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“Dopo la perdita dei nostri figli, noi genitori possiamo definirci solo ed esclusivamente superstiti”. Questa l’affermazione lacerante di Lucilla Barbasini, presidente dell’Associazione Vittime della Strada “Angeli sull’Asfalto” di Terme Vigliatore (ME).

La realtà associativa nasce nel 2011, a seguito di una tragedia stradale, l’ennesima. Nella notte di Capodanno tra il 2007 ed il 2008, Laura, figlia della Barbasini, e il fidanzato Giansimone sono stati travolti ed uccisi a Furnari. Da quel momento mamma Lucilla è diventata una mamma superstite, ma, nonostante il dolore incolmabile che può provare una madre nel momento in cui perde suo figlio, si è armata di coraggio ed amore, iniziando la sua missione per combattere con tutte le sue forze quella che è la tragedia stradale.

“Io non penso al dolore – afferma Barbasini -, non penso di essere vittima a mia volta. Combatto per la vita perché questa possa ritrovare e mantenere il suo posto in alto, solo così potrò dare un senso alla mia esistenza per essere utile agli altri”.

L’associazione per anni si è mossa e continua a muoversi attraverso manifestazioni di sensibilizzazione tenutesi per strada e nelle scuole. Tra i progetti c’è “Noi, Oltre la strada”, un percorso formativo ed informativo rivolto a bambini, ragazzini e ragazzi, ma anche alle famiglie e ai docenti, svolto da figure professionali in tutti i campi collegati alle stragi stradali. Il progetto ha ottenuto i patrocini del Ministero della Giustizia, dell’Automobile Club Italia e delle Nazioni Unite (ONU) nella persona dell’Inviato speciale per la sicurezza stradale nel mondo, Monsieur Jean Todt. Ma con il tempo, “Angeli sull’Asfalto” ha colto un messaggio importante e più funzionale per la riduzione di incidenti.

“Abbiamo compreso – continua Lucilla – che, oltre al nuovo reato di omicidio stradale, non c’è solo bisogno di colpevoli in galera, ma anche di ridurre gli incidenti stradali lavorando sulla cultura e la civiltà stradale. Così abbiamo firmato convenzioni con l’Ufficio Penale esterno, con il tribunale di Messina, con i tribunali di Barcellona e Pozzo di Gotto per sostenere gli affidati alla sostituzione di pena (Lavori di pubblica utilità e messa alla prova) nel settore che ci compete, ovvero il codice della strada. La nostra missione sul territorio consiste in un percorso riparativo che si avvale di figure professionali e fondamentali come quella della psicologa e psicoterapeuta, Domenica Raffaella Dauccio. Penso, inoltre, che tutte noi associazioni, del territorio e non, dovremmo far fronte comune, unirci. Ma questo manca, manca soprattutto la progettualità comune. Potremmo essere una forza, ma siamo allo sbando. Noi siamo disponibili per tutte le famiglie che ne hanno bisogno”.

Due domande nascono spontanee dal confronto con la presidente Barbasini.

Caso Mimmo Crisafulli. L’8 gennaio scorso in Tribunale a Catania, il giudice, in seguito all’accordo tra la Procura e l’Avvocato dell’imputata, ha accettato il patteggiamento proposto a 5 mesi e 10 giorni con sospensione della patente, pena sospesa e non-menzione nel casellario giudiziario. Cosa ne pensa l’associazione “Angeli sull’Asfalto?

“Il caso di Mimmo Crisafulli è il sintomo di una società malata, di una giustizia orba per non dire cieca, dove la verità non ha più nulla da dire. Noi siamo stati presenti all’udienza che ha decretato, di fatto, la seconda morte di Mimmo e della sua famiglia, già tanto colpita dalle stragi stradali. Alla verità processuale non è stato concesso nessuno spazio per emergere, cosa gravissima ed inaudita. La giustizia non esiste senza la verità, senza che sia fatta piena luce sui fatti, nello specifico, sulla dinamica di quella tragica notte. Abbiamo capito che le vittime inconsapevoli, troppo spesso, sono considerate invisibili e pertanto cestinabili ma, francamente, non credevo potessero succedere simili nefandezze giudiziarie. Al peggio c’è sempre il peggio”.

Quali sono, secondo lei, i principali motivi delle tragedie stradali? Stato ed Istituzioni: orecchie da mercante ?

“Gli incidenti stradali sono vere e proprie stragi, prima causa di morti tra i giovani e giovanissimi, circa 10 morti al giorno in Italia e 3400 al giorno nel mondo nel 2017. Eppure nessuno se ne preoccupa, le Istituzioni tacciono su questo fronte. Le vittime della strada sono di fatto vittime di serie Z per tutti. Il tributo alla nostra società convulsa, stressata, sempre in ritardo e sempre collegata ad internet. Non ci sarà nessuna riduzione degli incidenti della strada se non smettiamo di minimizzarne le conseguenze catastrofiche che questi determinano nella nostra società. Cosi l’autovettura diventa un’arma, guidiamo anche se non siamo in grado, abbiamo fretta vogliamo arrivare due minuti prima, armeggiamo con il cellulare perché dobbiamo restare collegati a tutti i costi, e poi siamo certi che tanto le tragedie succedono solo agli altri. La mancata attenzione dello Stato e delle Istituzioni, riguardo le vittime (non solo morti), per incidenti stradali, ha risvolti pesantissimi nel pensiero collettivo giustificato ed irresponsabile nell’infrangere il codice della strada ritenendolo inutile e trasgredibile”.