Condividi:

Nell’ambito del Progetto 10.1.1A-FSEPON-SI-2019-325 “Diverso da chi?” Modulo “Diversità culturale” (intercultura e diritti umani), destinato alla classe III A della Scuola Secondaria di I Grado G. Verga, docente esperto prof.ssa Laura Lemmo Gallo, docente tutor prof.ssa Angela Mazzeo, il 23 ottobre 2021 gli alunni hanno incontrato Giulia Carmen Fasolo, operatrice all’ascolto e all’accoglienza del Centro antiviolenza di Barcellona P.G., quest’ultimo appartenente alla Rete Nazionale Antiviolenza “Frida Kahlo” Onlus. 

Gli obiettivi dell’incontro sono stati: far conoscere ai ragazzi le finalità, i compiti, le funzioni e l’organizzazione dei Centri appartenenti alla Rete Nazionale Antiviolenza; farli riflettere e aiutarli a superare i pregiudizi più comuni basati sugli stereotipi di genere; diffondere la cultura della non violenza nei confronti delle donne.

Riportiamo di seguito l’intervista degli alunni a Giulia Carmen Fasolo

D: Qual è il suo ruolo all’interno del Centro antiviolenza?

R: Io sono un’operatrice all’ascolto e all’accoglienza. Ho seguito dei corsi specifici per ricoprire questi ruoli. Accolgo, al telefono e fisicamente, insieme ad altre colleghe donne e ragazze che hanno subito o che subiscono violenze in qualsiasi forma.

D: Il Centro Antiviolenza può essere contattato telefonicamente in qualsiasi momento o c’è un orario da rispettare?

R: Il telefono di Frida è reperibile h24 al numero 3279879516.

D: Che tipo di maltrattamenti subiscono le donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza?

R: I maltrattamenti sono di vario tipo: violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenza economica, stalking e atti persecutori, violenza assistita sulle figlie e sui figli. La violenza fisica è ogni forma di intimidazione o azione che mette a rischio l’integrità fisica della donna. Sono compresi i seguenti comportamenti: schiaffeggiare, spingere, dare calci e/o pugni, morsicare, sputare, dare pizzicotti, minacciare, tirare i capelli, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, colpire con oggetti o armi, privare di cure mediche, privare del sonno, uccidere. La violenza psicologica comprende tutti quei comportamenti che ledono la dignità e l’identità della donna; ad esempio svalorizzarla, trattarla come un oggetto, attribuirle un’eccessiva responsabilità, indurle senso di privazione, distorcere la realtà oggettiva, incuterle una qualche forma di paura, ecc. Ha un grande potere distruttivo soprattutto quando si manifesta in sottili dinamiche comunicative. La violenza economica è ogni forma di privazione, sfruttamento e controllo che tende a produrre dipendenza economica o ad imporre impegni economici non voluti: impedire alla donna di lavorare, obbligarla a lasciare il lavoro o a non trovarne uno, controllare lo stipendio, controllare gli estratti conto, sequestrare bancomat e carte di credito, obbligarla a versare lo stipendio sul conto corrente dell’uomo, sfruttarla come forza lavoro nell’azienda familiare senza dare nessun tipo di contribuzione, escluderla dalla gestione economica della famiglia, costringerla a fare debiti, non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalla legge anche nei confronti dei/delle figli/figlie, limitare l’accesso alle cure mediche, tenerla in una situazione di privazione economica. La violenza sessuale è ogni forma di imposizione di rapporti e pratiche sessuali non desiderate. Lo stalking e gli atti persecutori consistono nel seguire ad esempio una donna nei suoi spostamenti, fare incursioni sul lavoro, controllarla e farla sentire in pericolo, inviarle messaggi, disturbarla continuamente sui social o con telefonate fino a spingerla a cambiare abitudini di vita, ecc. Con l’espressione “violenza assistita” si indicano quegli atti di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica compiuti su figure affettive di riferimento, di cui i bambini/le bambine possono fare esperienza direttamente (quando avviene nel loro campo percettivo), indirettamente (quando sono a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti. Molte di queste forme di violenza possono avvenire, e nella maggior parte dei casi è ciò che succede, nei contesti familiari. In questo caso, si parla di violenza domestica.

