Nella giornata di oggi i Carabinieri del ROS, con il supporto in fase esecutiva del Comando
Provinciale Carabinieri di Messina, hanno dato attuazione ad un decreto di sequestro
finalizzato alla confisca di beni emesso dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di
Prevenzione, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di
un appartenente alla famiglia mafiosa “Romeo-Santapaola”, operante a Messina e
cellula di cosa nostra catanese, diretta emanazione della più nota famiglia mafiosa
dei SANTAPAOLA.
Il provvedimento ablativo scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale
svolti dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale che hanno consentito
di documentare come il proposto, arrestato il 6 luglio del 2017 nell’ambito
dell’operazione cd “Beta”, condotta dal ROS sotto il coordinamento della Direzione
Distrettuale Antimafia di Messina, avesse nella propria disponibilità beni frutto di
attività illecite o del loro reimpiego considerati sproporzionati rispetto al reddito dallo
stesso dichiarato negli anni. Ed è così che l’analisi delle condotte di reato poste in
essere dall’interessato, interpolate con il patrimonio nella sua disponibilità, ha
permesso di rilevare che i beni fossero stati acquisiti attraverso il reimpiego di profitti
derivanti dalla gestione di società costituite con denaro di provenienza illecita.
Infatti, le indagini avevano portato all’arresto e alla condanna in via definitiva del
proposto alla pena di anni 8 e mesi 3 di reclusione per la sua partecipazione
all’associazione mafiosa promossa da ROMEO Francesco e diretta da ROMEO
Vincenzo, collegati al clan Santapaola-Ercolano di Catania, e per averne curato
rafforzamento tramite attività economiche illecite e mediante il riciclo di denaro
derivante da attività criminose.
Pertanto, il Tribunale di Messina ha disposto il sequestro di beni immobili per un
valore complessivo di 400.000 euro. Si tratta di un appartamento adibito a civile
abitazione e due terreni coltivati ad agrumeto tutti ubicati a Messina.
Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo
mafioso che l’Arma dei Carabinieri sta conducendo sotto l’egida della Procura
Distrettuale di Messina.