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La verità dell’artista messinese Luigi Ghersi, sarà sintetizzata in occasione della mostra evento con 45 disegni autografi di piccolo formato, qualche eccezione di medio formato e diverse prove d’autore. Un racconto poetico, intimo e sincero è quello che viene fuori dalla matita, carboncino o sanguigna, inseparabile compagna di vita dell’artista messinese. Quelli in mostra saranno tutti disegni autografi; disegni preparatori di opere più complesse realizzate negli anni o studi di particolari anatomici o prove di future possibili ambientazioni. Sono tutte rappresentazioni coerenti, costanti della sua produzione pittorica, manifesto dei suoi principi riconoscibili nel suo personalissimo linguaggio figurativo. Dalla guerra alla corrida, dal toro al cavallo, dagli appunti concettuali
all’ulivo e la Capra, datati 2018.

La mostra La verità nel disegno di Luigi Ghersi curata dall’architetto Rosario Andrea Cristelli con la collaborazione di Sara Fraga Pérez sarà inaugurata sabato 24 novembre 2018 nella sede espositiva di Piazza stazione 17 a Barcellona Pozzo di Gotto e sarà preceduta dal convegno che a partire dalle 16,30 presso l’auditorium del Parco Comunale Maggiore Giuseppe La Rosa.

Sarà presente l’autore. Interverrà l’Amministrazione Comunale che conferirà una targa alla carriera, la professoressa Tanina Caliri, la Dottoressa Barbara Fazzari, il curatore architetto Rosario Andrea Cristelli con Sara Fraga Peréz e la moglie dell’artista, musa ispiratrice e modella Linuccia Fazzari. L’evento è Patrocinato dall’Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto e dall’Università della terza età, Dall’Ordine degli Architetti della provincia di Messina e dalla Fondazione Architetti nel Mediterraneo di Messina. La mostra rimarrà aperta fino a domenica 2 dicembre e sarà visitabile tutti i pomeriggi dalle 17,00 alle 20,00 e la mattina su prenotazione. Infoline 329.3348123.

La verità di Luigi Ghersi
di Rosario Andrea Cristelli
Cavalli, tori, crocifissioni, guerre e terremoti: la violenza e la sofferenza prendono forma nelle opere di Luigi Ghersi.

Oltre alla tecnica, sin dagli esordi, la verità caratterizza i suoi lavori. Dall’analisi delle opere diFrancisco Goya a quelle di Picasso, attraverso lo studio della brutalità di Francis Becon, Ghersi dà forma all’impeto e al dramma della società contemporane. La costante ricerca della figura, la linearità dei mezzi espressivi, l’essenzialità, la materia, l’elemento povero e grezzo, la sovrapposizione di superfici, la purezza della scena ambientale in cui vive ancora oggi Luigi Ghersi, contribuiscono alla realizzazione della sua verità figurata, di rara bellezza evocativa. L’orrore umano e non solo, si esprime attraverso un raffinato simbolismo. Lo strazio che l’uomo infligge ai propri simili, ma anche agli animali, lo tormenta e lo turba costantemente. Saranno proprio gli animali lo strumento iconico usato come medium, come sinonimo di sentimento, come espressione viva, eloquente. L’umanità torturata, la ferocia, il dolore, il dato reale della sofferenza, le vittime del terremoto catapultate fuori dal cavallo di Troia che simboleggia quel il terremoto che nel 1908 devastò Messina, la sua città natale, nel 1908. La pittura di Ghersi è una verità espressiva cruenta, costantemente rappresentata tra corride e crocifissioni, arene del dolore umano e animale, allegoria della sofferenza, fisica e psicologica, culturale e sociale. Luigi Ghersi è un artista classicamente moderno, un “artigiano della figura” che attualizza la scena classica attraverso la metafora per lasciare un messaggio profondo. Sempre coerente con la ricerca artistica di una lunga e travagliata vita,a Ghersi unisce il dato reale del naturalismo al dato psicologico, rappresentando, con l’aiuto della metafora e del simbolismo, la cruda realtà. C’è molto in Ghersi del Naturalismo di stampo francese della seconda metà dell’Ottocento. Lo scrittore naturalista, come Ghersi, cercava di esprimere la realtà nel modo più oggettivo possibile, lasciando alle cose e ai fatti stessi narrati, e quindi all’osservatore, il compito di denunciare il degrado e le ingiustizie della società. Narrazione come denuncia collettiva, che, pur partendo dalla descrizione dei fatti attraverso i temi della vita quotidiana , li trascende fino a diventare“simbolo”. Ghersi studia Diego Velasquez che suscita forti emotività e ripropone ad esempio Las Meninas, capolavoro del 1656, in cui lo spazio reale e quello immaginario si declinano generando una terza spazialità complessa, atemporale, quella della psiche, cui l’autore messinese aggiunge la figura mitologica del minotauro per amplificare la crudeltà già conclamata nelle opere di Francis Bacon e la drammaticità di Pablo Picasso quando, nel 1937, compone Guernica. Luigi Ghersi asseconda sempre l’esigenza di manifestarsi attraverso quel simbolismo che si palesa spesso con temi religiosi, comprensibili a tutti, come quello della passione di Cristo.

