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Nel giorno della Festa Liturgica la città del Longano rende onore alla Madonna del Carmine e presso il Santuario verranno celebrate Sante Messe alle ore 6.00 – 7.30 – 9.00 – 10,30 12.00 (con supplica) – 17.30 – 19.30. Ricordiamo che, nel rispetto delle norme anti Covid-19, saranno ammesse a ciascuna celebrazione 80 persone. 

Quest’anno non vi sarà la tradizionale Solenne Processione del bellissimo Simulacro della Madonna che si tiene tradizionalmente l’ultima domenica di luglio, per via delle note restrizioni che proibiscono questi momenti fino al prossimo ottobre. Ed allora abbiamo pensato di regalare ai nostri lettori un bellissimo ‘racconto’ scritto lo scorso anno dal Prof. Paolo Pirri, una straordinaria narrazione fra tradizione, fede ed emozioni di questa festa amatissima dai barcellonesi. Buona lettura e buona Festa a tutti.

“La festa della Madonna del Carmine” di Paolo Pirri. 

I ricordi della nostra vita si rincorrono e io amo raccontarli. Non lo faccio per nostalgia, né per malinconia, ma per la gioia di trasmettere e condividere il patrimonio della memoria. Il passato diventa presente, ricco di gioie e dolori, chiaro, splendido, come un cristallo prezioso da conservare e donare: sono verità e  bellezze che mai sfioriranno, che nessuno potrà mai rubare, che trasmettono valori e radici della nostra esistenza alle future generazioni. 

Rivedo e rivivo ancora le feste religiose più importanti, celebrate insieme a parenti ed amici.

La festa della Madonna del Carmine, chiamata: “A Bedda Pizzauttisi”, che ha sempre avuto luogo nella seconda metà del mese di Luglio, durava una settimana (oggi un paio di giorni) e chiamava a raccolta tutta la città e dintorni, anche per la tradizionale, famosissima “Corsa dei cavalli”, che si svolgeva lungo il torrente Idria. I preparativi cominciavano con la pulitura del fiume, dal ponte Idria al Buttisco, e la sua trasformazione in pista di terra battuta-rullata. 

Al Buttisco, quando non esisteva l’acqua corrente in casa, le nostre nonne andavano  per lavare i panni, accerchiando il forte, continuo getto d’acqua che si riversava sia nel fiume che sulla strada e dove anche noi bambini, nel periodo estivo, ci immergevamo per divertimento. Proprio di fronte, esisteva una casa di tolleranza, volgarmente “Bordello”, dove si esercitava la prostituzione, una delle “case chiuse”  abolite con la legge MERLIN nel 1958.

Per tre o quattro giorni, si assisteva alle prove, con scaramucce colorite iniziali tra i fantini, per infervorare gli spettatori, seduti sui muri che delimitavano la pista per tutta la sua lunghezza, o ospitati, da parenti ed amici, sulle terrazze che si affacciavano, a destra e a sinistra, lungo il fiume Idria. La corsa si concludeva il sabato pomeriggio con la proclamazione del vincitore, portato a spalle ed applaudito, lungo tutto il tragitto, dagli spettatori entusiasti, con conseguente invasione del fiume come in una corsa di Formula uno. La foto allegata, fornitami da Angelo Marchetta, può raccontare meglio di mille parole e dare dei nostri ricordi un’idea ben più precisa di quanto non possano fare le mie descrizioni.

Nelle prime edizioni, risultò, quasi sempre, vincitore e indiscusso protagonista Ciccio Giunta detto “Cannaluari”, agile e bravo, soprattutto quando cavalcava senza sella, “a pelo”. Era molto popolare per le sue battute colorite, per la sua vivacità in corsa e per la capacità di innervosire gli avversari. Nelle ultime edizioni, il piccolo Alberto Cambria, figlio del simpaticissimo Pippo, detto “U Malandru”, prese il suo posto sul podio dei vincitori. Alberto era giovane e leggero, vestiva da fantino: cappello molto aderente  con visiera, pettorina, foulard e pantaloni di seta bianchi che sparivano dentro gli stivali. CaImo e sicuro, come un vero campione, non stava seduto sulla sella ma piegato in avanti, poggiandosi  con i piedi sulle staffe, ammortizzava i sobbalzi dovuti al galoppo ed evitava di gravare eccessivamente sulla schiena del cavallo. A differenza di “Cannaluari”, non usava quasi mai il frustino, accarezzava il cavallo lanciandolo in corsa e vinceva. I Cambria, nella fattispecie gli indimenticabili don Nicolino e Pippo, aiutati dai figli e dagli appassionati, organizzavano il tutto, accanto alla chiesa dell’Idria. Nelle stalle di loro proprietà venivano ospitati i cavalli concorrenti, provenienti da diverse località siciliane.

