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Riceviamo in redazione e pubblichiamo integralmente una lettera / testimonianza / sfogo da parte di una docente barcellonese, Mariangela Santamaria, che non ha bisogno di ulteriori commenti. Basta leggerla e ciascuno può trarre le proprie conclusioni.

“In questi giorni in tv sentiamo continuamente come i contagi stiano aumentando, come il numero di tamponi salga con costanza, dei tanti in isolamento o quarantena. E chi più ne ha più ne metta.
Bisogna stare attenti, ce lo ripetono sempre, e certo, ma il sistema sanitario non ci aiuta.
Affatto.
Perché i paradossi non mancano. Come il mio caso, che voglio condividere proprio per mettere in evidenza le falle del sistema (che nessuno si degna di tentare di risolvere, evidentemente).
Come suggerito da molti medici, prima di riunirmi con i familiari stretti in occasione del 31 dicembre, ho effettuato un tampone rapido in farmacia (con i suddetti familiari), con esito negativo, e fin qui tutto bene.
Due giorni dopo, mia madre inizia a presentare sintomi, fa un tampone rapido e l’esito è positivo. Isolamento per lei, quarantena per me e mio padre in quanto conviventi.
L’Usca finalmente chiama, e io mi presento il 7 gennaio a fare il primo tampone di controllo con mio padre – rigorosamente rapido perché ora solo questo è previsto – presso il pronto soccorso di Barcellona P.G.. Lui positivo, io negativa, ma con quasi tutti i sintomi della variante Omicron del Covid-19 in atto (e, a quel punto, due genitori positivi). Non ero convinta, ma avendo sentito dire che nei primi giorni può succedere, ed essendo fuori quarantena, effettuo un nuovo tampone rapido in farmacia il 9/01, ancora con esito negativo. Nel frattempo i miei sintomi peggiorano, per cui prenoto un molecolare privatamente. Il 10 gennaio finalmente l’esito: positivo. Questo, quindi, dopo ben DUE falsi negativi, uno privato e uno con l’Usca.
Inizia così la mia disavventura: sono un’insegnante a tempo determinato, con un contratto presso un liceo della provincia, quindi devo attivarmi per le procedure del caso.
L’Usca mi contatta e prenota il tampone per il 20/01, come previsto.
Nuovamente rapido, nuovamente esito negativo. Il mio green pass viene riattivato, il mio isolamento termina.
Potrei quindi rientrare a scuola per continuare la mia supplenza, ma dopo l’esperienza dei due tamponi rapidi con esito falso negativo, non mi fido, pur avendo ormai pochi sintomi.
Per eccesso di zelo, e per evitare di rischiare di contagiare i miei alunni e i miei colleghi – senza contare il fatto che io raggiunga la scuola in treno e pranzi sul posto -, oltre naturalmente ai miei familiari che sono stati risparmiati dal contagio (finora), decido di effettuare un nuovo tampone molecolare, a pagamento, presso l’Ospedale di Barcellona P.G.. E indovinate? POSITIVO.
Ricominciamo con la trafila, di nuovo in isolamento, senza poter tornare al lavoro. Ma tutto questo perché IO ho deciso di essere responsabile nei confronti degli altri, e rassicurarmi sulla mia effettiva negatività, che non c’è stata. Ma per L’Usca è tutto a posto, no? Un tampone rapido, nonostante la mia storia (che è a loro visibile), e liberi tutti. Di contagiare, senza saperlo neanche, perché ufficialmente io ho perfino il Green Pass.
In sintesi: tutti i tamponi rapidi che ho effettuato, sia in farmacia che presso l’Usca, sono stati falsi negativi. I due molecolari (a pagamento presso un laboratorio analisi e l’Ospedale) invece hanno mostrato la mia positività.
L’unica risposta che si riesce a ricevere in merito è che funziona così.
Io direi piuttosto che non funziona.”

Mariangela Santamaria