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A seguito del pronunciamento dell’Ufficio Ispettivo della Regione Siciliana che non ha riscontrato la paralisi funzionale del Consiglio Metropolitano e dopo le dichiarazioni del Sindaco Metropolitano, Federico Basile, il Consigliere Carmelo Pietrafitta ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Prendo atto con soddisfazione della decisione dell’Ufficio Ispettivo della Regione Siciliana che certifica la non paralisi funzionale delle attività del Consiglio Metropolitano di Messina, affermando che, fino all’approvazione del nuovo Statuto, lo stesso dovrà agire avendo come riferimento lo Statuto approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n° 113 del 28/10/2010 e cioè ben cinque anni prima dell’entrata in vigore della Legge Regionale n° 15 del 4/8/2015 che ha istituito le nuove province.

Mi scuserà il Sindaco Metropolitano se, conformemente a quanto previsto dal mio ruolo di Consigliere Metropolitano, ho osato reclamare un mio diritto e cioè quello di capire quali siano gli strumenti amministrativi che regolano l’attività del Consiglio Metropolitano.

L’articolo 3 comma 3 della Legge n° 15 del 04/08/2015 che testualmente recita: “Fino alla data di approvazione dello Statuto del Consiglio Metropolitano, da adottarsi entro il termine di un anno dall’entrata in vigore della presente legge, si applica lo statuto dell’ex Provincia Regionale” e la delibera n° 26 del 07/07/2020 del Commissario Straordinario in sostituzione del Consiglio Metropolitano, avente come oggetto “Approvazione schema di Statuto”, avevano generato in me, Sindaco di un piccolo comune, dubbi sull’applicazione della norma. Dubito ergo sum, signor Sindaco Metropolitano Basile. Detto questo, mi preme evidenziare che l’attenzione dell’Ufficio Ispettivo Regionale ed anche del Sindaco Basile si è incentrata esclusivamente sulla mancanza di Statuto. Mentre lo scrivente, nella sua nota, aveva aveva anche evidenziato la mancanza del regolamento di funzionamento del Consiglio Metropolitano rispetto al quale non si hanno notizie certe.

La mia nota ha sicuramente avuto il merito di comprendere e chiarire, almeno parzialmente, quali sono le regole del confronto democratico. Già, il confronto democratico. Quello al quale il nostro Sindaco Basile sembra allergico.

Ancora una volta, infatti, non ha perso occasione per trasformare un legittimo atto ispettivo in un attacco personale. Un’abitudine ormai consolidata: offendere, sminuire, ridicolizzare chi osa esercitare il proprio ruolo istituzionale con serietà e determinazione.

Ma Basile dimentica, o forse finge di dimenticare, che il consigliere ha il dovere di vigilare e indirizzare l’azione amministrativa, non di fare da spettatore silenzioso alle decisioni di un uomo solo al comando. Del resto, chi è cresciuto e si muove in un sistema che non tollera il dissenso, fatica a comprendere che la democrazia si fonda sul confronto, anche duro, e sul controllo, anche scomodo.

La Regione ha fatto il suo dovere tecnico-amministrativo. Ma questo non cambia la realtà politica di un’amministrazione chiusa, autoreferenziale e sempre più intollerante verso il controllo democratico. La domanda più giusta da porsi, quindi, non può che essere: dopo le elezioni del 27 aprile 2025, Basile vuole restare organo monocratico?

Continuerò a vigilare. Perché chi rappresenta i cittadini ha il dovere di farlo senza farsi intimidire da chi scambia la guida di un ente con un trono personale.