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Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza da parte di una giovane mamma della città di Barcellona Pozzo di Gotto il cui figlio, un bellissimo bimbo di 8 anni, è in attesa di tampone da ormai sei giorni. Si tratta di un accorato sfogo nel quale vengono evidenziate le varie tappe affrontate da questa famiglia barcellonese per seguire le classiche procedure in caso di sospetto contagio da Covid-19. 

Premetto che le ho provate tutte, ho il mio bimbo di 8 anni con febbre altissima da martedì scorso (per fortuna oggi è sfebbrato) ed ovviamente con tutto quello che c’è in giro a Barcellona, anche se nella sua scuola non vi sono fino ad oggi casi accertati, ho chiamato immediatamente la pediatra la quale dopo svariate domande giustamente ha fatto partire il protocollo Covid. Dopo due giorni in attesa dell’Usca e col bambino che è peggiorato in particolare di notte con febbre a 40 nonostante paracetamolo, cortisone e quant’altro, ho cominciato a perdere la calma e giovedì, ho informato il gruppo della scuola per senso civico, cosa non comune a tanti, ho poi scoperto. A questo punto si è innescato un meccanismo di panico tra le mamme. Io com’è giusto che sia, ho applicato l’isolamento fiduciario ma chiaramente non posso lasciare un bambino rinchiuso in una stanza da solo, io sono la mamma e sto con lui, mio marito in un altra stanza con l’altro piccolino che vuole a tutti i costi stare col fratellino. La situazione è difficile come per tanti, non vivo nella Reggia di Caserta, la cosa assurda è che faccio tremila telefonate al giorno e come si dice da noi ‘Peppe mi rimanda a Vanni e viceversa’, tra l’altro ho saputo che nel quartiere vicinissimo al mio sono stati fatti tamponi. Ora io mi chiedo, dopo averlo fatto presente Santo Dio, quanto devo aspettare perché facciano il tampone a mio figlio? E se (speriamo di no) mio figlio fosse positivo? Tutti noi che siamo stati in contatto? I miei genitori allettati di cui mi occupo e che ahimè sono abbandonati a se stessi ma dai quali siamo stati fino a lunedì?Sinceramente credo che tutti questo sia una vergogna, va bene tutto, ci sta il caos per la pandemia, ci sta lo screening per gli studenti e professori, però non si può lasciare la gente in questo caso un bimbo con sintomi chiuso in casa in attesa di che??! Non so più a che Santo votarmi. Ho chiamato persino le Forze dell’Ordine che non hanno potuto far altro che allargare le braccia. Come la vogliamo vincere questa guerra se non c’è volontà di combatterla sul territorio?

Fin qui il racconto di una vicenda vissuta da parte di una mamma, ma una riflessione va fatta: è una vergogna che il calciatore di turno, o la star o il politico abbiano corsie preferenziali per fare un tampone mentre un bimbo di 8 anni che va tutelato in modo particolare debba subire quella che è a tutti gli effetti una terribile ingiustizia. Segnaliamo pubblicamente anche come Testata Giornalistica questa situazione affinché chi di dovere agisca al più presto perché l’efficienza di una struttura sanitaria, di una regione, di uno stato, si vede da queste situazioni. Se poi ci dipingono in ‘arancione’ un motivo ci sarà….