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“La ‘relazione apocalittica’ inoltrata dalla Città Metropolitana al MIT, riguardo l’incidenza della costruzione del Ponte sulla Riserva Naturale di Capo Peloro, apre di fatto a un tema rilevante sulla reale esistenza della riserva stessa. I rilievi, non vincolanti, posti dal dirigente della Città Metropolitana di Messina, nonché direttore della riserva, mettono infatti in evidenza il tema vero: ‘l’abolizione’ di quella che solo da un punto di vista nominalistico è una Riserva.

Come mai la dirigente che ha firmato la relazione, la dottoressa Molino, in questi anni non ha fatto nessun intervento concreto per evitare che la Riserva diventasse, com’è oggi, ‘innaturale’? È noto, infatti, che la zona interessata nulla ha a che vedere con le vere riserve naturali, perché si tratta solo di territori antropizzati, cementificati e, in parte, inquinati dagli scarichi fognari e da rifiuti speciali. La ‘Riserva nominale di Capo Peloro’ ha solo impedito lo sviluppo imprenditoriale di un intero territorio per via di vincoli assurdi posti a tutela di non si sa cosa per ideologia ambientalista estrema.

La relazione sembra essere stata ‘confezionata’ da chi da anni avversa la costruzione del Ponte sullo Stretto facendo leva su leggende metropolitane come il prosciugamento o l’esondazione dei laghi, piuttosto che l’ombra del Ponte che altera l’ecosistema marino o l’ostacolo sulle rotte migratorie degli uccelli. La Riserva oggi è soltanto un cartello. Adesso basta”. Così il senatore messinese della Lega, Nino Germanà, segretario in commissione Ambiente a Palazzo Madama.