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Nel tardo pomeriggio di venerdì 26 novembre 2021 presso l’Aula magna del Liceo Classico “L. Valli” di Barcellona Pozzo di Gotto si è svolto il convegno organizzato dalla Fidapa BPW-Italy sezione di Barcellona sul tema “La violenza di genere: un crimine senza confini”.

L’evento ha avuto inizio con la visione di un video sulla scottante ed attuale tematica. Subito dopo ha preso la parola la Presidentessa  Dott.ssa Adriana Cicirella che ha salutato le socie, gli ospiti, l’Assessore alle Pari Opportunità Viviana Dottore e la stampa presente in sala. Quindi ha presentato i relatori la Dott.ssa Ilaria Marotti, Consulente di Diritto internazionale Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, la Prof.ssa Lina Panella, Ordinario di Diritto internazionale all’Università degli Studi di Messina, ed il moderatore Prof. Roberto Amagliani, Ordinario di Istituzioni di Diritto Privato all’Università degli Studi di Messina. “Fare questo convegno mi fa tornare indietro agli anni in cui ragazza frequentavo il Liceo Valli che è cambiato, perché adesso è più curato, ma come allora mi interesso degli stessi problemi.” La Cicirella si è poi soffermata sulle battaglie della Fidapa, parlando della fondatrice e dei  valori sui quali l’associazione si è sempre fondata ed ha ricordato come la Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne sia stata istituita nel 1999 per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema, e fu scelto proprio il 25 novembre poiché in questo giorno nel 1960 nella Repubblica Dominicana furono uccise 3 attiviste, le sorelle Mirabal. Bloccate sulla strada mentre andavano a trovare  i loro mariti anch’essi attivisti, sono state seviziate, violentate, uccise e buttate in un burrone per simulare un incidente.

A seguire è intervenuta l’Assessore Viviana Dottore che, dopo aver salutato i presenti, ed aver ringraziato per l’invito ha affermato: “Questa è una tematica della quale se ne deve parlare sempre. Ieri ho avuto il piacere di avere con me la vostra presidente nell’evento organizzato dal Comune, dall’Assessorato alle Pari Opportunità, ed ho invitato i ragazzi ad affrontare la questione partendo dal concetto di  l’educazione all’amore sia dal punto di vista maschile, che femminile. Se noi donne fossimo educate ad amarci non penseremmo che chiedere aiuto sia un gesto estremo, occorre andare a denunciare. E se effettivamente i ragazzi fossero educati a ciò, capirebbero che la donna va lodata nella sua essenza. Il rosso è purtroppo il colore del sangue versato, ma vorrei dire alle ragazze che il rosso dovrebbe ricordare il colore di un rossetto, di un mazzo di rose. Porto i saluti dell’intera Amministrazione e in modo particolare del Sindaco Pinuccio Calabrò.”

Quindi ha preso la parola il Prof. Amagliani che ha ricordato di aver già partecipato ad eventi della Fidapa come relatore: “Oggi invece non so molto su questo argomento, spero di non dover moderare perché le due relatrici non si faranno moderare da me almeno la Dott.ssa Panella. Di violenza di genere occorre parlarne molto perché quello che si fa spesso è rimuovere, dicendo ‘a casa mia questo non si fa’, ‘non ho mai dato neanche uno schiaffo a mio figlio’. Cerchiamo di rimuovere come se il problema riguardasse solo gli altri e non noi. La violenza di genere è molto diffusa. Io sono un privatista e mi sono sempre occupato di diritto di famiglia, continuo a occuparmene e a scrivere. Nel 1975 arrivò la Riforma del Diritto di Famiglia nello specifico la Legge 151 che ha un ruolo molto importante. La collocazione della donna come angelo del  focolaio nella pratica porta avanti il concetto che la donna deve stare a casa, fare la calza e quant’altro. Progressivamente vi è stato un avanzamento, quasi tutte le donne lavorano e nel Mediterraneo svolge anche un doppio lavoro curando anche la famiglia, ma venendo pagata solo per uno. Nonstante tutte le conquiste avute, ancora oggi non si può dire che la donna abbia un posto paritario all’uomo Questo è il problema della violenza di genere, di porre la donna in un ruolo subordinato. Il giurista non si occupa del risvolto sociologico, prevenzione, tutela, sanzione. Ma  neanche il profilo giuridico è abbastanza. Il problema deputato alla scuola e all’università ed è anche un problema culturale. Bisogna parlarne in continuazione. Non bisogna affrontarlo come un problema emergenziale perché finita l’emergenza si pensa che tutto si sia risolto. Dev’essere affrontato come un problema della quotidianità.”

