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Sabato 11 febbraio 2017 a partire dalle ore 16,00 presso l’Auditorium San Vito di Barcellona Pozzo di Gotto si terrà “…E se Attilio fosse tuo fratello?” un convegno per commemorare Attilio Manca, giovane medico ritrovato morto ben 13 anni addietro nella propria abitazione di Viterbo.

Relazioneranno Flora Agostino, sorella di Nino Agostino e Referente regionale di “Libera”, gli Avv.ti Fabio Repici e Antonio Ingroia che rappresentano la famiglia Manca, a seguire l’On. Giulia Sarti della Commissione Parlamentare Antimafia, il Dott. Marcello Minasi, ex Pg presso la Corte d’Appello di Messina, Renato Accorinti, Sindaco di Messina, Maria Teresa Collica ex Sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, Lorenzo Baldo, giornalista che ha scritto un bel libro sulla vicenda di Manca, Giorgio Bongiovanni di Antimafia Duemila e Fabio La Rosa, attore. Modererà la serata Luciano Armeli Iapichino, anche lui giornalista che ha scritto di Attilio.

Una vicenda drammatica quella di questo brillante urologo, interrotta troppo presto da quella che la Procura di Viterbo continua ostinatamente a ritenere una morte per overdose mentre ai più appare come un omicidio di mafia. I genitori Angelina e Gino ed il fratello Gianluca si battono da anni per avere quella verità e giustizia che non restituirebbe certamente loro Attilio ma che li riscatterebbe delle tante amarezze ed umiliazioni subite.

E chiudiamo con la lettera che Gianluca Manca ha inviato nei giorni scorsi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

“A Lei, Presidente siciliano, che rappresenta lo Stato, il dolore, la giustizia, e conosce le perverse logiche socio-culturali che umiliano la dignità dei disgraziati familiari delle vittime di mafia di quest’isola bella e dannata, chiedo:

non si ponga (almeno Lei) in una posizione di chiusura totale attraverso gli umili;

non si trinceri dietro i muri del palazzo istituzionale per non udire il loro urlo di sofferenza;

non chiuda con il Suo silenzio quella bara sul volto tumefatto di mio fratello che altri hanno già cercato di saldare per sempre con il metallo dell’ignominia;

porga la Sua mano a due genitori siciliani come Lei, stanchi di subire, inermi, una lapidazione decennale che li ha divorati nell’anima, nel cuore, negli affetti, nella vita.

Se ai loro occhi, se ai nostri occhi non è più data la possibilità di gioire dell’affetto del nostro congiunto, che ci resti se non altro, la speranza di poter guardare quelli onesti di un Presidente coraggioso che ci porga la mano”.