

B.M. Lo stato è un’entità ameboide, molto caotica, in cui c’è di tutto, ci sono valori e disvalori. Sicuramente ci sono stati e ci sono ancora uomini dello stato che perpetrano modalità operative etiche, altri che invece utilizzano le tecnicalità giuridiche di cui parlavamo prima, anche poco giuridiche per ottenere le leggi. 

S.D.M.P. Lo stato come organo governativo secondo me ha le sue colpe, però lo stato siamo anche noi. Per cercare cura alle tante malattie occorre trovare l’antidoto all’indifferenza. Senza questo sarà difficile mantenere la legalità. Negli ultimi anni l’associazionismo antimafia qualcosa dal basso ha cambiato. 

Qual è l’immagine che lei ha di Barcellona Pozzo di Gotto? La identifichi con una sola parola, motivando la sua scelta. 

B.M. La percezione che ho avuto di Barcellona sta nell’alveo di quel torrente, trasandato e trascurato. 

S.D.M.P Spiace dirlo ma sia la mia immagine personale che quella che arriva all’esterno come feedback non è positiva. Oggi chi vive fuori dalla Sicilia la ricollega alla Corleone di un tempo, non libera, accondiscendente, statica sotto il profilo urbanistico e di opere pubbliche ma al tempo stesso con figure che hanno tentato una reazione, Antonio Mazza, Beppe Alfano, Giovanni Salamone, Attilio Manca.

L’incontro si chiude con la speranza da parte di entrambi gli ospiti di questa bella mattinata che il futuro possa essere caratterizzato dal riscatto di questa città, della Sicilia e di tutto il nostro Paese.