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A conferma di quanto annunciato anche dall’Amministrazione Comunale, nella persona dell’Avv. Angelita Pino, le attività culturali sono riprese anche nell’Auditorium del Parco Urbano “Maggiore La Rosa”. La prima organizzazione a beneficiare, con regolare istanza e successiva accettazione, è stata la Rete Nazionale Antiviolenza Frida Kahlo Onlus che ha tenuto un evento proprio all’interno della sala comunale sabato 13 giugno.

Ricordiamo che nelle settimane scorse si era tenuta una partecipata riunione – nel rispetto del distanziamento sociale – nell’Aula consiliare, indetta proprio dall’Assessore alla Cultura Angelita Pino. A presentarsi sono state la maggior parte delle associazioni cittadine, attraverso i propri presidente o delegati. Il confronto era volto proprio a riprendere, nel rispetto delle direttive nazionali e regionali, le attività culturali in città. Tra le organizzazioni presenti vi era anche Frida Onlus.

Proprio sull’input dato dall’Amministrazione a proposito della riapertura di almeno una sala comunale, Frida ha immediatamente fatto richiesta anche in attesa del protocollo operativo redatto dall’Assessore Pino proprio per regolamentare l’uso della Sala.

Abbiamo deciso così di sentire la presidente di Frida Onlus, anche considerando la netta differenza tra quanto visto venerdì 12 giugno, nella piazza adiacente al Parco Urbano “Maggiore La Rosa”, per la presenza di Matteo Salvini, e quanto poi osservato il giorno successivo dentro l’Auditorium che ha accolto poco più di 25 donne che hanno parlato di prevenzione e contrasto della violenza di maschile, temi che rientrano a pieno titolo nella mission di Frida Onlus e del suo Centro Antiviolenza che opera – ricordiamolo – 365 giorni l’anno sul Comune di Barcellona Pozzo di Gotto e su quelli limitrofi del Distretto socio-sanitario D28, anche se vengono accolte donne provenienti anche da Comuni di Distretti differenti.

Francesca Pantè, Presidente di Frida Onlus, perché avete deciso di presentare istanza per riprendere le attività in presenza?

“Il 29 maggio scorso si è svolta una riunione presso l’Aula consiliare, indetta dall’Avv. Angelita Pino, Assessora alla Cultura e alle Pari Opportunità. L’avvocata Daniela Rossi, nostra socia, e l’operatrice Giulia Carmen Fasolo, anch’essa nostra socia, hanno partecipato accogliendo l’invito rivolto a tutte le associazioni presenti di prevedere e programmare la ripresa delle proprie attività. Chiaramente, l’accoglienza delle donne che subiscono o che hanno subito una qualche forma di violenza viene fatta esclusivamente presso la nostra sede, nel setting relazionale e quindi nello spazio adeguato, ma a fianco a questa principale attività (che per noi è uno spazio di libertà e di autonomia che le donne possono finalmente sperimentare) ci occupiamo anche di formazione continua, sempre relativamente ai temi della prevenzione e del contrasto della violenza maschile ma anche dei temi legati alle politiche sociali e di welfare. In tal senso, abbiamo presentato un’istanza e quindi abbiamo potuto usufruire dell’Auditorium del Parco Urbano “Maggiore La Rosa””.

Quindi avete presentato istanza?

“Sì, chiaramente. Prima abbiamo inviato una richiesta formale, su carta intestata, all’indirizzo dell’Assessorato del ramo e poi, quando siamo state contattate, una nostra Socia ha compilato il modello di richiesta presso l’Ufficio di Gabinetto e contestualmente ha sottoscritto un protocollo operativo che è partito proprio sabato 13 giugno”.

Qual è il contenuto del protocollo che avete sottoscritto? Lo avete ritenuto opportuno oppure esagerato?

“Pensiamo innanzitutto che se esistono delle regole, esse vadano rispettate se sono volte a garantire benefici regolari e legittimi. Nel protocollo operativo che abbiamo sottoscritto, composto da 17 articoli, vi sono in realtà delle regole di base per garantire lo svolgimento in sicurezza delle attività culturali che via via, con le dovute accortezze, si intendono riprendere anche adoperando l’Auditorium comunale. Chiaramente, questo in sintesi”.

Avete riscontrato difficoltà? Se sì, come le avete superate e come vi siete organizzate?

“Sinceramente non abbiamo avuto difficoltà. Il modulo per fare richiesta era il solito, ma con l’aggiunta della voce legata al Protocollo. Quest’ultimo è scritto in maniera chiara e inequivocabile. Bastava semplicemente decidere se sottoscriverlo e quindi avviare le nostre attività di informazione, formazione e sensibilizzazione in presenza oppure aspettare. Ritengo, inoltre, che le nostre socie, in particolare Lucia Crisafulli, tra l’altro coordinatrice dell’équipe del Centro Antiviolenza, Giulia Carmen Fasolo, Ionela Ivascu e Maria La Spada abbiano organizzato l’attività in presenza in maniera eccellente, garantendo alle partecipanti la migliore sicurezza possibile”.

A cosa si riferisce esattamente?

“Alla mascherine, al gel disinfettante, alla distanza di sicurezza di almeno un metro, al mantenimento costante della sala aperta per il cambio dell’aria, a pause costanti affinché le partecipanti potessero uscire all’aria aperta nel Parco, aumentare il distanziamento e abbassare la mascherina chirurgica”.

Ritiene che le partecipanti all’attività culturale abbiano avuto difficoltà?