L’artista, pur partendo dall’iconografia sacra tradizionale, si confronta con la forza espressiva del trasgressivo Bacon, fino ad inquadrare le sue opere “religiose” alll’interno di vicende storiche contemporanee, fortemente drammatiche e devastanti, come il nazismo e il fascismo. Bacon era intervenuto certamente in maniera più drammatica sulle sue opere, stravolgendole anche dall’interno, disfacendo la materia e quindi la figura, per rappresentare l’incertezza dell’esistenza, attraverso la carne ferita, registrando un sanguinoso impatto con la realtà. Come Bacon, Ghersi indaga l’inconscio umano, la sua tensione, la sua sofferenza e quando elabora un’immagine pittorica già nota, la assume non come modello, ma come mezzo critico, come strumento per veicolare il suo messaggio. Non vi è in Ghersi però quella scomposizione della scena tipica di Bacon, che corrompe la sua opera. fino a renderla brutale, creando sgomento nell’osservatore che legge quella realtà marcia e ripugnante. Fondamentale nelle opere di Ghersi è la rilettura del mito per veicolare messaggi assoluti e non per questo meno attuali: in un disegno del 2004, ad esempio, rappresenta il rapimento di una Ninfa ad opera di un Centauro, racconto che simboleggia la barbarie e la brutalità contro la purezza e la bellezza.  Luigi Ghersi non si è fatto mai scalfire dalle mode rivoluzionarie che hanno messo in crisi le cifre linguistiche della classicità; ha preferito essere moderno nel significato, ma tradizionale nella forma se pur contemporaneo nella sostanza, col suo messaggio di verità, sempre attuale e fortemente identitario. Ha dialogato con le opere di Francisco Goya, Diego Velasquez, Pablo Picasso, Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Francis Bacon, Alberto Burri e  Marino Marini sicuro del fatto che il futuro si radichi per buona parte nel passato.

Come ha scritto la moglie, modella e musa ispiratrice di sempre, Linuccia Fazzari nel 1979, in occasione del catalogo di una mostra al Centro Culturale Cavallotto di Palermo: “Proprio in questa ansiosa ricerca Ghersi ha sentito il bisogno di scavare nell’arte delle epoche forti con la consapevolezza che non è sradicandosi e facendo tabula rasa che si costruisce il futuro.” L’interrogativo sul senso della vita lo porta al riscatto espressivo, attraverso figure emblematiche che dominano il mostruoso impeto, l’ambiguo, l’informale.

Appropriata la citazione di Francis Bacon presa in prestito da un catalogo del 1974 in un testo a firma del critico Dario Micacchi in cui l’artista affermava che “Abbiamo tutti bisogno d’essere coscienti del disastro potenziale che ci aspetta al varco in tutti i momenti della giornata”. Lo studio di via Romagnosi a Messina lo rispecchia, fatto di pochi elementi, utili e necessari per il lavoro di artista-artigiano, specchio di quella verità interiore che l’artista etico ha saputo donare ai suoi osservatori, coerentemente per tutta la sua vita e continua ancora a farlo con un’energia strepitosa; lo testimoniano ancora oggi le due opere datate 2018: La Capra, simbolo di prosperità e L’Ulivo, immagine ricorrente nella sua produzione, metafora di pace. Antropologicamente la capra è un animale dal forte potere simbolico fin dai tempi più remoti, dalla bibbia al medioevo, quando s’identificava con il diavolo ed era rappresentata come essere antropomorfo con le sembianze di caprone; al riscatto storico quando la capra viene considerata animale molto positivo: si narra che le capre, nella tradizione regionale, venissero messe nella stalla per proteggere i cavalli, tanto cari a Ghersi, dalle influenze negative e dal male. Capra spesso sinonimo di successo; addirittura come segnale anticipatore; nell’interpretazione onirica, sognare capre che pascolano è indice di futura ricchezza e prosperità. Nell’iconografia di Ghersi la capra ha un forte valore simbolico anche se decontestualizzata, la sua origine mitologica affonda le radici nel mondo greco: l’animale sacro ad Apollo, il quale spesso assume le sembianze proprio della capra per comunicare con gli uomini. Capra come elemento di tutela della vita domestica rurale. L’ulivo, metafora del mondo arcaico e contadino, archetipo della cultura mediterranea, è universalmente riconosciuto come simbolo di pace: i greci lo consideravano come pianta sacra. Secondo il mito è Atena che lo ha convertito da pianta selvatica a produttiva facilmente coltivabile Nella storia è stato simbolo insigne per uomini illustri, per gli Ebrei simbolo di giustizia e sapienza; nella Bibbia simbolo di riconciliazione e rigenerazione. 

