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Sabato scorso è stata presentata l’ultima opera di Giulia Carmen Fasolo, “Poesie d’amore incompiute”, edita per i tipi Smasher. Numerosa e affettuosa partecipazione, nonostante la presenza in città di altri eventi in concomitanza. Al tavolo delle relatrici, Maria Rosa Naselli della Biblioteca Comunale “Nannino Di Giovanni”, Palmira Mancuso della testata giornalistica MessinaOra, Raffaella Campo e Angelita Pino, quest’ultima neo assessore alla Cultura del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto che ha patrocinato gratuitamente l’evento.

A prendere per prima la parola è stata Maria Rosa Naselli, che ha ringraziato i presenti ed anche l’autrice. Subito dopo, è toccato all’avv. Angelita Pino, al suo primo intervento pubblico dopo la nomina istituzionale. Ha ringraziato l’autrice, ma anche la Smasher per aver da 14 anni operato attività di tipo culturale, formativo, sociale e solidaristico sul territorio di Barcellona Pozzo di Gotto. La neo assessore ha avuto per la Smasher parole che in tanti altri in questi anni hanno avuto, definendo questa bella realtà un “pregevole strumento culturale sul territorio”. Inoltre, l’avv. Pino ha ricordato un fatto alquanto incredibile – di cui abbiamo parlato anche nel nostro giornale – che ha riguardato l’ultima presentazione del precedente romanzo della Fasolo, effettuata a Messina. In quell’occasione, infatti, Giulia Carmen Fasolo ha donato oltre 16 vocabolari della lingua italiana, sorprendendo i presenti e soprattutto ricordando, come ha fatto anche sabato l’avv. Angelita Pino, il valore delle parole, come simbolo del contrasto alla superficialità e alla pochezza.

La parola è tornata a Maria Rosa Naselli che ha voluto condividere con tutti i presenti la lettura che ha fatto del libello. Ha innanzitutto precisato che l’autrice, prima ancora di essere una editrice e una scrittrice, è una “raffinata” lettrice. Poi ha ricordato la prima presentazione – ad un anno di distanza esatta – del romanzo che così tanto successo ha portato all’autrice. Ha definito l’autrice una guerriera, una donna forte e battagliera, che “non la manda a dire”. Ecco perché la comunicazione della pubblicazione di poesie, con tema principale l’amore, l’ha lasciata un po’ sorpresa. Sorpresa superata però dopo la lettura, che ha mostrato un nuovo volto – intimo e personale – dell’autrice. Per Maria Rosa Naselli, inoltre, il tema principale di “Poesie d’amore incompiute” è il silenzio, “un silenzio che ricorda la profondità dell’animo, che racchiude e suggerisce parole forti e molto spesso laceranti, sofferenti”. Nei versi, l’autrice “si identifica con la tempesta, l’acquazzone, il vento e confessa di possedere tante porte, ogni porta è una difesa dalla sofferenza”. Nella raccolta sono adoperati tanti termini legati alla natura, per esprimere lo stato d’animo. Le similitudini, necessarie per esprimere i motivi dell’anima, riguardano i sentimenti teneri che però sono preludio di un amore intenso. Un’altra immagine che ha colpito Maria Rosa Naselli è racchiusa nel verso che ricorda la foglia che cade e l’albero la dimentica. Naselli sottolinea come mai aveva pensato a questi termini, cioè alla foglia che si stacca dall’albero e viene dimenticata dallo stesso.
A chiusura della silloge, l’autrice in tre versi lascia un messaggio ai suoi lettori: in realtà, la perdita non esiste, perché ciò che si è provato fa sempre parte di noi, non rappresenta altro che il riassunto della nostra esistenza.
A prendere la parola è stata subito dopo Palmira Mancuso, che ha sottolineato che l’amore non esiste perché ricambiato necessariamente, ma esiste a prescindere perché lo proviamo. L’incompiutezza è, infatti, uno dei concetti sui quali la stessa Mancuso ha voluto soffermarsi. Che però non è legata alla poetica della nostra autrice, ma è legata all’esistenza.
Gli interventi sono stati intervallati dalle letture magistrali di Raffaella Campo che ha deciso, fuori programma, di intervenire e di comunicare il suo apprezzamento sulla poetica di Giulia Carmen Fasolo. Ha sottolineato i richiami montaliani, ma anche il talento poetico dell’autrice anche nella sua capacità di non limare e intervenire sulla poesia scritta.
La parola è passata poi a Giulia Carmen Fasolo che ancora una volta ha stupito per la semplicità con cui ha raccontato la nascita del volumetto. Ha voluto ricordare la figura del maestro Mariano Pietrini, indimenticabile padre del Parco Jalari. Infatti, una volta, durante una visita al Parco fatta con il filosofo Carmelo Maimone, Mariano invitò la nostra autrice a mettersi in uno spazio da lui creato, vicino alle pietre, di fare silenzio, chiudere gli occhi, allargare le braccia e ascoltarsi. Quello fu il momento in cui Giulia Carmen Fasolo si disse che “se Mariano era riuscito a parlare con le pietre”, anche lei poteva provare a parlare con se stessa, che è poi quel processo  introspettivo che ciascuna persona dovrebbe fare per rappresentare finalmente a sé i propri sentimenti e il proprio animo. Poi ha raccontato l’uso delle parole, l’importanza di definirsi fragili e fare pace con tutti gli aspetti, anche quelli più sofferenti, di noi stessi. Ancora una volta, attraverso un linguaggio semplice e diretto ha commosso i presenti, sottolineando che i rapporti sono difficili da costruire, anche per gli equivoci provocati dalle parole, ma che non è affatto impossibile.
L’incontro si è chiuso con gli interventi non programmati di Vittorio Basile, Cristina Perdichizzi e Ilenia Torre, che ha ricoperto in modo brillante la carica di assessore alla Cultura anche quando l’evento era in fase di programmazione.