Condividi:

L’autore barcellonese Pietro De Viola, da anni residente a Milano, sta riscuotendo eccellenti risultati ed è in corsa, con il suo più recente romanzo “Sale e sangria” (Oligo Editore) al “torneo letterario di Robinson”, inserto culturale del quotidiano “la Repubblica” che esce il sabato e si trova in edicola per tutta la settimana.

Proprio nella mattinata di sabato 9 luglio 2022, sono usciti i risultati e De Viola ha passato anche il secondo turno. Si tratta di un torneo ad eliminazione molto seguito che decreterà il miglior libro di narrativa italiana uscito nel 2021. “Sale e sangria” è fra i 500 titoli rimasti mentre ben 250 sono gli eliminati, compresi nomi di scrittori illustri fra i quali citiamo Fabio Volo, Domenico Starnone, Chiara Gamberale, Teresa Ciabatti, Enrico Brizzi, Andrea Vitali, Gianrico Carofiglio. Bizzarro il caso di personaggi famosi quali Pingitore e Nino Frassica, quest’ultimo eliminato sin dal primo turno con 0 punti.

Come ben si comprende quello di Pietro De Vita è un grande risultato e ci piace ricordare che il libro fu presentato dallo stesso autore proprio a Barcellona Pozzo di Gotto lo scorso anno e precisamente il 10 agosto 2021 presso il Bar DOP in un evento organizzato dal Rotary Club Barcellona, dalla Pro Loco ‘A. Manganaro’ e da Project Consulting.

Ma facciamo un passo indietro. Al primissimo lancio ANSA del 2 febbraio 2021 che preannunciava l’uscita del romanzo per l’11 dello stesso mese:

“Abbandonare le proprie certezze, abbracciare la confusione, sbagliare e poi ritrovarsi, per poi scoprirsi innamorati. E’ il racconto di un viaggio esistenziale prima ancora che fisico il romanzo “Sale e sangria. Romanzo di perdizione, gioventù e amore”, scritto da Pietro De Viola e in libreria con Oligo Editore dall’11 febbraio. Dopo l’esordio con “Alice senza niente”, scaricato da 35.000 lettori prima di giungere in libreria per Terre di Mezzo editore nel 2011, lo scrittore siciliano torna di nuovo a parlare dei giovani, dei loro sogni e delle loro paure. Al centro del romanzo c’è Michele, studente partito da uno sperduto paesino della Sicilia e approdato a Barcellona grazie alla borsa di studio Erasmus: il ragazzo ha l’obiettivo di intervistare Celestino Flores, un ex stampatore anarchico, per compilare una breve tesi sugli anni del franchismo. L’impresa però si rivela non semplice, perché l’uomo cambia sempre discorso divagando in altre storie. E il giovane Michele, inesperto, armato di provincialismo e disillusione, convive con la paura di non poter rimandare il servizio militare se non riuscirà a passare l’esame. Intanto però sarà protagonista di una serie di avventure bizzarre nel corso di un’esperienza formativa fondamentale, che gli farà scoprire molto sul mondo e su se stesso regalandogli anche l’amore. (ANSA).

Da quel giorno questo libro ne ha fatta di strada e… continua a cavalcare instancabile. Prima di lasciarvi ad una carrellata di recensioni tratte dal Blog del giornalista Dell’Arti, pubblicate su “la Repubblica”, vogliamo augurare a Pietro De Viola ed al suo bellissimo romanzo “Sale e sangria” ulteriori grandi successi manifestandogli il sostegno da parte della sua Barcellona Pozzo di Gotto, fiera di questo suo figlio che si sta imponendo in modo così incisivo nel panorama letterario nazionale. Ad Maiora Semper!

 

Recensioni

 

“Sale e sangria” mi ha stupito. Dico questo perché all’inizio della storia, e per lunghe pagine, il protagonista suscita quasi antipatia a causa della sua frivolezza, della sua spensieratezza eccessiva. Michele Tuca, originario di un piccolissimo paese della Sicilia, ha 25 anni, ma sembra un adolescente, e contro ogni aspettativa, parte per fare un Erasmus a Barcellona. In mente ha solo due obiettivi: evitare il servizio militare e andare a letto con quante più ragazze possibili. Per tutta la prima parte del romanzo, quindi, lo scenario è quello tipico dell’Erasmus: feste, alcool, poco studio e tanto sesso. La narrazione, fatta dalla voce del protagonista, è coinvolgente, ironica e la goliardia la rende divertente tanto che, ad un certo punto, quasi senza accorgersene, pur non condividendo nulla con Michele, men che meno il suo “stile di vita” ci si ritrova immedesimati.
Forse non è vero che non si ha niente in comune con lui, ma questo lo si scoprirà soltanto dopo, quando Michele per primo, rimettendo insieme i pezzi della sua esperienza, capirà qualcosa in più di se stesso e diventerà un uomo.
Due cose saranno fondamentali nel suo percorso di maturazione: lo scoprirsi innamorato e l’amicizia con il vecchio anarchico Celestino Flores il quale gli insegnerà cosa significhi essere vivi per davvero.
Mariagrazia Olivieri

