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Forma tondeggiante, motore nella parte posteriore per lasciare spazio ad un ampio portabagagli sul davanti, colore vivo, il Maggiolino ha rappresentato quasi un sogno per tante generazioni. Un’auto certamente originale, potremmo dire “unica”, una vera e propria icona del ‘900 che adesso va in pensione. 

La triste notizia è che proprio ieri, mercoledì 10 luglio 2019, nella fabbrica messicana di Puebla, è stato prodotto l’ultimo esemplare del New Beetle e d’ora in avanti la troveremo nel Museo di Wolfsburg.

Nella Volkswagen il Maggiolino nacque alla fine degli anni Trenta, rinacque nel 1998 in California sulla base della Golf IV e poi ancora nel 2011 col nome di New Beetle, ma non era più la stessa cosa, con uno stile meno tondeggiante e fumettoso. Il vecchio “Kafer” era stato prodotto nella stessa fabbrica messicana fino al 2003, totalizzando oltre 21,5 milioni di esemplari. Non è un record assoluto in termini di quantità, ma lo è quanto a longevità, visto che la prima Volkswagen – per molti anni il nome della marca e del modello sono coincisi – è l’auto prodotta più a lungo in tutta la storia.

La prima denominazione commerciale del Maggiolino, assegnatale alla ripresa della produzione nel Dopoguerra, è stata “Typ 1”. La Volkswagen, infatti, era già pronta nel 1939, anno in cui fu mostrata al Salone di Berlino, ma poi iniziò il conflitto mondiale e tutte le industrie tedesche subirono la conversione bellica; nacquero così le varie Kubelwagen, Schwimmwagen e Kommandeurwagen, cioè i veicoli militari dell’esercito nazista, basati su quella stessa meccanica. Ma la storia di quella che all’inizio si chiamava KdF-Wagen, acronimo di Kraft durch Freude-Wagen, cioè ‘auto della Forza attraverso la Gioia’, nome che richiamava l’ente ricreativo dello stato nazista, è ancora più complessa. Pochi sanno la definizione “Der Kafer” – il Maggiolino – comparve solo nel 1967 in un depliant; fino ad allora l’auto era semplicemente la “Volkswagen”, cioè l’auto del popolo.

La fine dei Sessanta e l’inizio dei Settanta la consacrarono come icona della cultura hippie con il conseguente successo negli Stati Uniti. Ma tutte le storie sono destinate a finire e quindi la produzione in Germania terminò nel 1978, trasferendosi in America Latina. Così, con la chiusura della linea del New Beetle, termina anche la saga del Maggiolino 2.0, costruito in 1,16 milioni e 530.000 unità, rispettivamente della prima (1998) e seconda (2011) generazione. “Due generazioni possono bastare, non possiamo mica fare un New New New Beetle, non avrebbe senso” ha dichiarato qualche tempo fa Frank Welsch che è il numero uno del reparto ricerca e sviluppo della Volkswagen.

Dopo 80 anni diciamo addio ad una vera icona del ‘900 ed è qualcosa di triste che provoca malinconia ma al tempo stesso è il prezzo da pagare al progresso ed all’innovazione. Ma siamo proprio sicuri che tutto ciò che è nuovo è più bello? Un saluto romantico e “fumettoso” al Maggiolino, ci mancherà.