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Si è tenuto ieri sera, sabato 18 gennaio 2020, presso il Salone Parrocchiale della Basilica di San Sebastiano a Barcellona Pozzo di Gotto un incontro/convegno organizzato dal Rotary Club e dal Lions Club insieme alla Parrocchia di San Sebastiano per commemorare i 25 anni del genocidio del 1994 in Rwanda che fece almeno 800 mila morti, principalmente di etnia Tutsi.

“Le ferite del genocidio guariscono con la fede e la gratitudine” si è aperto con i saluti di Padre Tindaro Iannello, padrone di casa che ha personalmente conosciuto Hormisdas Ndayishimiye, autore del libro “Heritage from Father” che è stato presentato dal giornalista RAI Nicola Alosi. Il Parroco della Basilica ha introdotto la serata evidenziando come sia importante in questi tempi nei quali alcuni si girano dall’altra parte, attenzionare tematiche così importanti.

Ed anche i rappresentanti delle due associazioni cittadine sono intervenuti affermando la medesima cosa sostenuta da Padre Tindaro, a partire dall’Avv. Francesco Giunta che ha portato i saluti del Presidente del Rotary Club Attilio Liga, stasera assente, evidenziando come in tutto il mondo sono stati tanti i genocidi e purtroppo spesso chi doveva agire per far sì che potessero essere evitati non l’ha fatto, chiaro il riferimento all’ONU molto spesso impotente innanzi a simili tragedie. L’Avv. Giunta ha chiuso chiedendosi se Hormisdas Ndayishimiye, che subì il dolore di vedere distrutta la propria famiglia e la propria gente, abbia mai perdonato il mondo, lui cittadino del mondo.

A ciò ha immediatamente risposto l’Ing. Pippo Quattrocchi, Presidente del Lions Club di Barcellona P.G., facendo riferimento a quanto scritto dall’autore del libro proprio in chiusura dello stesso, ovvero che dalla sua esperienza può dire di aver sperimentato una delle Beatitudini del Sermone della Montagna, ovvero “non odiare coloro che gli hanno fatto del male”. Quattrocchi ha poi parlato da cristiano di questi nostri tempi e si è chiesto se veramente ciascuno di noi fa di tutto perché vi sia quella condivisione che fece stare bene anche a Barcellona Pozzo di Gotto questo rwandese che visse per un anno presso i Padri Venturini e che fu aiutato economicamente oltre che moralmente dallo stesso Padre Tindaro per farlo rientrare nel proprio Paese.

A seguire, presentato da Padre Tindaro è intervenuto Nicola Alosi che ha presentato “Heritage from Father”, una toccante testimonianza della sofferenza dalla discriminazione e del genocidio del 1994 contro i tutsi in Rwanda. Testimonianza di amore, compassione e guarigione dopo che i genitori dell’autore, sei fratelli e sorelle furono uccisi nel genocidio. Da grande comunicatore qual è il giornalista RAI, barcellonese, ha narrato il vissuto di questo uomo di Rwanda consapevole dei valori di gratitudine e fede instillati da suo padre fin dalla tenera età. Gli stessi valori che avevano guarito suo padre durante le persecuzioni dei Tutsi negli anni precedenti l’orrore del genocidio del 1994.

L’eredità da padre è anche un resoconto di come la mano salvifica del ricordo gli ha tenuto lontano il bisogno urgente di odio che aveva iniziato a invaderlo, e come lo ha spinto invece a vivere in pace, con se stesso e con il mondo. Ciò è particolarmente vero nel suo stile personale di perdonare i carnefici della sua famiglia e dei suoi parenti, nonostante il loro rifiuto alla propria responsabilità. Hormisdas Ndayishimiye è nato in Rwanda ed è diventato membro della comunità religiosa dei Rogazionisti per quattro anni. Ha studiato filosofia alla Pontificia Università Lateranense di Roma, Italia; Teologia presso l’Istituto di Teologia di San Tommaso a Messina, Italia e Scienze sociali presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma, Italia. Ha perso la maggior parte della sua famiglia durante il genocidio del 1994 quando era in Italia. Sei anni dopo è tornato in Rwanda e ha iniziato a lavorare per l’ospedale universitario a Butare come ufficiale di collegamento e responsabile del servizio sociale. Oggi è un ricercatore indipendente, membro della Global Ethics Network e membro della Peace and Collaborative Development Network. Hormisdas vive a Butare, con sua moglie Marie-Claire e due figli, Davina e Anaïs.

Nicola Alosi nella sua relazione ha toccato anche temi di stretta attualità chiedendosi come l’uomo ha potuto e come può essere creatore e partecipe di genocidi, o della Shoah, o della attuale situazione in Siria o in Libia. Citando il Papa Emerito Benedetto XVI “occorre coniugare fede e ragione, solo così si potrà avere una umanità migliore”. L’evento celebrativo si è poi concluso con la relazione del critico d’arte Nino Sottile Zumbo sul dipinto “Negra Sum Sed Formosa” dell’artista barcellonese Francesco De Francesco esposto in sala e che verrà donato alla Chiesa delle Anime del Purgatorio di Pozzo di Gotto nel corso di un appuntamento ad hoc già programmato per il prossimo 1 febbraio 2020.