Luigi Ghersi è un artista della verità; non è un artista patinato ma fortemente gestuale, materico ed espressivo e risulta profondamente aulico come pochi. Tenta ancora oggi di dare forma a questa società liquida, decadente, devastata anche dalla leggerezza, dalla velocità, dall’incoscienza, dalla “cultura” dell’immateriale e dall’inciviltà diffusa che possono essere classificate come nuove forme di violenza da combattere. Come egli stesso scrive nei suoi appunti disegnati: “[…]La società industriale genera nevrosi e lacerazioni psichiche ignorabili e che pertanto i simboli che meglio le rappresentano possono essere tratti più del mondo onirico che delle vetrine dei grandi magazzini”.

LUIGI GHERSI_Biografia
Luigi Ghersi nasce a Messina nel 1932. Nel 1955 si diploma all’Istituto d’Arte di Firenze e nel 1956 si laurea in Giurisprudenza a Palermo. Nel 1957 torna a Messina, dove insegna disegno all’istituto d’arte di San Placido Calonerò. Si occupa anche di giornalismo e fonda un giornale locale di opposizione “La Città”. Nel 1960 si trasferisce a Roma, dove segue i corsi liberi di nudo dell’Accademia di Belle Arti. Per una quindicina di anni (dal 1960 al 1975) si divide tra il versante giornalistico (dirigendo giornali come “L’Astrolabio”, “L’Opinione” e “Aut”) e quello artistico. Nel 1974 espone alla Galleria “Due Mondi” diRoma (mostra personale), ottenendo un grande successo. Nel 1975 abbandona il giornalismo scegliendo di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Si sposa con Michela Fazzari e si trasferisce più stabilmente a Messina, dove lavora presso lo studio di Itala. Nel 1982 realizza un dipinto su tela per la Chiesa di San Francesco dei Mercanti a Messina che raffigura “San Francesco che blocca l’avanzata dei barbari”. Nel 1984 gli viene affidata la realizzazione di due grandi pitture murali dell’atrio dell’Aula Magna della Facoltà di Scienze dell’Università di Messina (sede Papardo), che conclude nel 1989. La realizzazione delle due pitture, raffiguranti “La traghettata dello stretto di Circina Circè” e “La battaglia”, è stata preceduta dalla realizzazione di numerosissimi cartoni preparatori (sanguigne e carboncini su carta) custoditi presso la sede centrale dell’Università di Messina (ad oggi solo alcuni di questi disegni sono fruibili al pubblico).

Nel 1986 espone al prestigioso “Centro Olivetti” di Parigi (mostra personale).

Nel 1989 espone al Monte di Pietà di Messina (mostra personale) e sarà presente alla mostra “I Siciliani a Roma” presso il complesso monumentale del San Michele a Roma (mostra collettiva).

Sempre nel 1989 realizza la grande tela dedicata alla strage di Portella della Ginestra presso la Sala Consiliare del Comune di Piana degli Albanesi.

Nel 1990 riceve l’incarico per realizzare un bassorilievo in bronzo “La centauromachia”, da collocarsi nel nuovo Ospedale di Papardo a Messina.

Dal 1991 al 1993 lavora al gruppo di sculture in bronzo «L’Agorà», destinato all’ aereoporto di Palermo. Lo spazio espositivo, progettato dall’ Arch. Bruno de Cola, consta in un
pannello di sfondo, dipinto dallo stesso Ghersi, e da una piattaforma “abitata” dalle sue sculture. L’opera non è attualmente fruibile al pubblico, a causa della nuova destinazione d’uso dei locali aereoportuali.

Dal 1995 al 1996, lavora alle pitture murali della Cappella di Patti, raffiguranti le storie del nuovo e del vecchio Testamento. Tutto lo spazio della Cappella viene progettato dall’artista, compreso l’artare ipogeo. L’opera non è attualmente fruibile al pubblico, a causa della nuova destinazione d’uso della Cappella da ambiente Sacro ad ufficio a tutela dei diritti del malato.

Nel 1996 espone all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid sito a Plaza Mayor (mostra personale).

Nel 1998 riceve il premio “Antonello da Messina” presso Santa Maria degli Angeli a Roma (24 ottobre 1998).

Nel 1999 riceve dall’ “Associazione culturale Artemisia” di Castroreale il premio di pittura per una mostra organizzata nella Chiesa sconsacrata di Santa Marina a Castroreale (11-29
Agosto 1999).

