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L’occasione è stata quella dell’Otto Marzo, ma alla libreria Libratevi di Rometta Marea non si è parlato solo dei diritti delle donne, questa sera, durante l’incontro tutto al femminile, dal lusinghiero titolo ‘(L’)Otto tutti i giorni’, con la partecipazioni delle associazioni onlus Enymore e Penelope.

“Qual è il tuo sogno?” può sembrare una domanda retorica, ma assume una profondità commovente se rivolta a donne e uomini, sopravvissuti ad un rischiosissimo viaggio, spesso implicante sopraffazioni e torture, che li ha portati da noi per sfuggire alla più nera povertà, quando non alle atrocità, della propria terra.

Una umanità che non sa rispondere perché non sogna più e spesso non ha consapevolezza dei propri diritti, perché mai esistiti o persi inconsciamente, un poco alla volta, giorno dopo giorno, fino in fondo, è stata la testimonianza di Gabriella Vetrano, che, per Penelope, si occupa di dare assistenza agli immigrati che richiedono asilo politico, compiaciuta del fatto che la sua domanda illumina i loro volti, percependo di avergli acceso una speranza di una vita, che può andare oltre la semplice sopravvivenza.

Mai più violenze di ogni tipo, mai più guerre, mai più intolleranza, mai più sopraffazione, mai più razzismo è quello che la sua associazione cerca di ottenere nella concretezza della sua azione, lontana dalle ideologie, in tanti stati dell’Africa (Eritrea, Ruanda e Gambia, per ricordarne alcuni), ma che questa sera è stata quasi la preghiera che Marica D’Amico ha voluto condividere con le tante intervenute, parafrasando il nome della sua associazione Enymore, la cui traduzione è ‘mai più’, appunto.

Propriamente i diritti negati delle donne è stato invece l’argomento al centro della carrellata iniziale sul loro stato, nei diversi Paesi del mondo, di Antonella Capri, di origine Eritrea, da tantissimi anni in Italia, che ha voluto dar voce così alle tante donne incontrate, e in qualche modo amate, durante i suoi numerosi viaggi.

Delle oscenità a cui sono costrette le bambine e le donne iraniane ha invece parlato compatita la quattordicenne Joselin.

In conclusione, Maria Grazia Perrone e Gloria Leonardi, della Libratevi, hanno voluto salutare le partecipanti con un consiglio di lettura: ‘La pacchia. Vita di Soumaila Sacko, nato in Mali, ucciso in Italia’ di Bianca Stancanelli ed. Zolfo “Il 2 giugno 2018, festa della Repubblica, in una fornace abbandonata nelle campagne calabresi, un giovane africano viene ucciso con una fucilata alla testa. Si chiamava Soumaila Sacko, aveva 29 anni, veniva dal Mali. Con due amici stava raccogliendo lamiere per tirar su una baracca nel ghetto dei braccianti neri della piana di Gioia Tauro. Proprio quel giorno, mentre il giovane viene colpito a morte, Matteo Salvini, appena nominato ministro dell’Interno, scandisce in un comizio a Vicenza il suo slogan contro gli immigrati: «La pacchia è finita». Rimbalzando nell’estremo Sud, quella frase diventa il sigillo tragico e beffardo sulla morte di un uomo che, come migliaia di altri africani, lavorava per una paga da fame in un’Italia dove molte sono le pacchie, e nessuna ha per protagonisti i migranti”.