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“Diminuire i costi della compartecipazione dei vari servizi a domanda individuale estrapolando da questa categoria gli asili nido, considerandoli quindi, in base a dei precisi riferimenti normativi esistenti, “servizi obbligatori per legge”!” E’ questa la proposta ribadita in Aula al sindaco Basile dal consigliere comunale Libero Gioveni, capogruppo di Fratelli d’Italia, soprattutto in un periodo in cui si sta pianificando l’apertura di nuovi asili in città, molti già in fase di realizzazione.

Gioveni riproduce, infatti, le norme di riferimento che, in tale direzione, sembrano essere inequivocabili: “- Legge n. 146 del 12 giugno 1990 art. 1 comme 2/d (…sono considerati servizi pubblici essenziali per quanto riguarda l’istruzione… gli asili nido…), sostenuta dall’Accordo Nazionale del 15 gennaio 2012 della Commissione di Garanzia dell’attuazione della Legge sullo Sciopero nei servizi pubblici essenziali all’art. 7 comma 1/b;

– Legge n. 42 del 5 maggio 2009 art. 21 comma 3/c (…per i Comuni sono da considerare funzioni essenziali quelle di istruzione pubblica ivi compresi i servizi per gli asili nido.,.);

– Legge Delega Federalismo Fiscale del 2011, tabella 2.1 (…funzioni fondamentali per Comuni e Province: funzioni di istruzione pubblica, compresi asili nido…);

– Quadro Strategico Nazionale (QSN) 2007-2013 (…la diffusione sul territorio degli asili nido rappresenta una delle componenti essenziali nell’attuazione delle politiche volte alla conciliazione degli impegni casa-lavoro…).

I vincoli della compartecipazione del 36% dei costi nei servizi a domanda individuale (nella loro totalità) o il non rispetto di questa soglia percentuale stabilita dal TUEL – afferma il consigliere – hanno sempre rappresentato un problema (evidenziato in passato anche in più occasioni dal Collegio dei Revisori dei Conti nei loro pareri rilasciati sui Bilanci) anche per le difficoltà che hanno alcune famiglie a basso reddito a pagare le rette.

Riuscendo invece ad estrapolare (e quindi a svincolare) gli asili nido da questa tipologia anche in considerazione appunto del futuro ed auspicabile aumento dei posti – prosegue l’esponente di FdI – si spianerebbe la strada verso un risparmio nella gestione dei servizi e per le tasche delle famiglie, aprendo di riflesso altri canali di finanziamento extra comunali per l’assistenza all’infanzia.

La conseguenza di questa operazione basata (ripeto) su norme precise e non su chiacchiere, quindi – conclude Gioveni – sarebbe quella di poter avere dei costi inferiori di compartecipazione per le famiglie al fine di godere a costi più contenuti di altri importanti servizi a domanda individuale, come quelli della mensa scolastica e dello scuolabus”.