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Nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì 8 luglio 2022, nell’elegante location del Foyer del Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, il Dott. Sebastiano Ardita, si è raccontato ed ha raccontato il suo più recente libro dal titolo “Al di sopra della legge, come la mafia comanda dal carcere”.

In apertura Angelica Furnari di Mondadori Store, organizzatrice dell’evento insieme all’Amministrazione comunale, ha tracciato la biografia dell’illustre ospite entrato in magistratura all’età di 25 anni, iniziò come Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, divenendo poi componente della Direzione distrettuale antimafia, ove si è occupato di criminalità organizzata di tipo mafioso, di inchieste per reati contro la pubblica amministrazione e di infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti e forniture. È stato Direttore Generale dell’Ufficio Detenuti, responsabile dell’attuazione del regime 41bis e poi Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina e di Catania. È componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

A questo punto è intervenuta per i saluti istituzionali l’Assessore alla Cultura Viviana Dottore, che ha fortemente voluto questo incontro dopo aver organizzato nelle scorse settimane anche un evento che ha visto protagonista il Dott. Angelo Cavallo, attuale Procuratore di Patti ma per anni nella DDA ad indagare sui ‘fatti barcellonesi’. “In quella circostanza il magistrato incontrò gli studenti nel Teatro, oggi abbiamo l’onore di avere qui con noi lei e le diamo il benvenuto complimentandoci per la sua opera” ha chiuso una emozionata Dottore.

Sebastiano Ardita, prendendo la parola in quello che lo stesso ha definito “il mio prologo a questa serata”, è immediatamente entrato nel cuore del suo vissuto presso il DAP, ovvero il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, ed ha raccontato alcuni aneddoti come ad esempio  il suo arrivo in quei luoghi, la visione di un elenco di vittime, il chiedersi chi fossero. Chiese quanti fossero stati, negli anni, i Direttori Generali dell’Ufficio Detenuti e gli fu detto 15, dei quali 3 morti ed uno suicida. Una media impressionante, e poi, come detto, tanti altri morti ammazzati fra agenti penitenziari, poliziotti, ed altre figure che gravitavano nel mondo delle carceri.

Presenti sul palco in qualità di relatori il Prof. Luigi Chiara dell’Università di Messina ed il Dott. Emanuele Crescenti, Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Palmi, e già Procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto, il quale si è soffermato sul libro e sulla sua funzione divulgativa. Sottolineando l’importanza del 41bis, grave nemico da eliminare, ma che nel libro viene raccontato nei minimi particolari: non ha funzione afflittiva ma mira a creare un muro con l’esterno. Dopo altri temi, come quello tanto dibattuto riguardante il cosiddetto “Ergastolo Ostativo”, Crescenti ha concluso sostenendo che questo è probabilmente il libro più personale dell’autore.

Nel frattempo è arrivato in Foyer il Sindaco della città Avv. Pinuccio Calabrò, il quale, dopo essersi scusato per il ritardo a causa della celebrazione del matrimonio di un collega di studio, rivolto ad Ardita ha affermato: “Grazie Consigliere per essere qui A Barcellona, le do il benvenuto da parte di tutta la città, pur essendo dall’altra parte della barricata in quanto avvocato, lei è una persona che stimo tantissimo e la sua presenza qui è un momento effettivamente importante”.

Il Prof. Luigi Chiara, già presente in città qualche settimana addietro in occasione della creazione dell’Osservatorio Antimafia, (presenti in Foyer Sofia Capizzi e Maria Teresa Collica, anime dello stesso Osservatorio), ha evidenziato come questo nuovo libro di Sebastiano Ardita lo abbia colpito per l’umanità dell’autore che si palesa nell’incontro con alcuni detenuti: “Mi ritorna in mente il film ‘Detenuto in attesa di giudizio’ con Alberto Sordi, che illustrava la brutta situazione nelle carceri degli anni ’70. Il 41bis non si tocca, l’ordinamento penitenziario è qualcosa di complesso, il carcere è un serbatoio per la mafia, e i nuovi giunti hanno davanti a loro tre possibili strade, occorre fare attenzione”.

A tal proposito Angelica Funari ha posto ad Ardita una domanda sul fenomeno delle “porte aperte” nelle carceri ed Ardita ha detto, in premessa, che lo Stato dovrebbe essere un padre severo: “La rieducazione non è un beneficio ma qualcosa di molto difficile, non è ricreazione. L’amministrazione penitenziaria deve gestire ma con umanità, se vai bene ti do qualcosa se vai male te la tolgo ma non ti umilio. L’umanità e l’affettività devono esserci. Penso ad un incontro con un capo mafia, il suo credo era la coerenza nel male, il totem di Cosa Nostra, il mito del male. Sembra un ossimoro ma i mafiosi più intransigenti si ritengono  incorruttibili. Lo Stato deve essere presente, due agenti con 100 detenuti è ovvio che crei problemi e violenze. L’autogestione è assolutamente dannosa e sconsigliabile”.

Viviana Dottore ha poi ripreso la parola narrando della sua prima esperienza con il mondo delle carceri, nello specifico da giovanissimo legale che faceva pratica in uno studio di Barcellona, si recò ad un processo nell’aula bunker di Messina e improvvisamente fu chiamata per nome da una persona che in quel momento si trovava “dall’altra parte”: “È stato un momento molto particolare, che ricordo sempre, mi girai e riconobbi un mio ex compagno di scuola”.

L’incontro è poi proseguito con altre domande del duo Furnari/Dottore ai relatori ed all’autore del libro, Ardita ha ricordato come un esempio importante e positivo nel panorama carcerario sia stato l’ex Opg Madia di Barcellona Pozzo di Gotto diretto magistralmente per anni dal Dott. Nunziante Rosania, anch’egli presente in Foyer. In chiusura vi sono stati alcuni interventi da parte del pubblico come quello di Felice Mancuso, storico rappresentante della sinistra socialista in città che ha gridato a gran voce il suo ‘la legge è uguale per tutti’ chiedendosi se sia così per alcuni giudici. Ha poi chiesto delucidazioni riguardo la riforma Cartabia e sulla questione Ospedali. Nino Costa invece ha raccontato della sua opera di volontariato all’interno del Carcere di Barcellona.

Il Dott. Sebastiano Ardita ha risposto ad entrambi con gran classe, da gran signore, non dando fiato alle polemiche ma invece manifestando rispetto per le affermazioni di entrambi: “Una giustizia giusta è fondamentale per tutti, compresi giudici e magistrati. Mi complimento anche per l’opera di volontariato che viene fatta nelle realtà carcerarie è che è certamente di fondamentale importanza.”

Applausi, firmacopie, foto di rito ed un rinfresco (l’Assessore Dottore ha ringraziato Tul Bar, Bar dello Studente, Fioreria La Palma per gli addobbi nel Foyer ed il Direttore di Sala Piero Maggio) hanno chiuso in bellezza un confronto piacevole e costruttivo che ha visto protagonista un testo importante, ed un autore di grande spessore, Sebastiano Ardita, un uomo dello Stato che dell’umanità fa il proprio punto di forza (abbiamo notato il suo abbraccio alla signora Angela Manca, mamma di Attilio, in apertura di serata) e lo scopriremo leggendo il suo libro ma è soprattutto il modo in cui ha svolto e svolge il proprio lavoro nel quotidiano a dimostrarcelo.