D: Se un uomo e una donna litigano e si offendono reciprocamente, si può considerare violenza di genere?

R: Si può trattare di conflitto. Per esserci violenza di genere, l’uomo deve agire con violenza sulla donna ritenendola inferiore perché donna. La violenza si basa su una disparità tra l’uomo e la donna, lasciando la donna su un piano inferiore.

D: E se una donna maltratta o aggredisce un uomo?

R: Esistono dei reati specifici come ad esempio aggressione, lesione personale…

D: In Italia, esistono leggi a tutela delle donne che subiscono violenza?

R: Sì, ce ne sono diverse, anche se spesso è complicata l’attuazione. Una delle ultime è la legge del 19 luglio 2019, n. 69, nota con il nome di Codice Rosso, a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze per atti persecutori e maltrattamenti.

D: Nei Pronto Soccorso degli ospedali, in che modo viene tutelata la privacy delle donne che hanno subito violenza?

R:  Il Codice Rosa è un percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato in particolare alle donne che hanno subito violenza allo scopo di tutelarne la privacy. Possono essere ascoltate in una stanza dedicata, senza che vi siano altre persone ad ascoltare. In ogni caso, si tratta di un protocollo dedicato a loro e quindi immediato.

D: Le volontarie del Centro devono avere una formazione?

R: Sì, la formazione delle volontarie del Centro antiviolenza deve essere specifica rispetto alla prevenzione e al contrasto della violenza contro le donne. La figura principale è quella dell’operatrice che viene affiancata da altre figure professionali per le consulenze gratuite, come ad esempio le assistenti sociali, le psicologhe, le avvocate, le pedagogiste familiari. Infatti, i Centri Antiviolenza offrono gratuitamente diversi supporti: accoglienza telefonica e in presenza, consulenza sociale, consulenza psicologica e legale, orientamento all’autonomia lavorativa e abitativa, e altro.

D: Esiste un numero verde gratuito raggiungibile da tutta Italia?

R: Il numero verde 1522 è gratuito sia da cellulare che da numero fisso. Rispondono delle operatrici ascoltando la richiesta della donna e informandola sul Centro Antiviolenza più vicino al luogo in cui abita.

D: Quali sono i giorni e le ore di apertura del Centro Antiviolenza?

R: Il Centro antiviolenza dev’essere aperto almeno cinque giorni a settimana, così la Conferenza unificata della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha stabilito nel 2014. Frida ha deciso di tenere aperta la sua sede tutti i giorni, inclusi i festivi, dalle 8.30 alle 20.30.

D: Sono tante le donne che si rivolgono a voi?

R: Purtroppo sì, sono davvero tante e arrivano da diversi Comuni della provincia di Messina, non solo da Barcellona Pozzo di Gotto.

D: Chi riceve maltrattamenti?

R: Chiunque può ricevere maltrattamenti. Solitamente, nei contesti più poveri la violenza è soprattutto fisica e/o sessuale; nei contesti dei ceti medio-alti la violenza è soprattutto di tipo psicologico, perché si tratta di uomini che hanno una certa posizione lavorativa e sociale e non vogliono perderla. La violenza psicologica purtroppo è più complessa da provare.

D: Il conflitto si può considerare sinonimo di violenza?

R: No. Il conflitto si solleva tra due persone che sono sullo stesso piano. La violenza sorge quando una persona vuole prevalere sull’altra.

D: Cosa si può fare per contrastare la violenza sulle donne?

R: Bisogna avviare un importante cambiamento culturale che deve partire dalle famiglie, ma anche dalla scuola. Educare i giovani a riconoscere e sradicare i retaggi culturali stereotipati. Aiutarli a comprendere che una relazione è un’unione fra due persone libere e uguali, basata sul rispetto reciproco e non sull’esercizio unilaterale del potere. Bisogna che imparino a saper accettare un no!

Cari ragazzi è stato un piacere dialogare con voi. Porterò con me il vostro ricordo. Sono certa che abbiate compreso che si può comunicare e dialogare in modi alternativi, senza ricorrere alla violenza.

Giulia Carmen Fasolo