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L’inizio della “Fase 2” da una parte fa tirare un sospiro di sollievo ma dall’altra preoccupa medici, operatori sanitari e cittadini residenti nei comuni del Distretto 28 per il possibile depauperamento del nosocomio barcellonese.

Considerata la presenza del reparto di malattie infettive, l’ospedale “Cutroni Zodda” era stato da subito individuato come presidio per far fronte all’emergenza del nuovo Coronavirus. Una scelta strategica che ha visto la struttura depotenziata di alcuni reparti, quali: dermatologia, cardiologia, chirurgia, neurologia e medicina generale. Con la destinazione a “Centro Covid ” il presidio ospedaliero adesso conta il reparto di malattie infettive, pneumologia, emergenza-urgenza Covid, terapia intensiva e rianimazione con 8 posti letto ancora non messa in funzione. Questo quanto specificato dal consigliere comunale di minoranza Nino Novelli, che insieme al collega Giuseppe Saija, si è fatto portavoce della preoccupazione diffusa in tutti i comuni del comprensorio per il timore che al nosocomio non vengano riattivati i reparti un tempo in funzione.

“Finita l’emergenza bisognerà affrontare e dare assistenza ad un bacino di utenza che necessita di cure ospedaliere, che fino ad oggi sono state limitate a causa del Coronavirus – dichiara Novelli -. Se consideriamo che solo a Barcellona hanno fatto richiesta di bonus alimentari circa il 15% dei cittadini è inevitabile pensare che la crisi economica di queste famiglie possa in determinati casi riversarsi anche sul piano delle rinuncia alle cure mediche. Per questo pensiamo che bisogna prevedere da subito una rimodulazione, o meglio, una integrazione del Covid Hospital con i reparti preesistenti in modo da poter dare assistenza sanitaria a tutti, senza comportare ulteriori costi economici ai cittadini che rischiano di doversi spostare in altri ospedali.” I consiglieri Saija e Novelli del Partito Democratico hanno, dunque, sposato la causa dal personale del “Cutroni Zodda”, che con un documento indirizzato alle autorità sanitarie, politiche regionali e locali, hanno manifestato la necessità di uno sdoppiamento del Covid Hospital con la contestuale revisione del piano di rifunzionalizzazione/conversione del nosocomio barcellonese. “L’evoluzione della pandemia – si legge nella nota del personale sanitario – ha messo ormai in evidenza la necessità di non avere grandi centri Covid ospedalieri, ma più reparti diffusi sul territorio dedicati a tale patologia. La completa trasformazione del nosocomio di Barcellona P.G. in Covid-Hospital, o addirittura in Riabilitazione Polmonare Post-Covid, priverebbe di fatto un territorio di circa 80.000 utenti di una struttura ospedaliera di base e di tutte quelle specialità sanitarie che rappresentano circa il 95% delle patologie urgenti che, attualmente, sono in netto calo quale diretta conseguenza delle restrizioni sociali ma che certamente si ripresenteranno fra qualche giorno”. I firmatari ravvedono quindi la possibilità che si possa provvedere, in tempi rapidi, a sdoppiare l’attuale Covid Hospital in una struttura ospedaliera di base con allegato un eventuale “padiglione Covid”, altresì sede di una già esistente Unità Operativa di Malattie Infettive. “Dunque – si legge ancora – una cosiddetta “zona rossa” dedicata ai pazienti Covid con oltre 30 posti letto, ed una “zona verde” dedicata ai pazienti no-Covid con 80 posti letto, così da poter dare assistenza a tutte le altre patologie per non dover affrontare, al termine della quarantena, una nuova emergenza sanitaria”.

A tutto ciò risponde, intanto, l’assessore Nino Munafò: “Come amministrazione sosteniamo le posizioni espresse dal personale sanitario e dei sindaci del Distretto 28 – dichiara l’assessore Munafò –, ma la rete ospedaliera, seppur mutata per rispondere all’emergenza, non cambierà rispetto al passato. Il presidio ospedaliero è stato trasformato in Covid solo perché aveva il reparto di malattie infettive, ma si tratta di un provvedimento provvisorio che non si dovrebbe tradurre in un depauperamento della struttura”.

Pamela Arena