 

* * *

 

E un libro avvincente, ma fin qui questa caratteristica appartiene a molta produzione letteraria. Quello che lo caratterizza oltre all’argomento della narrazione, aderente a molte possibili realtà, è il lessico apparentemente semplice, privo di orpelli, arguto, spesso erudito, le perle di saggezza le troviamo in tutti i capitoli, a volte sono vere e proprie illuminazioni. E un racconto a tratti potente, intenso, di sentimenti forti che affiorano. Vi è la realtà della quotidianità, che vivi, ma intimamente rifiuti, detesti, anche se ti permette di appartenere alla schiera dei privilegiati, ma sono poi davvero tali, si chiede il protagonista e con lui il lettore? Le parole di Celestino Flores sembrano individuare linee di confine tra il vivere e il sopravvivere. E’ opprimente, avvolgente il senso di frustrazione, estraniamento, dal lavoro, dal sesso, dalla VITA: ma sa anche essere ironico, l’ironia a volte fa il paio con tristezza.

“Quando lascerai che sia il calendario a regolare la tua vita, allora sarai morto. Se aspetti la domenica per sentire la festa nel tuo animo, se rimani in attesa del sabato per sentirti un po’ più folle e virilmente capace, se rimandi al lunedì l’inizio di una nuova vita o l’elaborazione di nuove e inaudite strategie… è segno che sei morto”.

“Io non aspettavo altro. L’ho stretto a me, lui mi ha stretto a sé. Ci siamo fatti un pianto tanto intimo, liberatorio e familiare che alla fine è stato come se tra noi vi fosse stato non sesso, ma vero amore. Volevamo quasi congratularci a vicenda per le rispettive prestazioni

Queste due brevi frasi, e le molte altre presenti in tutti i capitoli, estrapolate da contesti più articolati, da sole ne giustificano la lettura.
Un’ottima lettura

Andrea Marcuz

 

* * *

 

Una storia di formazione, un racconto di quanto possa essere complessa (ed entusiasmante) la giovinezza. La scrittura di questo romanzo rende l’idea di questa complessità, con toni mai banali.

Michela Bozzano

 

* * *

 

Potremmo cambiare il titolo “SaleESangria” con “Italiani in Erasmus”. Il racconto si snoda attraverso una serie di luoghi comuni su quello che ci si aspetta faccia un universitario proveniente da uno sperduto paese del sud, addirittura la Sicilia, in una città come Barcellona, in un goliardico ambiente internazionale, ma in realtà, estremamente provinciale. E’ una storia delle prime volte: in aereo, con l’alcool, nel sesso, nel sesso a tre. Ma anche la prima volta in una relazione che fa battere il cuore ma a cui non si sa dare un nome. Una tesi di esame diventa l’occasione per affacciarsi ad un mondo nuovo, ad una dimensione diversa, quella della vecchiaia, che, tuttavia, non appare molto diversa dalla condizione emotiva del protagonista. Non è chiaro perchè Celestino parli di tutto, tranne che del tema del lavoro da svolgere: il dopoguerra. Lo svelerà in una lettera (altro luogo comune: scrivendo si dicono verità che la parola non riesce a far venir fuori. Ma è un luogo comune?).
Ritroviamo Miguel anni dopo, ormai uomo in carriera, che ripensa alla sua Viola e riceve la notizia della sua morte. E qui il romanzo trova finalmente, forse, un guizzo di originalità. Alla ricerca del tempo perduto, Miguel troverà un blog di Viola che gli farà vedere la propria storia di amore con gli occhi dell’altra, fino a scoprire che non è morta. La rivedrà in un incontro di cui, io lettrice, percepisco soltanto la profonda alienazione.
Personaggi ricchi di contrasti con personalità

Sara Giannetto