Il 18 agosto torna l’atteso viaggio tra i tesori dell’area archeologica di Tindari, dove è in fase di allestimento l’ottava edizione di Tyndaris Augustea: evento che attraverso la formula del “site specific” intende diffondere e valorizzare la storia, i miti e l’archeologia, secondo una trama ben collaudata e ideata nel 2018 da Anna Ricciardi, oggi direttrice artistica del Parco Archeologico.
L’evento, in programma a partire dalle ore 20.00, è prodotto dal Parco Archeologico di Tindari (diretto dall’arch. Giuseppe Natoli) e dalla Proloco di Patti (presieduta da Nino Milone). Si tratta di un progetto culturale che il Parco Archeologico continua a sostenere con forza, in linea con gli obiettivi di valorizzazione dell’area archeologica di Tindari e di tutti i siti che compongono l’ambito territoriale, attualmente protagonisti della rassegna “Il Sorriso degli Dei”.
Lo spettacolo teatrale itinerante attraverserà, anche quest’anno, i monumenti centrali del sito, ma con particolare attenzione alla “Cisterna” e alle Insulae VII e VIII. La Tyndaris Augustea immaginata quest’anno da Anna Ricciardi si svilupperà nel segno del “Terraemotus”, inteso alla stregua di tutto ciò che spaventa e che crea voragini emotive, aprendo un varco verso la catarsi liberatoria della vita. Divinità, madri protettrici e riti apotropaici saranno i protagonisti di un rito propiziatorio di salvezza. Prima dell’inizio degli spettacoli sarà possibile visitare la mostra multimediale “Sguardi incisivi, Visioni digitali” allestita negli spazi della “Basilica” e curata dall’Arch. Dott. Andrea Di Santo e dal Dott. Ric. Michele Fasolo (Archeomatica),
Le performance.
Vulcanalia (Insulae VII – VIII, Cisterna): riti e danza dei fuochi, con Gemma Lo Bianco.
Terraemotus (Insulae VII – VIII, Cisterna): da Plinio a Croci, con Elio Crifò, Gabriella Casali e Luca Fiorino.
Quando il dio Vulcano riunì a sé tutti i fuochi delle sue dimore – Stromboli, Etna, Vesuvio – per forgiare le armi invincibili di Enea, i fuochi si incunearono in incavi protervi, dal punto più estremo della Sicilia sino alle terre nere di Etna, diramandosi come serpi infuocate lungo la distesa d’acqua che separava Scilla e Cariddi. Come una maga incantatrice, tra sussurri e rumori, la Natura divina inviò i suoi segni, dando inizio ad accadimenti straordinari. Il Terraemotus colpì anche Tindari, scuotendo non solo le mura della città ma l’esistenza stessa dei suoi abitanti.
Medea (teatro greco): da Euripide, traduzione di Filippo Amoroso, regia di Carlo Emilio Lerici, con Edoardo Siravo, Francesca Bianco e Gabriella Casali. Il dramma di Medea va letto come l’emblema di un terremoto umano che tocca, trasversalmente, le relazioni più intime e profonde, scatenate da uno sconvolgente “terraemotus animae”. (Scenografia a cura di Sicily Lab).



