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Una categoria arrabbiata ed avvilita dall’ultima decisione ai fini della prevenzione dal Covid-19. Così alla luce dell’ultimo Dpcm, Confestetica l’unica Associazione della categoria Estetisti, ha citato in giudizio il Governo italiano con procedura d’urgenza e richiesta risarcimento di 175.000.000 euro  con data fissata al T.A.R. del Lazio il 27 gennaio 2021.

Alla base di tutto, come dichiara Piero Laudani, Delegato Regionale Sicilia Confestetica: “L’inspiegabile disparità di trattamento tra la categoria “barbieri e parrucchieri” e “centri estetici” negli ultimi DPCM i quali consentono in “zona rossa” l’apertura dei primi e la chiusura dei secondi.
La sintesi delle motivazioni risiede in primis nel:
1) Danno di immagine per i centri estetici “interpretati” evidentemente dagli “scienziati” del CTS nazionale come luoghi meno sicuri dei saloni di barbieri e parrucchieri quando la tabella nazionale dell’indice di rischio contagio INAIL (non il fantacalcio) classifica i saloni di barbieri e parrucchieri come rischio “medio-alto” e i centri estetici come rischio “medio”, ergo questi ultimi (secondo le tabelle nazionali) luoghi più sicuri dei primi: presto detto che la logica (oltre che la stessa tabella INAIL) considerano il centro estetico luogo adeguato e sicuro di lavoro in cui, oltre al contingentare gli appuntamenti in rapporto uno-a-uno, si eseguono trattamenti in ambienti separati con un rigoroso protocollo anticontagio paragonabile a quello di una sala operatoria e relativo utilizzo di DPI, autoclave e adeguato screening e igienizzazione agli ingressi e alle uscite dell’utenza.
2)In seconda istanza il danno economico per le mancate entrate nei giorni di chiusura forzata che non saranno certo compensate con l’elemosina dei fantomatici ristori!
3)In terza istanza l’ulteriore danno economico e la “consapevolezza” che l’evidente appetibile settore dell’estetica è presente negli stessi saloni di parrucchieri che, secondo la “retrograda” Legge 1/90 (art. 9 comma 2) , “consente ai barbieri e ai parrucchieri, nell’esercizio della loro attività, di avvalersi direttamente di collaboratori familiari e di personale dipendente (il paradosso, ndr), per l’esclusivo svolgimento di prestazioni semplici di manicure e pedicure estetico”, oltre che nelle disparate cabine estetiche presenti in farmacie, parafarmacie e profumerie e negli studi professionali di medicina estetica e fisioterapia che possiedono macchinari come laser a diodo per epilazione definitiva e rimodellamento corpo e ringiovanimento viso che continuano l’esercizio consentito dal DPCM! In questi ultimi casi costoro potranno asserire che essendo sospesa l’attività di estetica sospenderanno contestualmente anche loro questa tipologia di attività, ma solo Dio lo sa!

La nostra non è una guerra di categorie – continua Laudani – (i parrucchieri sono altrettanto e giustamente “incazzati” per la grossa presa in giro della loro “pseudo-apertura” in zona rossa), anche se lo Stato ci sta provando secondo il principio di “Dividi et Impera” ma perde il suo tempo, perché noi nutriamo rispetto e continuiamo a coltivarlo per chiunque, ma lo Stato stesso non ha portato rispetto per la nostra categoria evidenziato soprattutto al punto 1 (bistratta e non appoggiata da alcuna lobby) che ha, a sua volta, sempre e ligiamente fatto il proprio dovere financo senza mai fare uno shatush, una piega, un filler o vendere farmaci all’interno dei nostri Istituti proprio perché, oltre a non essere mestiere nostro, ce lo vieta la legge, la stessa legge “farabutta” che lo permette agli altri che evidentemente sono “affascinati” dal nostro settore e “giustamente” ne approfittano!
La prossima “battaglia” sarà per aggiornare la retrograda Legge 1/90 di cui sopra!
Ci vediamo – conclude – il 27 gennaio al Tar del Lazio caro Governo!”