Condividi:

Negli ultimi giorni si è tentato di rilanciare il Ponte sullo Stretto come opera strategica “voluta da Europa e NATO”. Per 620 studiosi e studiose di università italiane e internazionali è una forzatura priva di basi.

“Ecco perché.
1. È un inganno: il progetto è stato affidato a un’azienda privata per fini civili, senza norme sulla sicurezza nazionale. Non esiste alcuna pianificazione militare, ma l’etichetta “opera strategica” serve solo ad aggirare vincoli ambientali e finanziari.
2. È un rischio: un’infrastruttura “di interesse militare” diventa automaticamente bersaglio in caso di conflitto. Perfino la Rivista Militare ha giudicato il ponte sospeso inadatto alla Difesa.
3. È un’assurdità: La rete ferroviaria italiana non è in grado di trasportare mezzi militari pesanti. Le forniture militari avvengono via mare. Militarizzare 3,6 km tra Sigonella e Napoli (oltre 600 km) non ha senso.
4. È un boomerang: come dimostra il caso del ponte di Kerch, queste infrastrutture sono tra i primi obiettivi in guerra. Inoltre, il ponte ostacolerebbe il passaggio di grandi navi militari come le portaerei americane.
5. È un azzardo: eliminare traghetti e navi di supporto renderebbe la Sicilia vulnerabile in caso di sisma o guasti. Tenere flotte di riserva contraddice le già fragili analisi costi-benefici.
6. È una menzogna: UE e NATO non hanno mai incluso il ponte nei loro piani logistici. Non compare tra le Main Supply Routes NATO né ha una classificazione MLC. Il documento UE citato nel rapporto IROPI è introvabile perfino per il Parlamento Europeo.

Il CIPESS non proceda all’approvazione del progetto, che sarebbe priva di legittimità tecnica, ambientale, militare e istituzionale”.