“Ho letto la chat whatsapp del gruppo dove mi è sembrato di leggere soddisfazione su come si sono svolte le diverse azioni. Mi è sembrato, più in particolare, apprezzata la scelta di incontrarsi di nuovo in presenza, seppure con le dovute e necessarie accortezze”.

Nel protocollo viene indicato che è stato necessario dare un invito alle partecipanti… conferma?

“Sì, ma è stato semplice per noi. Una nostra Socia ha creato una lista delle partecipanti e poi un invito singolo per ciascuna con nome, cognome e un QR-code”.

QR-Code…?

“Nel protocollo si fa riferimento esclusivamente ad un invito, nulla di più. Ma noi abbiamo preferito aggiungere nell’invito un codice QR, cioè un codice a barre bidimensionale, a matrice quadrata; avvicinando a esso lo smartphone è possibile aprire una pagina web con l’elenco delle partecipanti e verificare se quel nominativo rientra nel suddetto elenco delle persone invitate”.

Nel protocollo viene indicata la possibilità che vi sia un controllo da parte degli addetti al Comune. Me lo conferma?

“Le posso dire che quando le socie sono arrivate per prepararsi all’accoglienza delle partecipanti, sono state accolte da un custode e dal sig. Maimone, responsabile dell’Autoparco, il quale ha rilevato la temperatura con un termoscanner digitale. Cosa che è stata fatta anche per tutte le altre partecipanti che via via sono arrivate. Dopo qualche minuto è arrivato anche il dirigente, affinché tutto fosse effettuato correttamente e il distanziamento fosse garantito. Preciso che la sala era già predisposta in tal senso, cioè con poche sedie (in base al numero degli inviti) e con il distanziamento dovuto. Oltre al fatto che era evidente che fosse stata sanificata prima del nostro arrivo”.

Mi consenta ancora qualche domanda… La fotografia in cui si può osservare la posizione distanziata delle partecipanti sembra fortemente cozzare con quanto avvenuto il pomeriggio prima, nella piazza adiacente al Parco Urbano. Cosa ne pensa? 

“Immagino lei si riferisca alla “passeggiata” di Matteo Salvini. Beh, effettivamente la fotografia dell’Auditorium sabato mattina e la fotografia della piazza il pomeriggio di venerdì sembrano scattate in due mondi completamente diversi, al di là del giudizio che se ne vuole dare. Ciò che posso dire è che abbiamo firmato un protocollo operativo e quello abbiamo rispettato, in ogni sua parte”.

Ma lei, al di là dell’attività di sabato mattina, si è fatta un’idea sulla presenza di Matteo Salvini a Barcellona, sulle cose che ha detto e sull’assembramento?

“Certo, anche se non ero in piazza a sostenere o a protestare”.

E qual è?

“Matteo Salvini adopera linguaggi, modi, atteggiamenti, teorie che sono lontane anni luce da quelli che appartengono a me come persona e a Frida come associazione. Non vi è alcuna corrispondenza o punto di incontro con chi fa dell’odio sociale l’unica argomentazione. Sui valori non ci può essere alcun equivoco, di alcun tipo, o sei umano o non lo sei. Non esiste una via di mezzo relativamente al rispetto nei confronti della persona, della sua dignità e della sua dimensione. Questo gioco facile ad avere sempre il colpo in canna, al populismo più basso, alle grida al posto della comunicazione… è tutto davvero insopportabile”.

A cosa si riferisce?

“Mi riferisco a tutto l’impianto comunicativo di Matteo Salvini e in particolare a certe affermazioni. Non è una questione partitica, è una questione politica nel senso più ampio del termine. Se perdiamo di vista la legittimazione della persona in quanto tale, non andremo molto lontano, resteremo forse nel nostro personalissimo e chiuso perimetro, piegandoci sempre di più. Potrei già dire che l’arrivo di Salvini, come mancia politica, la dice lunga sulle scelte di alcuni politici del nostro territorio. Posso anche non discutere sulle ideologie, che ognuno abbia pure le sue, ma non è tollerabile – da qualsiasi parte – che si possa accettare che Matteo Salvini, all’indirizzo degli ospiti del centro di accoglienza che erano sul balcone, abbia rivolto quelle parole. Si tratta di una violenza di dimensioni paurose. Con o senza assembramento della piazza, è stato un gioco vergognoso, studiato e calcolato, raccapricciante. Chi, politico o non politico, non ne ha preso le distanze può ritenersi complice. La Sicilia non si lega, non può legarsi a questo sciacallaggio del rispetto dell’altro”.

Anche l’opposizione, che ha usato termini precisi per zittirlo, si è assembrata?

“Sì, si è assembrata. Va da sé che si tratta di un fatto oggettivo, negarlo è da miopi. In questo la sinistra ha dato purtroppo il fianco. Dai video che circolano, perché io non ero presente, ho potuto sentire anche la terminologia adoperata. Zittire l’insulto con un altro insulto è una contraddizione interna, me ne rendo conto, ma forse quel comizio o passeggiata che dir si voglia non andava organizzata o comunque autorizzata. Infine, conceda a me un’ultima osservazione: in Sicilia ci sono mafia e droga, secondo Salvini. Ma per me c’è anche una immensa distesa di persone perbene che ogni giorno mettono in pratica azioni di impegno civile, di sorellanza e fratellanza, lavorano, disseminano. Se vogliamo pensare che la Sicilia sia solo mafia e droga, siamo ciechi sapendo di volerlo essere”.