Nel 2000 riceve il premio “Anassilaos” alla sua XII edizione per l’arte figurativa a Reggio Calabria (23 luglio 2000).

Nel 2001 riceve il riconoscimento “Rotary Club di Messina” per la sua attività professionale e artistica (20 novembre 2001).

Nel 2003 gli viene assegnato, come vincitore di concorso internazionale, un monumento in bronzo per l’Università di Reggio Calabria, il «Pegaso», che viene esposto in mostra temporanea a San Ivo alla Sapienza a Roma.

Nel 2004 si trasferisce per una decina di anni stabilmente a Roma, dove lavora presso la casa -studio di via  Cavour.

Nel 2006 realizza presso le “Ciminiere” di Catania un bassorilievo in bronzo dedicato alle vittime del terrorismo. Riceve, grazie all’intervento dell’allora Presidente del Senato Franco Marini, il vitalizio riconosciuto dalla legge Bacchelli per gli italiani di “chiara fama”.

Nel 2008 realizza un cartone in sanguigna raffigurante “La caduta da cavallo di San Paolo”, che è esposto in maniera permanente presso la sagrestia di Santa Maria degli Angeli a Roma.
Nel 2010 gli viene commissionata per lo stadio San Filippo di Messina una scultura in bronzo, “Il maratoneta”.

Nel 2011 gli viene commissionata la riqualificazione Urbana della Piazza di Villa Lina a Messina. Il complesso monumentale, costituito da sculture in vetroresina e in ferro e da un dipinto murale, è stato oggetto di vandalismo locale e non è fruibile al pubblico.

Sempre nel 2011 Vittorio Sgarbi seleziona la tela “Il processo: omaggio a Boris Giuliano ucciso dalla Mafia il 21 luglio 1979” (realizzato tra il 1992 e il 2011) per il padiglione Italia della Biennale di Venezia, intitolato “L’arte non è cosa nostra”.

Nel 2013 ritorna a Messina, dove attualmente lavora nella casa-studio in Via Romagnosi. “Il processo: omaggio a Boris Giuliano ucciso dalla Mafia il 21 luglio 1979” viene esposto alla mostra curata da Sgarbi “Artisti di Sicilia da Pirandello a Iudice”, presso la Tonnara di Favignana (mostra collettiva).

Nel 2014 la mostra viene riproposta nelle sedi di Palazzo Sant’Elia a Palermo e a Castel Ursino a Catania (mostre collettive).

Nel 2015 tre opere sono esposte in mostra permanente alla Galleria Comunale d’arte moderna e contemporanea di Messina sita presso il Palazzo della Cultura “Antonello da Messina”: “Studio per una battaglia”,; “Studio per una figura mitologica con bambina”, e “Interno mitologico (la Maga Circe tra i leoni)”.

Nel 2016 “Il processo: omaggio a Boris Giuliano ucciso dalla Mafia il 21 luglio 1979” viene esposto presso il rettorato dell’Università di Messina, con la collaborazione dell’associazione “Scalinate dell’arte”, in occasione di una giornata dedicata al commissario ucciso dalla mafia. Nello stesso anno Ghersi riceve il premio “Kivanis Messina Nuovo Ionio” presso l’Aula dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti dell’Università degli Studi di Messina (3 dicembre 2016); espone alla mostra “Dietro le quinte: Opere d’arte a confronto” presso
l’oreficeria Cosio di Messina (mostra collettiva).

Nel 2017 espone presso l’associazione “Teste matte” di Messina (mostra personale); viene organizzato in suo onore il “Seminario sulla figura e l’opera di Luigi Ghersi” presso il Palazzo della Cultura “Antonello da Messina” (14 ottobre 2017); viene inaugurata la scultura “Il soldato di Maratona” presso lo Stadio “Franco Scoglio” – San Filippo alla presenza delle autorità locali (15 ottobre 2017); riceve il “Premio Orione 2017” presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Messina (6 dicembre 2017); riceve il “Premio Internazionale Colapesce” presso il Palazzo della Cultura “Antonello da Messina” (14 dicembre 2017).

Luigi Ghersi, dagli anni 60 ad oggi, lavora ininterrottamente tra Messina e Roma, realizzando privatamente numerosissime opere da cavalletto su tela, tavola o carta. Mostre personali e collettive sono state ospitate in grandi città siciliane, italiane ed europee: Messina, Catania, Palermo, Roma, Suzzara, Pistoia, Belluno, Parigi e Madrid. Le sue più importanti opere pubbliche sono conservate a Messina, Palermo e Reggio Calabria. Ad oggi Luigi Ghersi è ancora impegnato in progetti volti a riqualificare culturalmente la città di Messina.