Molto attesa la relazione della Prof.ssa Lina Panella che si è subito soffermata sull’attuale situazione in Afghanistan con il potere in mano ai Talebani che ha portato la situazione delle donne indietro di 50 anni, basti pensare al caso della tennista trovata morta nel suo ufficio: la sua allenatrice ha accusato apertamente i Talebani che da parte loro si sono dichiati innocenti. Chiarire quale sia la verità spetta alla giustizia afgana. Le posizione verso le donne in questo paese è totalmente negativa, pensate che hanno chiuso il Ministero per i Diritti delle Donne sostituito dal ‘Ministero della promozione delle virtù e della prevenzione del vizio’. Già il nome è tutto un programma. L’ufficio che si occupa di ciò è l’ufficio della moralità. Che compito ha questo ufficio? Costringere tutti gli uomini a non tagliarsi la barba, a seguire le cerimonie religiose, ma soprattutto ad impedire alle donne di uscire per strada se non sono accompagnate da un parente. Ma ciò che è più grave il comportamento contro l’emancipazione, perché se le donne studiano possono diventare più pericolose. Quindi scuole chiuse per ragazze e studentesse. Le docenti donne non insegnano perché mandate a casa. Sono stati aboliti tutti gli sport. Invece i Talebani agli occhi del mondo vogliono passare per pacifici e in continuità col vecchio governo. Pensate, è stato proibito alla donna di andare in bici, evidentemente come si legge nel decreto perché andandoci  non  si è più vergini. Ma potremmo parlare di altri stati vicino a noi in cui si fanno mutilazioni genitali femminili che purtroppo sono arrivati anche qui,  in paesi più evoluti, ciò perché i flussi migratori portano con se le tradizioni. Sembra incredibile ma in questo momento il paese in cui si adottano più mutilazioni genitali femminili è la Svezia. Questo fenomeno è veramente internazionale. Dobbiamo cercare gli strumenti per prevenire  questo fenomeno tramite le norme internazionali. Proprio a questo proposito le Nazioni Unite si sono attivate per scegliere una data  in cui in tutto il mondo si parlasse della violenza contro le donne. Molto spesso anche gli organi giudiziari preposti a giudicare un delitto di femmnicidio chiedono: “Ma com’era vestita la vittima? Che tipo di atteggiamento aveva”. Addirittura vi è stata una frase di una giornalista che ha fatto clamore perché ha testualmente detto: ‘Forse aveva esagerato e ha esasperato il partner”.

Non è necessario fare una festa per le donne, ma ce ne dobbiamo ricordare 365 giorni l’anno. Questo strumento è la Convenzione di Istanbul è sulla violenza domestica: per la prima volta viene usato questo termine. Pochi la conoscono, la Turchia è stato il primo paese ad adottarla e il primo a uscirne fuori con procedimento anticostituzionale, una lettera di Erdogan. La motivazione è stata che la Convenzione mina la famiglia e favorisce l’omosessualità. Perché se si mette in discussione la famiglia il contraltare è l’omosessualità. Vi rendete conto come questa convenzione sia importante, perché la violenza di genere è una violazione dei diritti umani. Noi non dobbiamo considerare la violenza contro la donna, come  quando si dice non si uccidono i Panda, ma come una violenza contro l’umanità. Questa Convenzione considera la violenza sulle donne un crimine internazionale e parla di violenza domestica  anche da persone non conviventi, ex mariti, ex fidanzati che non dividono più lo stesso alloggio. Nel periodo Covid si è visto come il ricorso alla Convenzione di Istanbul sia stato sempre più sentito. La violenza non è solo il femminicidio, quella è la punta dell’iceberg, ma vi sono anche atteggiamenti che non permettono alla donna di esprimere la propria personalità. In Italia c’è stato un aumento del 73%  perché oltre al fatto di stare sempre in casa si accompagnava anche la perdita del lavoro dell’uomo, che creato disagio. Le vittime non sono solamente le donne, ma anche i bambini che molto spesso assistono impotenti. Occorre la politica delle 4 P: prevenzione, politiche integrate, punizione e possibilità di accudire queste persone. Tutti gli stati devono prevedere una serie di reati, perché una cosa che non è reato non è punibile. La donna che subisce violenza deve essere  libera di denunciare e quindi deve essere protetta. La donna non denuncia perché non conosce le conseguenze di questo suo gesto. Quindi devono essere messe in campo politiche di protezione, case d’accoglienza dove si possa esser protette, misure quali l’allontamento del minacciate, la protezione dei bambini e tutto questo si può fare con l’aiuto delle autorità statali  perché questa Convenzione mette non solo a disposizioni agenzie ma anche parlamenti per casi del genere. Soprattutto per evidenziare le carenze strutturali di un determinato sistema.

