Condividi:

Antonio Catalfamo, poeta, critico letterario e docente universitario barcellonese, ha tenuto una lezione su Giovanni Verga, nel centenario della morte dello scrittore siciliano, all’Università della Terza Età di Barcellona Pozzo di Gotto. A introdurre i lavori è stata la prof.ssa Tanina Caliri, Rettrice dell’UTE, che si è compiaciuta per il rapporto di collaborazione con il prof. Catalfamo, iniziato già con la lezione su Bartolo Cattafi, ed ha auspicato che possa continuare proficuamente.

Antonio Catalfamo, nel suo intervento, ascoltato da un pubblico attento e qualificato, ha voluto evidenziare luci ed ombre del dibattuto che si è sviluppato, a livello nazionale, intorno al centesimo anniversario della morte di Verga, che ha riproposto i limiti della critica emersi nei decenni precedenti, segnatamente rappresentati dal tentativo di dare una lettura esclusivamente formale dell’opera verghiana, lungo la scia di “strutturalismo”, “post-strutturalismo”, “decostruzionismo”. Ha proposto, in alternativa, una interpretazione “integrale” di Verga, che valorizzi l’ “unità inscindibile” tra “forma” e “contenuto”, che, secondo De Sanctis e, dopo di lui, Gramsci, caratterizza le grandi opere letterarie.

Le letture formaliste, secondo Catalfamo, intendono eludere la spinosa questione dell’ “ideologia” dello scrittore siciliano, mettendo non solo “fuori campo”, ma anche “fuori gioco”, l’autore, analizzando i “testi” nella loro presunta “autosufficienza” ed “autoreferenzialità”, prescindendo dai “contesti” (storico-politico, economico-sociale, ideologico, culturale, letterario) in cui sono stati concepiti.
Catalfamo ha voluto, invece, soffermarsi approfonditamente sulla Sicilia, sulle sue dinamiche politiche, sociali, di classe, che circondano i due principali romanzi veristi dello scrittore, i “Malavoglia” e il “Mastro-don Gesualdo”, evidenziando come il pessimismo totale di Verga, in realtà, tradisca la sua appartenenza di classe all’aristocrazia borghese isolana, che si schiera non solo contro le spinte al rinnovamento che vengono dai ceti popolari, ma anche contro il processo di industrializzazione e di ammodernamento del Paese realizzato al Centro e al Nord dalla classe borghese in ascesa.

Catalfamo ha, dunque, precisato i caratteri “di destra” dell’ “ideologia” di Verga quale emerge dal complesso dei due romanzi sopra citati, ma anche dalla sua opera tardiva, “Dal tuo al mio”, che ha scarsa rilevanza artistica, ma che fa ben vedere il punto di sbocco del processo ideologico verghiano, nella fase che precede la prima guerra mondiale e il fascismo.
Tutto ciò non toglie che Verga sia stato un grande scrittore ed abbia dimostrato le sue spiccate doti letterarie ed umane, ricorrendo a tutta una serie di “espedienti” tecnici per dare al lettore l’ “illusione della realtà”. Catalfamo ha voluto analizzare, in conclusione, proprio l’aspetto stilistico, soffermandosi sulla soluzione originale che Verga ha dato alla “questione della lingua”, che in Italia si è protratta per sette secoli.

Con questa lezione Antonio Catalfamo ha richiamato l’attenzione sulla letteratura siciliana, di cui egli si è occupato ampiamente nei suoi studi critici, solcando tutti i secoli, dalle origini ai giorni nostri.
Fra l’altro, Antonio Catalfamo è autore di un volume intitolato “Verga verista: ideologia e forme narrative” (Edizioni Solfanelli, Chieti, euro 15), uscito recentemente, che può essere acquistato anche presso la Libreria Gutenberg di Barcellona Pozzo di Gotto.