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Ieri, sabato 7 giugno, le strade di Messina si sono colorate in occasione della quinta edizione dello Stretto Pride: una manifestazione atta alla rivendicazione dell’esistenza e dei diritti delle persone appartenenti alla Comunità LGBTQIA+, il cui slogan è stato “Universalmente reali”.

L’evento, che ha avuto inizio con un raduno presso Piazza Antonello, è poi proseguito con un corteo che ha percorso le vie della città fino a Piazza Unione Europea, dove differenti professionisti e testimonial hanno preso la parola parlando di diritti, uguaglianza e inclusione.

Ad intervenire, raccontando la propria esperienza di omogenitorialità, sono state le splendide mamme del piccolo Valentino: Chiara e Tiziana, che da pochi mesi hanno vinto un’importante battaglia legale, la quale ha permesso al bambino di essere riconosciuto anche dalla madre non biologica, portando i cognomi di entrambe.
Si tratta di una sentenza storica che, abbattendo i pregiudizi nei confronti dell’omogenitorialità, ha visto riconosciuti e posti al centro sia il benessere che i diritti del minore.
Durante il corso della manifestazione, non è mancato il riferimento agli esiti nefasti del patriarcato, la cui vittima ricordata è stata Sara Campanella: studentessa dell’Università degli Studi di Messina uccisa lo scorso 31 marzo da un collega, Stefano Argentino, suo ‘corteggiatore’, che – incapace di gestire la frustrazione dettata dall’ennesimo “no” – ha sgozzato la ragazza oggetto della propria ossessione.
Un pensiero è stato dedicato anche al genocidio operato da Israele contro la popolazione palestinese.

Ieri, le migliaia di partecipanti si sono rese protagoniste, a suon di musica, cartelloni, bandiere e striscioni, di una lotta all’uguaglianza e alla libertà che risulta essere, purtroppo, ancora estremamente necessaria.
Ieri, a Messina, hanno vinto l’amore e la libertà di essere se stessi: l’orgoglio (riprendendo lo storico nome della manifestazione) ha contrastato la vergogna e lo stigma che da sempre hanno vessato la Comunità LGBTQIA+.

A testimonianza dell’inclusione – professata e manifestata – dal Pride, era presente un’interprete Lis e, in corrispondenza della conclusione del corteo, è stata prevista un’ “area bianca”: una sorta di “zona di decompressione” distante dal forti stimoli uditivi, pensata per le persone neurodivergenti, in cui era presente anche un mezzo della Protezione Civile che distribuiva tappi per le orecchie.

Sofia Mezzasalma