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“La vittoria più schiacciante che si possa conseguire in una terra siffatta è quella di restare uomini liberi e diversi da loro”. Una frase significativa che appartiene al bellissimo libro “I Viceré delle Agromafie”, storia di sbirri, bovini, malarazza, antimafia e mascariamenti, scritto da Luciano Armeli Iapichino e pubblicato da Armenio Editore, presentato lo scorso 22 settembre 2020 a Capo d’Orlando, in provincia di Messina. 

Erano tutti uomini liberi i relatori di questo evento che ha riscosso un notevole successo con la presenza di un pubblico numerosissimo ed attento, sapientemente distanziato (gli organizzatori non hanno lasciato nulla di intentato affinché fossero rispettate al meglio le norme anti Covid-19).

La presentazione si è aperta sulle note del sax del Maestro Alfredo Natoli che con i suoi apprezzati interventi musicali (toccante l’omaggio ad Ennio Morricone) ha donato ancor più atmosfera alla serata, mentre moderatore è stato il giornalista Massimo Scaffidi che nella sua introduzione si è soffermato proprio sul tema del libro di Armeli Iapichino, ovvero sulla mafia dei pascoli nel territorio dei Nebrodi.

Sono seguiti gli interventi appassionati come sempre di due persone che lottano perché vengano ristabilite verità e giustizia riguardo la morte dei propri cari, e parliamo di Mamma Angela Manca, e di Papà Vincenzo Agostino. La prima si è complimentata con l’autore del libro per il coraggio e pur ringraziando per la copiosa presenza di pubblico si è detta dispiaciuta perché questa presentazione non è stata fatta a Piraino, come precedentemente programmato. La signora Manca si è infine augurata di poter essere ancora in vita quando i responsabili della morte violenta di Attilio saranno assicurati alla giustizia. Vincenzo Agostino, papà dell’agente Nino ucciso insieme alla giovane moglie incinta, sta iniziando a vedere i risultati della propria lunghissima lotta anche se sua moglie purtroppo non c’è più. La lunga barba bianca testimonia il tanto tempo trascorso.

Giuseppe Scandurra, Vicepresidente di SOS Impresa, Rete per la Legalità, ha ricordato poi le tante lotte intraprese per far trionfare la legalità sul territorio, il protocollo Antoci, sottolineando inoltre come la mafia uccida anche le coscienze e non solo fisicamente ed eventi come questo sono mal visti da questa gente. Ha infine informato sull’utilissima e recente collaborazione di un imprenditore dei Nebrodi. Pregevole è stata la relazione che è seguita, quella dello scrittore e giornalista del “Sole24Ore” Nino Amadore, il quale si è soffermato proprio sulla vicenda Peppe Antoci, sul fatto che è stata costruita una seconda verità relativamente all’attentato che subì, sui depistaggi di pseudogiornalisti, un secondo attentato all’ex Presidente del Parco dei Nebrodi. Tre le inchieste pubblicate da Amadore che tramite queste ha cercato di far rialzare la testa al proprio territorio di origine pur abitando ormai da tempo a Palermo.

Ultimi due interventi sono stati quelli dell’Avv. Fabio Repici, e l’altro dello stesso Giuseppe Antoci. Il legale ha fatto i complimenti all’autore del libro sostenendo che “Luciano ha voluto supplire al silenzio di alcuni e contrastare le menzogne di altri”. Ha quindi fatto un analitico ed approfondito excursus sulla vicenda dell’attentato ad Antoci parlando di “azione criminosa” da parte di persone che hanno provato a delegittimare quella che altro non era che una vittima. Ha citato il Presidente della Commissione Regionale Antimafia Claudio Fava ed il giornalista Attilio Bolzoni. Ha concluso il proprio intervento dichiarando che lui lotterà sempre affinché prevalga la verità che è unica ed inconfutabile. Molto intenso ed appassionato, a tratti commovente, il momento in cui Giuseppe Antoci ha raccontato con dovizia di particolari le sue battaglie affinché il Parco potesse vivere nella legalità, e i due attentati, il primo fisico il secondo più raffinato e teso ad uccidere la credibilità di chi evidentemente meritava una vendetta così terribile. Antoci ha sostenuto che lotterà sempre per rendere onore al suo grande gruppo di investigatori per lui come fratelli ed in particolare gli scomparsi Tiziano Granata e Calogero Emilio Todaro.

Dulcis in fundo è intervenuto l’autore del libro Luciano Armeli Iapichino, che ha spiegato il perché di questo suo lavoro che sembrava non finire mai per i tanti colpi di scena avvenuti a ripetizione nel corso degli anni. Un libro che richiedeva conoscenze su varie materie, e che ha presentato e documentato minuziosamente uno spaccato di questo ampio territorio a cavallo fra tre provincie che è il Parco dei Nebrodi. Alla fine applausi per l’autore ed i relatori in una serata orlandina di grande importanza e che ha fatto comprendere determinate dinamiche e certi comportamenti. La speranza è che l’evento e anche la lettura del libro di Luciano Armeli Iapichino, che consigliamo ai nostri lettori, possa esser istruttiva per far aprire gli occhi e per stimolare la coscienza civile dei tanti siciliani onesti.