Il reato di stalking è stato inserito in Italia nel 2009. Cos’è? È la sindrome del molestatore assillante, la segue ovunque, le telefona sempre, non permettendo alla donna di avere una vita normale. Importante il cosiddetto Codice Rosso del 2019 che modifica il Codice di Procedura Penale, uno dei nuovi reati è il ‘Revange Porn’, ossia publicizzare dei video di filmati sessualmente forti all’insaputa della donna, questo avviene sopratutto con le ragazze che usano di più di noi i social. Altro aspetto è aver deformato l’immagine di un’altra persona, ad esempio casi dell’acido buttato in faccia o l’olio; prima venivano considerati come lesioni gravi ora è un reato. Quel che è importante è che questo Codice Rosso stabilisce delle misure per accelerare i provvedimenti: il Pubblico Ministero ha tre giorni di tempo per intervenire e spesso in alcuni tribunali non si riesce a seguirle per mancanza di tempo, perché passato quel termine è difficile intervenire. Altro aspetto è il braccialetto elettronico che permette di tenere lontana la persona del molestatore, ma anche qui vi sono critiche molto spesso non funziona. Occorre ancora fare tanto,l’80% dei licenziamenti effettuati durante il Covid riguarda donne, anche questa è violenza. Soltanto con la cultura e con la conoscenza, con incontri come questi di divulgazione forse riusciremo a superare questo gap.

Dopo questo lunghissimo e accurato intervento è seguito quello della Dott.ssa Ilaria Marotti, che ha affrontato il tema dal proprio angolo visuale: “Nel mondo la violenza sulle donne interessa una donna su tre e purtroppo l’Italia è in  linea con ciò. Questi dati  però non evidenziano altri aspetti come ad esempio la violenza economica. La violenza sulle donne può assumere un  aspetto piramidale. Alla base della piramide c’è il linguaggio sessista, al centro la differenza salariale e all’apice il femminicidio. Fra questi fenomeni è possibile rintracciare una radice prettamente culturale, sociale che si basa su norme patriarcali. Alla donna si tendono ad associare delle caratteristiche di cura del nucleo familiare, mentre all’uomo quelle del sostentamento economico e non. Le bambine già dall’infanzia vengono educate ad esser gentili, a modo; mentre per i ragazzi si valorizzano caratteristiche quali forza, ricerca del nuovo. Ha quindi illustrato i dati della Commissione Europea. La rete Dire composta da 84 organizzazioni sul territorio italiano gestisce 100 centri antiviolenza, 54 case rifugio e accoglie ogni anno 21000 donne. Nella violenza di tipo economico alla donna viene negata la libertà. Fra le cosidette sopravviventi di violenza una su tre  ha reddito zero cioè non ha sostentamento economico e meno del 40% può contare su un reddito sicuro. Naturalmente uscire da queste dinamiche diviene ancora più difficoltoso. Il numero delle chiamate al 1522 è aumentato nel periodo del loockdown dell’80% rispetto al 2019. La violenza segnalata è soprattutto di tipo fisico nel 47% dei casi. Quasi un caso su 2 è violenza fisica, il 50% sono soggette a violenza psicologica.

