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Sulla scelta di aderire al piano di riequilibrio finanziario pluriennale la giunta guidata dal sindaco Roberto Materia, ha voluto chiarire alcuni aspetti della questione al centro da mesi del dibattito politico cittadino. 

“Spiace dover registrare che sull’ipotesi di adesione al piano di riequilibrio finanziario pluriennale – si legge nella nota diffusa dall’amministrazione comunale – vengano diffuse notizie non rispondenti al vero e, comunque, non pertinenti con la proposta di delibera trasmessa al Consiglio Comunale.

L’Amministrazione comunale, dopo aver tentato, nel rispetto della legge, di porre in essere tutte le misure necessarie per evitare squilibri di bilancio (accensione mutui per pagamento di debiti fuori bilancio pregressi, etc.), ha dovuto prendere atto della deliberazione della Corte dei conti e della proposta del dirigente dell’ufficio finanziario.
Da diversi anni ormai la Corte evidenzia gravi criticità e il dirigente, previa ricognizione della situazione finanziaria, ha formulato la proposta: l’Amministrazione Comunale, com’è noto, non svolge compiti di gestione e, quindi, non attesta la massa debitoria, questa funzione è svolta dai dirigenti.
Preso atto della situazione di criticità l’Amministrazione, in questo caso competente, avrebbe dovuto scegliere di proporre al Consiglio Comunale il dissesto finanziario dell’Ente o, come previsto dalla legge, l’adesione al Piano di riequilibrio. Ha scelto, come avviene in tutti gli Enti locali d’Italia, di percorrere la via meno gravosa per i cittadini, proponendo al Consiglio Comunale di aderire al Piano di riequilibrio.
Ovviamente, senza alcuna modifica, ha trasmesso al Presidente del Consiglio la relazione dell’Ufficio finanziario.
Spetta al Consiglio Comunale valutare se aderire o meno al nuovo strumento di risanamento finanziario previsto da una legge del 2012.
L’adesione, peraltro, non significherebbe affatto firmare una cambiale in bianco. La legge prevede, a proposito di chi oggi sostiene l’insostenibilità del piano pluriennale, che nei successivi 90 giorni deve essere redatto il Piano di riequilibrio. Soltanto all’esito di questo fondamentale lavoro di ricognizione dei debiti e crediti (compresi quelli latenti), il Consiglio Comunale, richiamato ad esaminare ed eventualmente approvare, potrà svolgere – com’è giusto – tutte le verifiche anche sotto i profili della veridicità dei risultati e della sostenibilità pluriennale.
Se, invece, il Consiglio Comunale, assumendosi la relativa responsabilità, dovesse decidere che non vale la pena di “provare” a rimettere in ordine i conti con la procedura del piano pluriennale, deve essere chiaro a tutti che il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto dovrà necessariamente dichiarare il dissesto finanziario.
Le conseguenze (perché doppie?) sarebbero gravissime e, tuttavia, i cittadini devono sapere che possono essere scongiurate.
Il dissesto finanziario è un istituto, che seppure vigente, non ha consentito nel corso dei decenni (salvo quando era lo Stato a sostenere i necessari mutui) di superare le criticità. E’ l’estrema ratio, dicono gli esperti.
D’altronde, se così non fosse, il Legislatore, non avrebbe introdotto la nuova ipotesi di aderire al Piano di riequilibrio per consentire agli Enti locali in situazione di grave difficoltà finanziaria di poter risolvere gli squilibri con la nuova procedura.
Per questi motivi, l’auspicio dell’Amministrazione è che il Consiglio Comunale valuti, senza ulteriore indugio, con la massima attenzione e senso di responsabilità la situazione finanziaria, rinviando l’esame del contenuto del Piano soltanto dopo la redazione dello stesso che, nel caso di approvazione della proposta di delibera, dovrà avvenire entro 90 giorni.
Solo dopo la stesura del Piano di riequilibrio si potrà valutare la sostenibilità o meno delle misure previste per superare le criticità finanziarie.
Se, invece, qualcuno pensa che rallentando o, peggio, impedendo di scegliere la proposta di adesione al Piano e, quindi, obbligando l’Ente a dichiarare il dissesto, metterebbe in crisi l’Amministrazione, dovrà risponderne ai cittadini. A noi non interessa la politica del tanto peggio tanto meglio”.