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Oggi ricorre il 14° anniversario dell’approvazione della Legge Regionale Siciliana n°9 del 2011, un provvedimento con il quale la politica regionale intendeva assicurare “la promozione, valorizzazione e insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano” nelle scuole. Tuttavia, la sua attuazione da parte degli enti preposti ha incontrato difficoltà, lasciando per anni il siciliano in una posizione marginale nel sistema educativo.

Fin dalla sua promulgazione, la legge ha faticato a trovare una efficace applicazione. La mancanza di fondi dedicati e di un piano strutturato per la formazione degli insegnanti hanno congelato il processo. Inoltre, il dibattito sulla lingua siciliana ha spesso oscillato tra la domanda di riconoscimento culturale e la percezione di un dialetto senza dignità istituzionale.

L’AUCLIS (Associazioni Unite per la Cultura e la Lingua Siciliana), in una sua nota, rileva che «Negli ultimi due anni qualcosa è cambiato. L’Assessore regionale all’Istruzione e Formazione, Mimmo Turano, ha avviato iniziative concrete per dare attuazione alla legge, stanziando per il biennio 2025-26 500mila euro per progetti nelle scuole. Questi interventi si sono inseriti in un contesto di crescente interesse della società civile siciliana per la tutela della propria lingua. Un momento simbolo di questa rinascita è stato rappresentato dalle due giornate di Bruxelles del dicembre 2023, dove accademici, artisti e rappresentanti istituzionali hanno discusso il futuro della lingua siciliana. L’evento – continua l’AUCLIS – ha portato alla stesura del Manifesto di Bruxelles, un documento che sottolinea l’importanza di un riconoscimento ufficiale e di una strategia di tutela in linea con i principi europei».

Nonostante i progressi, la strada è ancora lunga. La recente presentazione di due disegni di legge all’ARS per il riconoscimento ufficiale della lingua siciliana rappresenta un passo fondamentale. Se approvati, questi provvedimenti ammetterebbero il siciliano tra le minoranze linguistiche tutelate – come avviene già per il Sardo e il Friulano – garantendone forme di insegnamento nelle scuole e possibilità di uso nelle istituzioni.

Dopo 14 anni di attese e misure insufficienti, la lingua siciliana sembra finalmente avviarsi verso un futuro più florido. Tuttavia, come avvenuto in altri paesi europei, è necessario un quadro di pianificazione linguistica più ampio, che non si limiti a interventi sporadici ma garantisca una strategia duratura.

La sfida è aperta: il siciliano può ottenere la giusta valorizzazione, ma serve un impegno concreto da parte delle istituzioni e della società civile. Di ciò e di altro si parlerà nel webinar dal titolo “Lingua Siciliana: verso il riconoscimento”, organizzato da AUCLIS e a cui sarà possibile assistere e interagire mercoledì 4 giugno a partire dalle 21:15 – in diretta e gratuitamente – registrandosi su questa pagina: https://streamyard.com/watch/a5RxM4H3qmSt