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La notizia dell’arresto di Maurizio Croce, oltre al clamore per le accuse rivolte a tutti i coinvolti nell’indagine, impone all’opinione pubblica una seria riflessione.
Per il Segretario Regionale del PCI Sicilia, Marco Filiti: “La vicenda può essere riassunta utilizzando le parole del gip Arianna Raffa che ha disposto l’arresto: “disprezzo nutrito per la cosa pubblica”.
E la storia è simile a mille altre già vissute dall’Italia e dalla nostra Sicilia: imprenditori corruttibili e politici corrotti, distoglimento di risorse dai fini pubblici ai più biechi interessi privati, regalie, tangenti, incarichi e interessi che sistematicamente mettono insieme politica, imprenditoria e gradini più elevati della burocrazia pubblica.
La gestione degli Assessorati, degli incarichi importanti, delle nomine nei vari settori delle Istituzioni e degli apparati statali, indirizza l’attenzione solo e sempre su personaggi che, attestato il ruolo ricevuto, finiscono per approfittare del denaro pubblico se non, addirittura, pretendere mazzette e favori.
Il Responsabile Regionale della struttura commissariale per il dissesto idrogeologico della Regione Sicilia, ha creato (paradossalmente) un vero e proprio “dissesto istituzionale” abbandonando il territorio al proprio destino. Si fa riferimento ad orologi costosissimi, a lavori edilizi in strutture private ricevuti gratuitamente a finanziamenti di campagne elettorali al fine di ingraziarsi il burocrate di turno per ottenere appalti pubblici necessariamente gonfiati.
In considerazione di quanto emerso dalle indagini e a tutela della moralità istituzionale, la Segreteria siciliana del Partito Comunista Italiano, ritiene doveroso, oltre alle ormai “rituali” prese di distanza politiche, un più concreto gesto di rispetto per l’intero popolo siciliano da parte del Presidente dell’Ars e della stessa Assemblea Regionale Siciliana, costituendosi parte civile nel procedimento contro quanti non hanno saputo essere degni della fiducia accordata”.