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Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Arcigay Makwan Messina su un grave fatto discriminazione per orientamento sessuale:

“Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento”

(Attraverso questo giuramento, l’avvocato si impegna a servire con lealtà gli enti amministrativi per i quali presterà servizio e di indossare la toga con onore; inoltre, promette di assistere i clienti nel rispetto della giustizia e dei diritti personali.)
Che la battaglia per i pieni diritti LGBT+ non ha raggiunto il culmine delle conquiste e quindi il punto, quando l’orientamento sessuale o l’identità di genere non verrà più usata in modo discriminatoria, lo sapevamo.
Che questa discriminazione venga posta in essere da chi ha giurato fedeltà e rispetto ai principi del nostro ordinamento e che quindi dovrebbe astenersi dal dire o ancor di più scrivere nelle proprie istanze o affermazioni discriminanti, la cosa ci lascia non solo attoniti ma ci costringe a non poter rimanere indifferenti.
Arcigay Messina Makwan non entra nel merito della questione e non parteggia per nessuna delle due parti trattandosi di un caso delicato e lo è ancor più visto che c’è di mezzo il benessere di un/una minore. Sarà il/la Giudice a decidere com’è giusto che sia.
Il caso riguarda un processo pendente presso il Tribunale di Messina per l’affidamento di un/una minore ad uno dei due ex coniugi. Caso che quest’associazione nel rispetto dei ruoli e delle proprie competenze segue da circa due anni. Due anni che hanno visto e vedono una madre portare avanti una battaglia per l’affidamento del/della propri* figli* e che ad oggi abbiamo evitato di rendere pubblico in quanto il tutto rientrava nella contesa tra due ex coniugi attraverso i propri legali. Questa volta però si è andati oltre in quanto il legale di una delle parti non si è più limitato a portare avanti le proprie istanze a favore del proprio cliente rimanendo nell’alveo del rispetto dei diritti personali, ma ha pensato bene di oltrepassare il limite ingerendo nella sfera sessuale della madre. Sfera sessuale che non dovrebbe mai essere usata per il diniego di un diritto (se questo diritto il Giudice lo riconoscerà). Mai un legale fedele al proprio giuramento dovrebbe citare l’orientamento sessuale della controparte in modo discriminatorio ai fini di portare acqua al mulino del proprio cliente, perché di discriminazione e Lesbofobia trattasi.
Pertanto non appena i legali dell’associazione ci daranno istruzioni su come agire, lo faremo coinvolgendo anche il legale della persona discriminata nei modi che la legge ci consente e sempre nel rispetto dei ruoli e delle competenze”.