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Invece delle ordinarie aliquote Irpef (la minima è 23%), il 10% sul totale imponibile dell’importo dei canoni è il vero peso fiscale gravante sul locatore, nel caso di opzione per la cosiddetta Cedolare Secca per gli affitti col canone concordato?
Se un contribuente, con un reddito di  36.000 euro e aliquota Irpef media del 28%, optasse per la Cedolare Secca al 10%, risparmierebbe davvero il 18%?
La risposta è no.
Anche se però bisogna aggiungere che la differenza varia in base alla posizione fiscale del contribuente.
In taluni casi, si giunge ad avere un peso fiscale di circa il doppio, rispetto a quello che si penserebbe di poter ottenere con l’utilizzo dell’agevolazione fiscale prevista dalla Cedolare, in quanto non si avrebbe una tassazione al 10% (tassazione apparente) ma al 25% (tassazione reale), come il caso pratico esaminato di un lavoratore con un reddito da lavoro dipendente di 36.000 euro e 2 figli a carico, che affitta un immobile a canone concordato annuo di € 1.800.
Tale situazione si viene a determinare a causa dell’incidenza che l’importo del canone da assoggettare all’imposta sostitutiva della Cedolare Secca ha sulle detrazioni fiscali spettanti al lavoratore. Perché, in realtà, sebbene non rientri nel calcolo del reddito imponibile Irpef del lavoratore (in quanto soggetto ad imposta sostitutiva), l’importo del canone vi rientra al fine della determinazione dell’importo delle detrazioni fiscali spettanti, che diminuiscono al crescere del reddito.
Infatti, il suddetto reddito da lavoro determina un’imposta lorda di 10.000; tuttavia al locatore non viene trattenuto interamente detto importo, in quanto gode delle detrazioni fiscali per un ammontare di 2.300. Per l’effetto del canone ricevuto le detrazioni sul reddito da lavoro passeranno da 2.300 a 2.000, quindi con una maggiore Imposta dovuta di 300.
Tale maggiore esborso (300) sommato all’importo della Cedolare Secca (180) determina, dopo aver anche considerato che l’opzione per la Cedolare Secca esonera dal pagamento dell’Imposta di Registro di 35 annui, una aliquota sull’importo imponibile del canone annuo (1.800) del 25%.
E non del 10%, come si sarebbe portati a credere.

A cura di Luigi Politi