Mi rivedo bambino sulla terrazza di mia nonna Tura, affollata da amici e parenti, e rivedo pure i preparativi dei dolci, biscotti, torroni, pignolata, pastiere e liquori, fatti in casa da mia nonna, mia madre e mia zia Angela per offrirli ai numerosi ospiti, amici e parenti, durante i giorni di festa. Una sorta di danza di mani e ‘mattarelli’ che mescolavano e modellavano gli impasti e le sfoglie. Sembravano muoversi a ritmo di musica, creavano forme diverse una dall’altra e, già prima che li infornassero, gli odori di zucchero, miele e cannella si spandevano per la casa e per la strada, facendo venire l’acquolina in bocca ai passanti. 

Le rivedo con i fazzoletti in testa e i grembiuli di tela bianca, infarinate, accalorate ed arrossate in viso per l’esposizione prolungata al calore del forno a legna, e risento ancora quegli indimenticabili profumi e sapori di dolci appena sfornati: crostate e biscotti caldi, mandorle e noci tostate, miele e cacao, che assaggiavo di nascosto insieme a mio fratello e ai miei cugini. Indimenticabili, poi, quelle ‘leccate con lo schiocco’ dei cucchiai di legno, con i quali raschiavamo tutto ciò che restava nelle ciotole usate per l’impasto. Quel rito di fare dolci in abbondanza, davanti a quel forno, veniva ripetuto in occasione della celebrazione della festa di Ognissanti, a Natale, a Pasqua e nelle feste di famiglia. 

Le messe preparatorie sono state sempre  celebrate tutti i mercoledì del mese ed il giorno della festa durante l’intera mattinata. 

La Madonna, maestosa con il bambino in braccio, sembra una mamma affettuosa, piena di bontà, di amabilità, di amore, di compassione per tutti. Ha un’espressione talmente bella da attirare a sé tutti coloro che la osservano, imponendo rispetto. Il suo sguardo, dolce e penetrante, e i suoi occhi la rendono più bella, potente, piena d’amore, materna, attraente. Quegli occhi sembrano parlare ai fedeli e donare serenità e amore. Un viso che incanta,  sazia e calma, rapisce, e fa bene al cuore. “Più la si guarda e più si desidera guardarla”: così mi dicevano mia madre e mio padre, ferventi fedeli della Madonna.

Veste un abito marrone scuro, semplice come quello che indossano ancora molte donne durante la processione, arricchito da filamenti argentati e dorati, il petto impreziosito dagli ori donati, negli anni, dai fedeli. Porta al collo e al braccio “l’abitino della Madonna”,  lo stesso che quasi tutti, da bambini e adulti, abbiamo indossato sotto gli indumenti in particolari momenti della vita. Con amore viene preparata tutti gli anni per la festa. 

Le numerose bancarelle invadevano Via Garibaldi e Via Risorgimento fino alla chiesa del Carmine. Cominciavano a vendere i primi giocattoli a batteria e i trenini elettrici, che erano giuochi preziosi e solo i bambini più abbienti li potevano avere. 

Ricordo perfettamente le riffe delle bambole con la prevendita di biglietti che non si esaurivano mai prima di far girare la ruota e proclamare il vincitore. I giuochi d’azzardo, come la roulette o le tre carte venivano attesi e provati da tutti, grandi e adolescenti (non esisteva ancora il divieto per i minori). Le passeggiate serali con i maestosi coni da passeggio e gli ‘schiumoni’ serviti ai tavoli diventavano momenti indimenticabili di vita e ci facevano sentire ricchi nababbi.

La processione domenicale per le vie di Pozzo di Gotto parte dal Santuario, sulla collina verde del Carmine, ed effettua soste ad ogni incrocio per dar modo ai fedeli di avvicinarsi per le loro offerte. Al rientro, dopo la messa, si tenevano due concerti bandistico musicali sul piazzale denominato Largo Ospedale  Cutroni Zodda ed in Piazza Santa Maria Assunta. 

Gli interminabili giochi pirotecnici, sempre diversi ed in concorrenza, per bellezza e durata, con quelli delle altre feste religiose, segnavano la fine della tanto amata, sentita, attesa festa della Madonna del Carmine.

(Foto di copertina di Pasqualino Raffa).