“Lui non tornerà. Ma l’inefficienza del sistema di emergenza-urgenza può – e deve – cessare”. Con queste parole si apre una mobilitazione civile e morale che scuote le coscienze e denuncia con fermezza le gravi carenze del sistema sanitario nell’area tirrenica messinese. Una denuncia che nasce da un dramma, ma si trasforma in impegno collettivo: quello di non permettere che tragedie come quella avvenuta recentemente si ripetano.
Il caso riguarda la morte di Giuseppe Puliafito, direttore di 24live.it, e dei 52 lunghissimi minuti durante i quali è rimasto inerme a cercare aiuto senza ricevere cure, in balia di un sistema di emergenza-urgenza che si è rivelato incapace di garantire tempestività, coordinamento e presenza di personale qualificato nei momenti decisivi. Un tempo inaccettabile in qualunque situazione, soprattutto in un contesto sanitario che dovrebbe garantire risposte rapide e salvavita. E ancor di più se la seconda chiamata al 118, citava testualmente: “Fate presto, è agonizzante”. Invece, nonostante quest’ultima telefonata l’ambulanza è arrivata dopo 38 minuti e senza medico a bordo.
“Di queste telefonate, la moglie Flaviana Gullì – tramite il suo legale – ha richiesto le registrazioni alla centrale del 118 del Papardo, insieme alla relativa cartella clinica. Ad oggi, a due mesi e mezzo dalla richiesta formale, nessun documento è stato consegnato.
Una sequenza di errori, omissioni, silenzi.
Dopo l’arrivo dell’ambulanza il paziente giunge al Pronto soccorso dell’Ospedale Fogliani di Milazzo dopo 7 minuti.
Subito dopo
• Il paziente non viene preso immediatamente in carico all’arrivo in ospedale, ma dopo altri 7 minuti
• Non viene effettuato alcun esame diagnostico, sebbene disposto dal personale sanitario.
• Nella cartella clinica non viene indicata la causa dell’arresto, né documentato alcun tentativo di diagnostica
• La moglie, già spezzata dal dolore, non viene mai accolta né informata da un medico. Quando, per la seconda volta, entra nel pronto soccorso, si trova davanti il corpo del marito, nudo, su una barella gelida e senza nemmeno un lenzuolo che lo copra. La sua dignità è stata distrutta. Nessun rispetto per il dolore della moglie che ha in mente quell’ultimo frame dell’amore di una vita.
Questa vicenda ha visto il racconto dettagliato, ricostruito attraverso diverse testimonianze oculari, della testata giornalistica del, purtroppo compianto, direttore. Non si tratta di commemorare chi non c’è più, ma di denunciare un sistema che ha fallito e di chiedere risposte concrete alle istituzioni.
Il caporedattore di 24live.it, Falviana Gullì – moglie del direttore – in un appello pubblico, ha chiesto verità, trasparenza e responsabilità. Il silenzio e la reticenza delle autorità sanitarie non sono più tollerabili. Serve un’indagine approfondita, ma soprattutto serve un piano di riorganizzazione serio, efficace, centrato sui diritti del cittadino e sul rispetto della vita umana.
” In tutta questa storia – ha detto – al grande dolore per la perdita del mio compagno di vita si somma l’amarezza nel constatare che la macchina dei soccorsi ha funzionato a rilento, che le mie proteste sono state accolte con indifferenza da parte delle istituzioni e che forse qualcuno avrebbe potuto fare di più per salvare una vita umana, che è stata trattata come un numero mentre per me rappresentava tutto”.
Con la diffusione della storia, di chiede:
• La revisione urgente dei protocolli del sistema di emergenza-urgenza del territorio;
• Il potenziamento dei presidi ospedalieri e del personale sanitario;
• Maggiore trasparenza nella gestione delle risorse e nelle comunicazioni istituzionali;
• Un impegno politico concreto da parte delle autorità regionali e nazionali per garantire servizi adeguati alla popolazione.
La nostra battaglia è per la verità, non per puntare il dito, ma per costruire un sistema migliore. Perché il tempo delle parole è finito. È il momento dell’azione, anche se per qualcuno è, in verità, già troppo tardi”.