Nel 2020 il numero dei femminicidi è di 112 donne ossia 1 donna ogni 3 giorni viene uccisa. Il femminicidio è un fenomeno costante, l’88,3% è stata uccisa da una persona sconosciuta. L’omicidio di una donna ha in se le radici culturali dell’imposizione del potere dell’uomo . Dai dati del Ministero dell’Interno del 2020 il 64% è vittima di una persona sconosciuta non identificata, solo il 5 % è ucciso da un partner o un convivente per le donne invece il 61 %  è uccisa da un partner cioè una su 3. Il femminicidio è all’apice della piramide. Il contrasto a questa violenza deve avvenire sia a livello giuridico col diritto internazionale, ma occorre anche un cambiamento che culturale. È  necessario rovesciare l’assunto che basti proteggere le donne, è importantissimo proteggerle certamente, è fondamentale fornire loro gli strumenti per potersi emancipare, attraverso i finanziamenti dei centri antiviolenza, delle case rifugio. Ma è anche importante che si sovverta l’idea che pone l’uomo in superiorità rispetto alla donna attraverso attività di educazione delle scuole. Protector your doter  proteggete le vostre figlie che è stato sovvertito in education your son educate i vostri figli, io aggiungerei anche la società tutta. Non sarà più necessario  proteggere le figlie quando saranno tutti educati. Servono attività di prevenzione ad esempio campagne di sensibilizzazione ma anche la riduzione delle ore di lavoro non retribuito e suddiviso in modo equo tra uomo e donna. Servono anche i termini giusti usati per la violenza di genere, partendo dai media che danno a tale violenza una connotazione romanticizzata, come un raptus, l’uomo ha ucciso per amore,  questo devia la società. La reintroduzione nelle scuole di ore di affettività e sessualità nei programmi scolastici e la formazione di professionisti specializzati. Un cambiamento è possibile solo se c’è anche un cambiamento culturale. È necessario che gli uomini stessi si attivino per ciò.

Dopo le  trattazioni del tema dell’evento vi è stato un breve dibattito. Infine ha portato un saluto finale la Dirigente dell’Istituto Prof.ssa Pipitò: “Mi sento chiamata in causa perché noi siamo un’agenzia educativa di grande importanza e stiamo facendo di tutto io e miei colleghi per soddisfare le esigenze della società. Il soggetto è un essere umano, che sia uomo o donna e gode di determinati diritti e deve avere la consapevolezza di godere di determinati diritti. Questa consapevolezza chi deve dargliela? Deve darla la scuola. Come stiamo intervenendo? Da qualche anno è stata introdotta l’Educazione Civica, è una disciplina che interviene in maniera interdisciplinare. Lascia la possibilità di individuare delle problematiche che sono molto vicine ai giovani, devo essere il pilastro della loro educazione. Non c’è un docente della disciplina, ma tutti i docenti. Nello stesso tempo ieri abbiamo avuto con la Presidente della Fidapa Cicirella la  possibilità di ascoltare questi ragazzi che sembrerebbero refrattari invece abbiamo avuto una partecipazione e consapevolezza. Hanno riflettuto insieme a noi sulla violenza sulle donne. Bene avete detto voi che questo tema non va trattato solo il 25 o il 26 ma nel quotidiano e non soltanto in classe, ma anche nei corridoi. Osservando i nostri ragazzi possiamo avere modo di correggere alcuni atteggiamenti sbagliati. Anzi ringrazio la Presidentessa per aver scelto la nostra scuola per l’attività che andremo a affrontare il 1  dicembre per la campagna contro Aids, altra problematica che tocca da vicino i nostri ragazzi. Spero che questa collaborazione possa durare nel tempo, perché la scuola ha bisogno di quelle agenzie che concorrono sul territorio”. A conclusione la Presidente Adriana Cicirella ha affermato: “La nostra serata può considerarsi conclusa, grazie alle relatrici. Siamo davanti ad un’emergenza sociale, culturale, che richiede l’impegno di tutti. Grazie a tutti.” Le relatrici Lina Panella e Ilaria Marotti, l’Assessore Viviana Dottore e  la Dirigente Pipitò sono state  omaggiate di un mazzo di fiori, mentre al moderatore Prof. Roberto Amagliani è stato donato di un libro.

Un Convegno veramente bello e molto approfondito quello organizzato dalla Sezione barcellonese della Fidapa BPW-Italy e che abbiamo raccontato specificando minuziosamente i vari interventi delle qualificate relatrici, del moderatore, dell’Assessore, della Dirigente e della stessa Presidente Fidapa proprio affinché giungesse forte e chiaro il messaggio contro la violenza di genere anche a chi non era presente nell’Aula magna del ‘Valli’. L’auspicio è che dalle parole si passi ai fatti nel concreto della quotidianità, poiché le donne vanno rispettate ed amate 365 giorni l’anno.