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Una richiesta ufficiale, inviata via pec. Un manifesto – volantino, distribuito da volontari in ogni occasione possibile. Una lettera aperta. Tre azioni in contemporanea quelle intraprese dal Comitato “Spiagge Pubbliche” Giardini Naxos. E con un duplice, comune obiettivo. Per un verso, far sì che il Comune tenga conto degli esiti della Consultazione popolare promossa dalla stessa Amministrazione, che si è svolta tra l’agosto dell’anno scorso e la primavera di quest’anno, e per altro verso che si revochi la delibera con cui si costituisce un “improvvisato” Osservatorio permanente per la tutela, la vigilanza e lo sviluppo delle spiagge e delle aree demaniali.

«L’Osservatorio – spiega il Comitato – è un organismo fumoso, valido solo sulla carta. Di fatto è inutile perché la Consultazione popolare, attraverso un percorso partecipativo promosso dalla stessa Amministrazione, è già avvenuta e ha dato indicazioni precise e fondate. L’Osservatorio è inoltre costituito in modo poco trasparente, in particolare con riguardo ai due “componenti popolari” che ne dovrebbero far parte. E, soprattutto, sposta in là nel tempo l’avvio degli interventi concreti già identificati e atti a orientare il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM)».
E, infatti, «le criticità e le proposte sul mare e sul demanio di Giardini Naxos, il Comune le ha sul tavolo già dal mese di marzo scorso, all’esito della consultazione popolare che la stessa Amministrazione ha indetto, salvo oggi bypassarne i risultati». Per questa ragione, «la creazione di quest’Osservatorio, oggi, è l’ennesimo tentativo di dilatare i tempi, di fronte ad emergenze evidenti, e comunque ampiamente documentate dal report di marzo 2025».
Non è tutto. Il Comitato sottolinea come «tra i candidati alla “componente popolare” dell’Osservatorio permanente (in tutto 2 membri), i designati saranno scelti “ad insindacabile giudizio” dell’Amministrazione, senza alcun parametro valutativo e comparativo, in spregio ad ogni minimo criterio di trasparenza e della terzietà del soggetto che si pretende di istituire».

A Giardini Naxos, voluto dall’Amministrazione Comunale «rifatta dal sindaco Stracuzzi dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale e il disfacimento della maggioranza», si è svolto un processo di ascolto degli abitanti la cui gestione è stata affidata, nella primavera 2024, all’associazione Parliament Watch Italia.
Il processo, che ha avuto luogo nell’arco di sette mesi e ha compreso numerose iniziative di ascolto e raccolta dati, tre eventi pubblici e la scrittura partecipata del documento conclusivo, ha avuto l’obiettivo non solo di raccogliere input dalla cittadinanza utili al PUDM ma anche di connettere le scelte in esso contenute ad una visione più ampia e strategica di “rigenerazione” del rapporto tra la comunità locale e il mare.
Diversi i risultati e gli spunti individuati. Nel report conclusivo si legge, tra l’altro, che «da un confronto tra i dati forniti dalla Pubblica Amministrazione sulle concessioni e le foto satellitari sembra che molte di queste attività attualmente si estendano al di fuori perimetro dei lotti effettivamente concessi». È stata inoltre segnalata la presenza di costruzioni non removibili.
Si evidenzia anche il progressivo impoverimento di fauna e flora marina, la sparizione di molte delle specie che una volta popolavano la baia (soprattutto ricci ma anche posidonia), il fondale ammalorato d’ogni tipo di detriti.
E ancora: la distruzione del sistema dunale a causa della cementificazione della costa, la trasformazione delle fiumare in canali di scolo di acque grigie e nere, il degrado ambientale e l’accumulo di rifiuti, l’allargamento a dismisura del fenomeno degli affitti brevi, un modello di sfruttamento economico intensivo, concentrato principalmente sul turismo balneare senza valutazione di sostenibilità ambientale ed urbana e a scapito dell’equilibrio ecologico-ambientale e del valore storico-culturale del territorio.

Il documento pone indicazioni precise al Comune: migliore vigilanza del rispetto dei perimetri delle concessioni; monitoraggio del rispetto dei contratti stipulati con le aziende addette alla pulizia; inserire con urgenza nel Piano Triennale delle Opere gli interventi di manutenzione del lungomare; verificare e incentivare l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Con specifico riferimento al PDUM, si chiedono specifiche regole da associare al rilascio delle concessioni ai privati (costruzioni interamente rimovibili, divieto assoluto di pavimentazioni impermeabili e strutture in cemento armato, divieto di piantumazione del suolo con specie invasive e nocive, divieto di barriere visive tra la città e il mare, identificazione di un piano del colore e dei materiali, la previsione di tutti quegli elementi che favoriscono la fruizione del mare da parte delle persone con disabilità).
Non è tutto. Si chiede anche di evitare tassativamente l’aumento delle aree che è possibile dare in concessione a privati per lo sfruttamento commerciale; di preservare alcuni tratti costieri caratterizzati da particolare valore storico, culturale e paesistico, come la spiaggia di Schisò-San Pancrazio e quella relativa al centro storico che corrisponde all’originario borgo di pescatori, di confermare nel PUDM le attuali concessioni provvisori nel tratto di litorale San Pancrazio-Schisò, di garantire vero cinquanta per cento tra le aree date in concessione ai privati e aree per la libera fruizione per ciascuno dei diversi tratti di costa caratterizzati da un diverso livello di fruibilità per la balneazione.

«Che fine ha fatto questo “tesoretto” di risultati, indicazioni, priorità e proposte?», chiede il Comitato “Spiagge Pubbliche”. «L’Osservatorio è allo stato inutile e tenta di bypassare gli esiti – chiari e documentati – della consultazione popolare. In ogni caso, la modalità di scelta dei suoi membri è del tutto arbitraria ed illegittima».
Per queste ragioni, per voce di 13 firmatari “in rappresentanza” e via pec, il Comitato chiede ufficialmente «la revoca della delibera di giunta n.95/2025 che istituisce l’Osservatorio».
Ma «nell’ipotesi negletta che l’Amministrazione intenda creare ugualmente l’Osservatorio», il Comitato chiede che «venga modificato l’Avviso pubblico, ampliando la componente popolare, e fissando criteri trasparenti per la valutazione e la scelta dei soggetti che entreranno a far parte dell’Osservatorio medesimo, a garanzia della terzietà dell’operato di tale soggetto istituzionale».