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Uno di quegli spettacoli per il quale l’applauso non sembra mai abbastanza e solo la timidezza ferma in gola il bravissimi che si vorrebbe urlare.


Stiamo parlando della commedia musicale “Pipino il Breve” di Tony Cucchiara, portata in scena dal capocomico Tuccio Musumeci, con la regia di Giuseppe Romani, nel fine settimana, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.

Un capolavoro del teatro siciliano, che Musumeci replica magistralmente in tutto il mondo – anche Broadway, Sudamerica e Australia – dal suo debutto del 1978, con grandissimo apprezzamento di pubblico e critica, nato dall’originalissima idea dell’agrigentino cantautore Cucchiara – scomparso nel 2018, che dagli anni ‘70 si dedica totalmente ai musical – di rappresentare l’ “Opera dei pupi” su un palcoscenico di attori veri, dove il regista diventa quasi il puparo che anima le marionette.


E il clima è proprio quello: gli attori mimano i movimenti dei pupi, cantano le ballate cavalleresche siciliane, accompagnate dai cantastorie, che introducono anche ogni nuova scena, e interpretano, con magnifiche coreografie, la storia come se fosse una narrazione epica, compreso il duello con le spade, tipico delle opere dei pupi tra Orlando e Rinaldo per la bella Angelica.


Anche il periodo è quello: siamo alla corte del Re di Francia, nella prima metà del 700, dove viene narrato l’avventuroso preludio alle nozze fra Pipino il Breve e Berta, dai quali nascerà Carlo Magno.

Il Re, giunto a età matura senza figli, decide di sposare Berta, figlia del re d’Ungheria.

La nobile si mette in viaggio per la Francia, dove saranno celebrate le nozze, però, la malvagia figlia del conte Belisario, Falista, che le assomiglia moltissimo, ordina al suo scudiero di uccidere la promessa sposa per sostituirsi a lei.

Dopo sette anni, non avendo mai avute notizie della figlia, i sovrani d’Ungheria si recano in visita a Pipino e scoprono l’inganno.

Che fine avrà fatto Berta? Sarà davvero morta?

A sciogliere il mistero è un mercante che porta a corte un tappeto nelle cui trame è rappresentata la storia di Berta e anche l’indicazione di dove è nascosta.

A tesserlo è stata proprio la sposa, che così ottiene la salvezza e il coronamento delle desiderate nozze.


Ha fatto da cornice ad uno spettacolo eccezionalmente equilibrato ed armonioso la scenografia, ricercatamente retró, di Francesco Geracà, che ha curato anche i costumi, al cui risultato hanno contribuito, quasi con discrezione, le luci.


Personaggi e interpreti: Pipino il Breve, Re di Francia Tuccio Musumeci; Belisenda, Regina d’Ungheria Carmela Buffa Calleo; Filippo, Re d’Ungheria Emanuele Puglia; Berta loro figlia Lydia Giordano; Belisario di Magonza Alex Caramma; Falista, sua figlia Evelyn Famà; Marante, scudiero di Falista Salvo Disca; Bernardo di Chiaramonte Giovanni Strano; Morando di Ribera Cosimo Coltraro; Aquilone di Baviera Rosario Valenti; La Lamentatrice Federica Fischetti; Il Cacciatore Lamberto Enrico Manna.

Cortigiani e popolani: Alex Caramma, Francesca Coppolino, Antonio Costantino, Lorenza Denaro, Federica Fischetti, Noemi Galeano, Roberta Percolla, Giada Romano, Rosaria Salvatico, Giorgia Torrisi Lo Giudice e Daniele Virzì.

Musicisti e cantastorie: Simone Cacciatore, Roberto Fuzio, Piero Pia, Ivan Rinaldi e Pietro Scalzo.