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Nell’ambito delle iniziative intraprese dal gruppo “Pizzucasteddu Pizzu a Lampa”, notevole attenzione, si vuole riporre nella riscoperta dei tesori della Sicilia al fine di sensibilizzare soprattutto i giovani al senso della storia e delle tradizioni locali. Gli organizzatori invitano a visitare da giorno 20 dicembre al 6 Gennaio le “cone” al Pizzocastello lungo la via Risorgimento e via Custoza. Giorno 22 dicembre alle ore 18,00 i ragazzi dell’oratorio Santa Maria Assunta animeranno le vie del quartiere con canti e musiche tradizionali natalizie. Un breve momento di riflessione e di scambio di auguri verrà fatto dal parroco Mons. Santino Colosi lungo il percorso, dinnanzi la ‘cona’ allestita al civico 179 di Via Risorgimento.
E questa è la seconda parte di “A Cona” che dai tempi più antichi fino agli anni 50, 60 del Novecento era tradizione nei paesi siciliani prepararsi al Natale partecipando ai riti dell’Avvento che avevano inizio la sera del 16 dicembre e si protraevano per nove giorni (novena) sino alla notte della Vigilia. Ogni sera, dopo la recita del rosario, ci si riuniva intorno alla “cona”, un altarino posto per strada all’interno di un’edicola votiva o dentro una nicchia scavata nella facciata delle case terrane che raffigurava l’immagine (icona) della sacra famiglia e che era addobbata con tralci di asparago selvatico, fiocchi di cotone, alloro, foglie di arancio amaro, vischio e fiori e illuminata da nove lumini che erano accesi progressivamente nei diversi giorni della novena. Era una festa di felice aggregazione, di attesa per un evento in cui si riponeva la speranza di un futuro migliore, di abbondanza e prosperità e per questo alle “cone”si portava in offerta quanto di meglio in campo alimentare si potesse in questa stagione come arance, mandarini, fichidindia, e meli cotogni, nespole d’inverno e melograni insieme a dolci fatti in casa, cotognate, mostarde, fichi secchi, datteri, dati in offerta la notte della Vigilia allo zampognaro e ai poveri del quartiere. In molti paesi della Sicilia, un poco per folclore un poco per tradizione si rinnova ancora oggi il rito delle “cone” ed è bello partecipare perché del sentimento di appartenenza, del bisogno di aggregazione, del desiderio di condividere abbondanza e prosperità ne sentiamo in tanti la necessità.