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Riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato di Nino Abbate, fondatore del Museo Epicentro, relativo all’evento in ricordo dell’incidente ferroviario del 15 giugno 1969, che causò la morte di ben 8 persone e tenutosi nel quartiere Sant’Antonio lo scorso 15 giugno 2022.

Con profondo rammarico faccio presente che il mio intervento in ricordo dell’atleta messinese “Salvo Santamaria” morto nell’incidente ferroviario nel 1969 a Sant’Antonio viene censurato dalla stampa presente per avere espresso la mia opinione nel ricordo di quei momenti tragici.
Le mie parole veritiere sono state male interpretate perché ho messo in evidenza gli uomini che svolgono il proprio dovere nella società con “passione” che siano scrittori, poeti, politici atleti ecc.. personaggi da rispettare perché rappresentano e tramandano la storia e il loro sacrificio per gli altri.
Il mio omaggio è stato personalmente per Salvo Santamaria atleta, e come ex atleta che ho fatto parte della Nazionale Italiana di maratona ho letto una poesia scritta nei primi anni settanta, mettendo anche in evidenza la passione per l’atletica di Santamaria, anche se non l’ho conosciuto personalmente la nostra passione ci accomuna.
Gli uomini che hanno la “passione” operano nella e per la società, non devono essere dimenticati, “Barcellona dimentica” spesso i sacrifici dei suoi personaggi più veri come è successo per i fatti tragici accaduti a Sant’Antonio, ricordati negli anni precedenti dai soli  abitanti del quartiere e di qualche testimone diretto che ha preso parte nei primi soccorsi dell’incidente nel 1969, se non era per loro tutto cadeva nel dimenticatoio.
Ma ci siamo mai chiesti o si sono chiesti i politici dove erano? E cosa hanno fatto per ricordare le 8 persone scomparse?
La mia risposta al poco pubblico, alle autorità cittadine in rappresentanza, testimoni dei fatti, e della stampa, le mie parole non sono state fuori luogo nel dire che ci vogliono persone sia nella politica sia nel sociale che abbiano la passione per lottare e non farsi solo partecipi in queste apparenze solo di  rappresentanza e poi dimenticare, (messaggio rivolto a tutti per migliorare sia quelli di ieri sia quelli di oggi),  non tutti hanno la passione per la propria città e per i personaggi che operano in diversi campi che spesso  vengono usati solo come immagine, in occasioni di eventi elettorali e poi dimenticati.
Queste parole male interpretate non hanno suscitato “emozioni” come detto da qualcuno, ma  riflessioni, si,  del loro operato sociale, le emozioni sono state nel  rivivere i fatti accaduti raccontati da testimoni, ma le mie parole sono state veritiere nei confronti di tutti e soprattutto per Salvo Santamaria, hanno messo in evidenza le lacune passate e anche attuali  non sono state recepite o capite male dai presenti, tanto da rendere invisibile per non dire cancellato o meglio censurato il mio intervento che doveva essere solo quello di leggere la poesia.
Poesia che ho il piacere di scrivere e portarla all’attenzione di tutti, e in modo particolare a chi mi ha censurato nei documenti fotografici e cartacei pubblicati per l’evento.
Con profondo rammarico, mi chiedo perche? Cosa ho fatto di male? Siamo in Italia o in un altro paese dove non c’è la libertà della parola?
Il motivo e quello di avere detto che Salvo Santamaria atleta che è morto in quell’incidente era un uomo che aveva la “passione”. E non tutti gli uomini hanno la passione, sia politici, giornalisti, attori, figure e controfigure, perché la passione è qualcosa che nasce da dentro e ti porti per tutta la vita, non si compra al supermercato o alla fiera delle parole astratte.
Ecco la poesia scritta da me nei primissimi anni Settanta e premiata a a Roma nel 1977.

IL TRENO CHE LO PORTO’ VIA

Scorreva lentamente sui binari, mentre entrava nella galleria mortale, ma s’è fermato dopo un lungo boato.
Si sentivano grida di dolore, di disperazione era tremendo, non si capiva più niente cos’era successo la dentro.
La gente cercava invano cercava di uscire da quel tunnel maledetto, ma non ci riusciva, soffriva e poi moriva.
Due occhi di un possente atleta scrutavano in quel buio la via della liberazione mentre la sua vita si spegneva lentamente pensava ai sacrifici compiuti negli allenamenti ormai non gli servivano più a niente.
Ci ha pensato molte volte in quelle poche ore rimanenti, sentiva le lamiere conficcarsi nei suoi muscoli possenti, sentiva lacerarsi il cuore, ma non poteva farci niente, soffriva ma sperava, ma i suoi occhi si chiudevano lentamente.