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La libreria Adelasia, Leonardo Sciascia, il misterioso caso di un vescovo esautorato. Sullo sfondo storie, vicende e atmosfere di una Patti – quella del dopoguerra – alle prese con la difficile ricostruzione, materiale e morale, di tutto ciò che la dittatura e il conflitto avevano spazzato via.

Con l’evento culturale “Dalle parti degli infedeli – Leonardo Sciascia a Patti”, tenutosi alla biblioteca di Villa Pisani, a Patti Marina, il Parco archeologico di Tindari ha chiuso il ciclo di manifestazioni inserite nel cartellone della rassegna il “Sorriso degli Dei”. A fare gli onori di casa Giuseppe Natoli (direttore del Parco archeologico), Gianluca Bonsignore (sindaco di Patti) e Salvatore Sidoti (assessore alla cultura), che hanno sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria storica delle comunità per guardare al presente e al futuro con maggiore consapevolezza.
All’incontro, incentrato sulla figura di mons. Angelo Ficarra e sulla vicenda della sua rimozione da vescovo della diocesi di Patti nel 1957, hanno preso parte, in veste di relatori, don Franco Pisciotta (autore del volume “Le lettere pastorali di Mons. Angelo Ficarra”), padre Pio Sirna (autore del volume “Il magistero episcopale di Mons. Angelo Ficarra negli anni 1941 – 1953”), Lucio Falcone (editore e amico personale di Leonardo Sciascia), Bruna Mellina (proprietaria della storica libreria Adelasia) e Nino Lo Iacono (ricercatore e storico locale). Presenti anche l’avv. Nicola Adamo (sindaco di Patti nel 1962) e Davide Ficarra (pronipote del vescovo Angelo Ficarra).
A dialogare con i relatori la direttrice artistica del Parco archeologico, Anna Ricciardi, assieme a Salvo Presti di Sicilia Mater, mentre la regista e attrice Cinzia Maccagnano ha letto e interpretato alcuni brani tratti dal pamphlet di Leonardo Sciascia, dal titolo “Dalle parti degli Infedeli”, edito da Sellerio nel 1979 e presentato dallo scrittore di Racalmuto alla libreria Adelasia di Patti alcuni mesi dopo la pubblicazione. L’evento ha preso le mosse proprio da quell’incontro tra Sciascia e la comunità pattese, ripercorso sia grazie ai ricordi di Bruna Mellina e Lucio Falcone che attraverso la proiezione di un’intervista Rai che Sciascia rilasciò al giornalista Melo Freni, legato allo scrittore da profonda amicizia e relatore durante la presentazione alla libreria Adelasia del pamphlet dedicato alla triste vicenda del vescovo canicattese Angelo Ficarra, ricostruita da Sciascia con l’ausilio di alcune lettere che furono a lui consegnate dai nipoti del presule ormai defunto, e in cui il cardinale Adeodato Piazza, all’epoca segretario della Sacra Congregazione Concistoriale, intimava a mons. Ficarra di rimettere nelle mani del Santo Padre il governo della diocesi di Patti a causa di presunti problemi di salute (segnatamente un indebolimento della vista e dell’udito), che gli avrebbero impedito di svolgere il suo ruolo di pastore con la prontezza e l’energia che il delicato momento storico richiedeva.
Un’azione inquisitoriale, condotta sulla base di lettere anonime e di segnalazioni sulle condizioni della diocesi, sulla condotta del clero e sui “non consolanti” risultati delle elezioni amministrative pattesi del 1946 e del 1949, in cui la locale Democrazia Cristiana risultò sconfitta da una colazione di comunisti, socialdemocratici e liberali “in odore di massoneria”. Sullo sfondo la tenace lotta, ingaggiata dalla Chiesa italiana, per contenere a suon di scomuniche l’avanzata delle sinistre e combattere il materialismo dilagante. Dopo circa dieci anni di pressioni, il vescovo Angelo Ficarra fu infine destituito d’autorità dal governo della diocesi di Patti per ragioni che ancora oggi, a distanza di quasi settant’anni, appaiono non del tutto chiare e che continuano a dividere le opinioni di coloro che si sono occupati a vario titolo della vicenda, attingendo a documenti d’archivio e a testimonianze dirette, con l’obiettivo di ricostruire la dinamica degli eventi e di azzardare un’ipotesi sulle reali motivazioni che spinsero le gerarchie vaticane a “defenestrare” mons. Ficarra.
Durante l’incontro, la vicenda della destituzione è stata analiticamente affrontata da don Pio Sirna, mentre don Franco Pisciotta ha concentrato parte del suo intervento sull’opera del vescovo, tratteggiando la figura del presule “santo e dotto”. Unanime, tra i relatori, il giudizio sulla statura morale e la levatura intellettuale di mons. Ficarra, il cui archivio personale, comprensivo delle lettere che segnarono il triste epilogo del suo episcopato, è da qualche mese transitato dall’Istituto Gramsci di Palermo all’Archivio Storico Diocesano, mentre rimangono ancora “sub secreto pontificio” e custodite negli archivi vaticani le lettere che il vescovo inviò al cardinale Piazza in risposta alle accuse che gli si muovevano. Solo quando decadrà l’obbligo della segretezza si potrà, forse, avere una visione più chiara della controversa vicenda di mons. Ficarra, destituito dalla diocesi di Patti nel 1957 e promosso arcivescovo di Leontopoli di Augustamnica..“in partibus infidelium”.