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“Se sai che c’è un delinquente che ha appiccato il fuoco ti viene voglia di sbatterlo in cella e di farlo uscire dopo anni. Se poi ti risulta che questo delinquente alcuni mesi l’anno lavora per la Regione, beh, viene voglia di allungare la permanenza in galera. L’80, il 90 per cento dei forestali è fatto di persone perbene: forse avrebbero bisogno solo di essere più controllati. C’è però una sparuta e pericolosissima minoranza di lavativi, irresponsabili che pensano di continuare a vivere a tempo indeterminato da parassiti”.

Così dichiarava qualche giorno fa in un’intervista a Repubblica, il Presidente della Regione, Nello Musumeci.

La replica di Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia, non si è fatta attendere: “Il Governatore finge di non vedere la regia della criminalità organizzata dietro gli incendi. Se la prenda con i mafiosi o con chi specula sulla gestione del territorio invece di accusare ingiustamente i forestali”.

A parte il fatto che il Governatore ha puntato il dito contro una percentuale minima di forestali definendola “una sparuta e pericolosissima minoranza di lavativi”, ci piacerebbe sapere se e come la gran parte dei forestali siciliani non stabilizzati (la fetta più grande, oltre 9mila persone che lavorano circa 101 giorni l’anno) impieghi il resto del proprio tempo “potenzialmente lavorativo” e se, effettivamente, dietro questi roghi simultanei non ci sia la manina di un vero e proprio “clan” per esercitare indebite pressioni che mirano ad una stabilizzazione definitiva dei precari.

Alludere a una vaga e ipotetica regia della criminalità organizzata dietro gli incendi, fin quando non sarà dimostrata, equivale a ribadire un odioso assioma del quale vorremmo fare a meno: se tutto è mafia, niente è mafia. Hanno dichiarato Tania Pontrelli e Luca Tantino, del Direttivo Regionale di “Diventerà Bellissima”.

Claudio Zarcone